Ricolorare il nostro Paese per ricolorare il mondo - di Stefano Facin

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Riflessioni a partire dalla lotta contro l’inquinamento da Pfas.  

La sentenza di rinvio a giudizio per inquinamento (Pfas) di tutti i manager e le società che in questi decenni hanno gestito la Miteni di Trissino, nel vicentino, ci portano a dire che finalmente qualcosa è cambiato. Per troppo tempo abbiamo dovuto assistere, in questo Paese, a gravi danni all’ambiente e alle persone senza mai poter avere dei colpevoli, delle condanne. Questo risultato si è potuto raggiungere solo attraverso la continua e pressante opera di sensibilizzazione dei lavoratori, dei cittadini, del sindacato e delle associazioni civili.

Abbiamo un Paese che, per il suo territorio, per il suo ambiente, per la sua cultura, storica e contemporanea, può essere tranquillamente annoverato fra le meraviglie del mondo, invidiato da tutti, ma a cui manca la consapevolezza che oggi siamo a un bivio: guardare al futuro o girarsi verso il passato. Scelta complicata, difficile, ma a alla quale si dovrà rispondere avendo il coraggio di dire che così non si può andare avanti. Guardare al futuro con nuovi occhi e con un nuovo spirito, avere la capacità di ridisegnare un nuovo modello di sviluppo, una nuova società che sappia fare della salvaguardia dell’ambiente e della persona la sua linea guida.

Questo preambolo è necessario perché la vicenda Pfas possa essere un vero nuovo inizio, una vera nuova strada da percorrere. Come sindacato ci siamo costituiti parte civile, assieme a molte altre associazioni di lavoratori, cittadini e ambientali, e possiamo con questo rinvio a giudizio essere protagonisti del cambiamento che tutti chiedono. Ma che va avanti lentamente. Serve per questo uno scatto di orgoglio, un balzo in avanti: chiedere che, mentre la magistratura prosegue il suo lavoro, si inizi da subito l’altro percorso, quello legato al risanamento, alle bonifiche, alla tutela della salute. In sintesi alla difesa della nostra vita, presente e futura.

Per fare questo dovremmo chiedere con forza che le varie istituzioni non aspettino la fine dei processi - quella arriverà - ma partano subito a stanziare i fondi, anche a debito, per dare le risposte che quel territorio, la sua gente aspettano.

Anche noi, sindacato generale, dobbiamo accelerare nelle nostre proposte ed elaborazioni, avendo la capacità di aprire un confronto immediato con il tessuto economico di quel territorio, e in generale con tutto il tessuto veneto. Proporre e chiedere un coinvolgimento diretto delle imprese non vuol dire scaricare colpe indirette, come qualcuno potrebbe pensare; vuol dire avere consapevolezza che solo assieme e dentro una visione più ampia si potranno raggiungere obiettivi di salvaguardia e difesa dell’ambiente e delle persone. Potremmo chiamarlo un patto per il domani, per il futuro, slogan molto di moda, ma che ha la capacità di essere compreso da tutti e che dà il senso di quale sia la strada da percorrere.

Allora anche da parte del sindacato cerchiamo di coniugare le nostre elaborazioni e proposte, cerchiamo di essere capaci di spezzare e interrompere l’idea che “ambiente” e “lavoro” siano in competizione, che uno sia contro l’altro. Terreno complicato, scivoloso. Vediamo le contraddizioni presenti in alcune aree del Paese, dove questo ci mette in conflitto nel nostro essere, allo stesso tempo, lavoratori e cittadini, combattuti tra difesa dell’ambiente per noi e i nostri figli e il bisogno del lavoro per garantire una vita dignitosa per sé e per la famiglia. Chiedere all’economia di assumersi una responsabilità per costruire questo nuovo futuro non può essere considerato follia, ma la capacità di capire che il “vecchio mondo” non c’è più e che la richiesta che sempre più arriva dalla maggioranza della popolazione mondiale è quella di un pianeta che permetta a tutti di vivere e guardare al futuro con ottimismo e speranza.

Questa consapevolezza trova sempre maggior spazio nel sentire comune, e oggi possiamo dire che anche all’interno dei “palazzi del potere” qualcosa sta cambiando, non ultima la sentenza del 24 marzo scorso della Corte Costituzionale tedesca, in cui si afferma “il principio, che non può esserci ‘responsabilità intergenerazionale …’, riconoscendo a quelle stesse nuove generazioni la titolarità dei diritti esigibili già da oggi”. Sentenza che apre nuovi scenari nella politica mondiale e nazionale, e dimostra come i tempi siano maturi per iniziare una nuova strada.

Allora facciamo sì che questa drammatica vicenda Pfas, unita con le altre situazioni di degrado ambientale presenti nella nostra regione, possa dare il via a una nuova politica più consapevole di come la messa in sicurezza del tessuto idrogeologico, la bonifica delle aree inquinate, la lotta allo spreco dell’acqua, futuro oro blu, alla ricerca di nuove produzioni più ecosostenibili, sia la base per risanare il Paese, per dare lavoro e sviluppo, e ancora più importante per consegnare ai nostri figli un pianeta migliore. Citando Tolstoj, “dipingi il tuo villaggio e dipingerai il mondo”; oggi serve ricolorare la nostra Italia per poter ridipingere il mondo.

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