Di mancata sicurezza si continua a morire - di Massimo Balzarini

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L’analisi del dato infortunistico generale e degli eventi Covid mostra un calo generale che lo stesso Inail attribuisce a riduzione dell’attività lavorativa, sebbene lo stesso istituto non faccia mai un’analisi in relazione alle ore effettivamente lavorate. Per contro gli infortuni mortali aumentano, sia a livello nazionale che lombardo. Continuano ad essere più colpiti i settori sanitari e socio-assistenziali, ma il manifatturiero non viene risparmiato.

Su base nazionale i dati indicano che si è passati da 378.671 denunce nei primi sette mesi del 2019 a 288.873 dello stesso periodo del 2020, con una riduzione del -23,7%. Andrebbero analizzati i dati suddivisi per fascia di età per determinare l’incidenza della chiusura delle scuole sul fenomeno, dati ad ora non disponibili.

Per contro le denunce di infortunio in occasione di lavoro registrano un drammatico aumento nel settore della sanità ed assistenza sociale, passando da 15.628 nei primi sette mesi del 2019 a 37.956 nello stesso periodo del 2020 con un aumento del +143%. Anche nel settore agricoltura si registra un aumento: +29,6%.

Gli infortuni con esito mortale registrano un drammatico aumento: a livello nazionale si passa da 599 denunce nei primi 7 mesi del 2019 a 716 dello stesso periodo del 2020, con un aumento del +19,5%. Ancora una volta le denunce di infortunio in occasione di lavoro con esito mortale nel settore della sanità ed assistenza sociale sono passate da 3 nei primi sei mesi del 2019 a 43 nello stesso periodo del 2020 (+1.333%). In raffronto sempre allo stesso periodo, aumenti si registrano anche in agricoltura, passando da un infortunio con esito mortale a 7, nelle industrie alimentari da 6 a 13, e in generale in tutte le attività manifatturiere, da 59 a 74.

Quindi, seguendo l’analisi forse un po’ semplicistica fornita da Inail, il calo dell’attività lavorativa ha comportato un calo degli infortuni nel complesso ma un aumento degli infortuni con esito mortale. Al netto del settore sanitario, che richiede una profonda riflessione e la necessità di trovare risposte adeguate, la sicurezza continua a non essere una priorità, e l’attività lavorativa continua a essere segnata dagli infortuni.

La Lombardia non fa eccezione. I dati semestrali indicano che si è passati da 61.780 denunce nei primi mesi del 2019 a 53.145 dello stesso periodo del 2020, pari a una riduzione del 14,3%, inferiore alla riduzione registrata su scala nazionale del 23,7%. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro nel settore della sanità ed assistenza sociale aumentano da 1.816 nei primi sei mesi del 2019 a 9.163 nello stesso periodo del 2020, +404%.

La Lombardia conferma l’aumento degli infortuni mortali registrati su scala nazionale. Si passa da 88 denunce nei primi 7 mesi del 2019 a 177 dello stesso periodo del 2020, un aumento del +101,1%. Ancora le denunce di infortunio in occasione di lavoro con esito mortale nel settore della sanità ed assistenza sociale sono passate da una nei primi sei mesi del 2019 a 20 nello stesso periodo del 2020. Analogamente per i settori manifatturieri in generale, passando da 17 infortuni mortali a 26.

Le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono 52.209 in Italia, di cui 18.779 in Lombardia, il 36%; quelle con esito mortale sono 303 a livello nazionale (circa quattro casi su dieci decessi denunciati) e 129 nella nostra regione, pari al 42,6%. Se analizziamo il dettaglio disponibile delle denunce Covid-19 per genere nelle provincie lombarde si evidenziano dati molto più pesanti per le donne pari al 72,3%. Questa sommaria analisi conferma il drammatico dato infortunistico, soprattutto per quelli con esito mortale, che colpiscono in particolare alcuni settori e le donne.

Sulle cause, sebbene la pandemia sia stata tanto inaspettata quanto aggressiva, si ripropone il tema della prevenzione sanitaria e più in generale della tutela delle condizioni di salute di lavoratrici e lavoratori. La prevenzione del rischio è un processo complesso che richiede il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, a partire dai lavoratori e dai loro rappresentanti e si estende a tutte le fasi dell’organizzazione del lavoro, essa stessa fattore di rischio.

È necessario interrogarsi sulla efficacia dei protocolli di prevenzione Covid-19, ormai disponibili per i principali settori produttivi e dei servizi, a tre mesi dalla loro emanazione e diffusione, visto il tasso infortunistico. Bisogna capire se sono stati utilizzati come effettivo strumento di prevenzione, anche attraverso i Comitati aziendali e l’efficace coinvolgimento di tutti i soggetti della prevenzione. Più probabilmente - è un’ipotesi da verificare - sono stati esclusivamente un “adempimento burocratico” per dimostrare il rispetto della norma. Si è persa un’ulteriore occasione per la prevenzione efficace del rischio e ripensare ad un’organizzazione del lavoro funzionale, in grado di prevenire l’insorgere di conseguenze psicofisiche sulla salute di lavoratrici e lavoratori.

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