La scomparsa di “Bruna”, un’icona della Resistenza, della democrazia, della lotta delle donne - di Gianfranco Pagliarulo

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Ecosì se n’è andata pure Lidia, in quest’anno disseminato quotidianamente di tragedie. Sì, era anziana. Sì, era malata. Come decine di migliaia di altri falciati dal virus. Come se l’età o la patologia fossero il verdetto di una condanna, o il segno di una colpa. Ma anche questa amarissima scomparsa ci deve interrogare su di un infragilirsi delle coscienze, dove un punto fondativo di civiltà – la pietà – sembra diventato evanescente, superfluo, o addirittura fastidioso.

Pietas: era il sentimento per cui Enea portò con sé il vecchio padre Anchise e i Penati oltre mare verso l’ignoto. Ed è il momento del ricordo di Lidia, il momento in cui una scomparsa diventa presenza, rimane vita vivente che si succede nelle generazioni. E così diventa monumento, in senso etimologico l’atto permanente del ricordare, un monumento per il Paese. Ed ecco la pietà e il rispetto che conservano la traccia di chi c’era prima.

Novarese, viveva a Bolzano. Partigiana della Resistenza, della pace, di quella democrazia in cui libertà ed eguaglianza vanno a braccetto nei fatti e non a chiacchiere, delle donne e dei loro diritti che parlano dei diritti di tutta l’umanità, Lidia Menapace era una bandiera dell’Anpi.Lidia, che rispondeva ad ogni chiamata, come la manifestazione dello scorso anno a Bolzano assieme ad una nuova generazione di cittadini, le sardine, o la presentazione di questo o quel volume, o le tante circostanze in cui era utile la parola o la presenza di chi ha fatto della sua vita una scelta di civiltà.

Lidia, una staffetta combattente, al punto – lei pacifista convinta – di diventare sottotenente. “Sottotenente Bruna”. Lidia laureata col massimo dei voti, primo assessore donna in consiglio provinciale e poi parlamentare. Lidia, cattolica, fra le fondatrici del manifesto. Lidia dirigente dell’Anpi – era del Comitato nazionale -, inquieta e allarmata davanti ai pericoli di una nuova destra acostituzionale e illiberale.

Così, in breve, ciò che rimane a noi. Dai sogni e dalle necessità condivise nascono le comunità. Sogni e necessità, voler essere e dover essere, che erano, sono e saranno dell’Anpi.

“È morto un partigiano nel far la guerra”, dice la canzone di Nuto Revelli. Oggi, a tanti anni di distanza, è morta un’altra partigiana. Nel far la pace.


(Ringraziamo il Presidente dell’Anpi per averci consentito di pubblicare questo ricordo, comparso su www.patriaindipendente.it, quindicinale on line dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia)

©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search