Farmapiana, la prima linea della guerra al virus - di Frida Nacinovich

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Come in un film di cui siamo tutti inconsapevoli attori, l’Italia vive i primi mesi del 2020 sospesa, sembra di essere in una bolla. Fermare il coranavirus, il covid19, è l’obiettivo che il mondo si è posto. Come in un film ci sono protagonisti, caratteristi e comparse. Però non dura due ore, nemmeno quattro come i kolossal alla ‘Via col vento’, è come le serie su Netflix, la puntata uno la ricordano tutti e l’ultima è attesa con trepidazione, ma non si sa quando andrà in onda.

Se dentro l’Ipercoop di Lastra a Signa le saracinesche sono quasi tutte abbassate, quelle della farmacia e del supermercato sono rimaste aperte. Farmapiana spa è l’azienda che gestisce le farmacie comunali di Campi Bisenzio, Signa, Lastra a Signa, Calenzano e Borgo San Lorenzo, quindi anche il negozio interno al centro commerciale. La dottoressa Merilisa Salvati è d’accordo con le decisioni delle autorità nazionali (e internazionali) che praticamente ci obbligano a restare a casa per fermare l’epidemia, ma lei deve andare a lavoro tutti i giorni, come nulla fosse. “Oddio, come nulla fosse è un’espressione eccessiva. In realtà anche noi farmacisti siamo spaventati, abbiamo paura”.

La prima domanda è quasi obbligata: avete le mascherine, autentico oggetto del desiderio di questi primi mesi del 2020? “Pensa che all’inizio, prima delle ordinanze, non ce le volevano far mettere per non allarmare i clienti”. Ora leggiamo di infermieri, medici e farmacisti contagiati, perché sono stati a stretto contatto con malati, asintomatici o meno. “Era naturale che finisse così. Oggi le indossiamo, ma le forniture sono scarse, non certo in grado di soddisfare la richiesta. Se poi mi chiedi se le mascherine sono quelle regolari, ti rispondo che molte sono poco più che una protezione di stoffa leggera, per giunta a prezzi troppo alti. Per chi deve indossarle otto ore al giorno è un problema, abbiamo bisogno delle monouso adoperate anche da medici e infermieri”.

Tabaccheria e lavanderia chiudono alle sei del pomeriggio, restano aperte farmacia e Coop. “Ma ora è arrivata la notizia di una chiusura domenicale del supermercato - spiega Salvati - per noi dovrebbe essere organizzata un’entrata specifica, da un piccolo corridoio. Nessun contatto con il pubblico ma solo uno sportello”. Chiediamo se, per sua esperienza, gli abituali frequentatori della farmacia si mostrano spaventati, ansiosi, se rispettano le distanze di sicurezza. “Molti non sembrano rendersi conto del pericolo. Non indossano mascherine, spesso si accalcano, ci fanno le richieste più strane, c’è chi viene per acquistare prodotti di profumeria”. Del resto è uno dei pochi posti rimasti aperti, per questo i farmacisti devono anche rispondere alle mille domande che in genere si fanno al medico curante, al proprio dentista, allo specialista che ti ha in cura.

“Sul piano sanitario la chiusura di gran parte del centro commerciale è stata un bene. Il nostro responsabile della sicurezza - sottolinea la sindacalista della Filcams Cgil - aveva subito sollevato il problema del quotidiano affollamento di strutture del genere, ed è arrivata rapidamente la decisione delle autorità. Le mascherine efficaci sono poche, le utilizziamo come un bene prezioso, se finissero sarebbe un vero guaio. Capita che arrivino in farmacia persone febbricitanti, con la tosse, il raffreddore, non si rendono conto che sarebbe molto meglio restare in casa. Più in generale, sono ancora tanti quelli che non riescono ad adattarsi a questa situazione di emergenza. Escono lo stesso, più volte nel corso di una giornata. Dobbiamo essere noi a cercare di convincerli a non uscire, per il loro e per il nostro bene”.

Gli orari di apertura sono rimasti più o meno gli stessi. “Solo domenica scorsa - precisa Salvati - abbiamo aperto nel pomeriggio per garantire un ulteriore servizio ai cittadini”. Naturalmente questo va a discapito di chi lavora, ma questa è una vecchia storia. Mai come in queste settimane le farmacie sono diventate luoghi gettonati, con code che non di rado sono di decine e decine di metri. “Abbiamo un sovraccarico di lavoro, è innegabile. Dietro il bancone siamo in quattro, poi c’è il magazziniere e l’addetta ai cosmetici che però attualmente è in malattia. Ci è impossibile mantenere la distanza di sicurezza di un metro fra collega e collega”.

Per chi lavora in questi strani giorni, guanti e mascherina sono obbligatori. “Avrebbero dovuto esserlo fin dall’inizio dell’epidemia, ma forse qualcuno aveva sottovalutato la situazione. Quasi inutile dirti che siamo in ansia, abbiamo paura di essere contagiati e a nostra volta di contagiare. Non sappiamo chi ci troviamo davanti, lavoriamo in un ambiente piccolo, il problema non sono solo le distanze fra noi ma anche quello di trovare il tempo fra un cliente e l’altro per pulire e sanificare gli ambienti”. Tra gli oggetti del desiderio oltre alle mascherine c’è l’amuchina in gel. “Di amuchina ne abbiamo, siamo stati riforniti, quella è un’azienda seria, i prezzi sono rimasti stabili”. Ci salutiamo con l’augurio di vedere presto la fine del tunnel.

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