La prima manifestazione sindacale a Roma ai tempi del coronavirus - di Mimmo Dieni

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La mattina del 26 maggio, piazza del Campidoglio, da lungo tempo vuota di turisti, passanti e dipendenti comunali a causa del prolungato lockdown per combattere la diffusione del virus Covid-19, si è improvvisamente, nuovamente riempita di gente, di vita, di colori e di rumori. Sulla scalinata della chiesa dell’Aracoeli e sotto il monumento equestre di Marco Aurelio sono apparsi, ben distanziati, con mascherine indossate e bandiere al vento, centinaia di lavoratrici e lavoratori delle mense scolastiche e addetti alle pulizie delle scuole comunali, per quella che è stata la prima manifestazione sindacale in tempi di chiusura sanitaria. Armati di fischietti e della loro rabbia e disperazione, hanno risposto in massa all’appello dei sindacati di categoria di Cgil Cisl Uil.

Natale di Cola, per la segreteria Cgil di Roma e Lazio, ha ben inquadrato, nel suo intervento, la situazione insopportabile nella quale questi lavoratori si venuti a trovare, denunciando il silenzio col quale, da mesi, la sindaca Raggi aveva risposto alle richieste di sicurezza per gli appalti in scadenza. A ciò si era aggiunto il problema che quelli tra di loro che avevano ricevuto gli ammortizzatori sociali (i più “fortunati”...) avevano percepito buste paga irrisorie. Stiamo parlando di operatori e operatrici in molti casi senza salario o che già percepiscono stipendi bassi, e che si sono visti arrivare a casa assegni da 300, 350, 500 euro nelle ipotesi migliori. Assolutamente insufficienti per una vita dignitosa delle loro famiglie. E in più con la completa mancanza di una pur minima sicurezza per il futuro prossimo.

A settembre cosa succederà con l’appalto Global Service per le pulizie, e cosa sarà di quello per le mense scolastiche? Questi lavoratori e queste lavoratrici, paradossalmente considerati “raccomandati” da una certa ideologia populista, chiedono solo di poter lavorare. E’ vero, le scuole sono chiuse, ma quanto bisogno c’è di manutenzione delle stesse scuole o del verde pubblico? Tra l’altro, se non ci fosse stato il lockdown per il virus, avrebbero continuato a lavorare percependo lo stesso stipendio. Allora perché non utilizzarli in altri lavori socialmente necessari?

La sindaca Raggi all’inizio del suo mandato aveva boriosamente dichiarato che non avrebbe trattato coi sindacati, ma direttamente coi lavoratori. Eccola servita. I lavoratori c’erano. Erano lì in piazza e c’erano tutti. A seguito della manifestazione sono iniziate le trattative. Per i dipendenti e le dipendenti delle mense si parla di uno slittamento della durata dell’appalto in essere fino alla fine dell’anno solare in corso, con la pubblicazione del nuovo bando di concorso entro settembre, o eventuale proroga dell’appalto fino a luglio 2021, con garanzia del mantenimento degli stessi livelli occupazionali e salariali.

In merito alla sospensione estiva, sarà suggerito ai Municipi di utilizzare lavoratori e lavoratrici all’interno dei centri estivi. Per i lavoratori delle pulizie c’è la disponibilità dell’amministrazione a riposizionare, a partire dall’8 giugno, tutta la forza lavoro (anche quella con contratti a 8/10 mesi e oggi a zero ore) nel pulimento, igienizzazione e piccola manutenzione delle 537 scuole interessate.

La lotta ha portato alla formulazione di una proposta aperta e finalizzata a trovare soluzioni fino al 31 luglio con la formazione di una newco partecipata, al 51% di proprietà comunale, e l’ingresso dei lavoratori nella newco. Una scatola da riempire con l’assunzione del personale di Roma Multiservizi, ad oggi in forza nell’appalto Global Service.

Le organizzazioni sindacali hanno giudicato le risposte dell’amministrazione in modo solo parzialmente positivo, ritenendo timida ed insoddisfacente la proposta per garantire reddito nei mesi estivi, e hanno ribadito che l’unica strada percorribile, reclamata a gran voce da operatori e delegati di base, è quella della internalizzazione.

“Senza lotta non c’è lavoro e senza lavoro non c’è dignità”, è la parola d’ordine più usata dai lavoratori e dalle lavoratrici in lotta. La trattativa prosegue. La lotta pure.

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