Grave ritardo del governo nell’adozione del Piano nazionale Anti-tratta 2021-23 - di Selly Kane

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La tratta e il traffico di esseri umani sono un crimine odioso e una grave violazione dei diritti umani e rappresentano ancora oggi, purtroppo, un fenomeno diffuso in tutto il mondo. In Italia lo sfruttamento, in particolare il grave sfruttamento delle fasce più deboli della popolazione, fra cui i migranti e le migranti, rappresenta una grande questione sociale che deve essere affrontata come tema centrale paradigmatico, poiché l’azione volta a sradicarlo è indice di civiltà e leva per lo sviluppo economico del Paese.

Nel mondo, tra le vittime, il 72% sono donne, mentre il 23% sono minori. Rispetto a questi ultimi dati un recente Rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) “Lavoro minorile - Stime globali 2020, tendenze e percorsi di sviluppo” ha quantificato in 160 milioni i bambini e gli adolescenti, di età tra i 5 e i 17 anni, costretti a lavorare.

Per quanto riguarda lo sfruttamento lavorativo, i comparti maggiormente coinvolti sono l’agricoltura, l’edilizia, la pesca, il lavoro domestico e di cura, ma anche altri. Le vittime sono giovani, donne, migranti, regolari e irregolari, comunitari ed extracomunitari, i quali per superare disagi e difficoltà economiche, spesso in situazioni di presenza “precaria” o addirittura irregolare sul nostro territorio, si vedono costretti ad accettare condizioni di sfruttamento lavorativo unitamente alla mancanza di tutele e garanzie di sicurezza.

Le vittime di tratta prese in carico dal sistema italiano anti-tratta nel 2020 erano 2.040, di cui 716 nuovi casi emersi e presi in carico nel corso dell’anno. Si tratta in prevalenza di donne e ragazze (81,8%), una vittima su venti è minore (105). Finora il sistema anti-tratta, che è attivo in Italia fin dal 2000, ha consentito l’emersione di decine di migliaia di casi di tratta e di grave sfruttamento.

Nel corso di questi venti anni il sistema anti-tratta ha mediamente preso in carico ogni anno mille persone; circa 25mila sono complessivamente entrate nei programmi di assistenza e integrazione sociale; circa 75mila sono entrate in contatto con i servizi e considerate potenziali vittime; circa 400/500mila sono state contattate nell’ambito del lavoro di prossimità (prostituzione, ghetti, sportelli, tangenziali). Il sistema anti-tratta è l’unico a realizzare un’attività strutturata di “outreach” (sensibilizzazione) attraverso le proprie unità di strada, e recentemente ha cooperato con le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, e le Sezioni specializzate dei Tribunali per un’efficace emersione delle situazioni di tratta e sfruttamento nel contesto dei richiedenti asilo.

La pandemia Covid-19 ha acuito le diseguaglianze e colpisce la parte più fragile e povera della popolazione, la lotta allo sfruttamento è essenziale per assicurare a tutte e a tutti condizioni dignitose di lavoro e di vita.

Il 28 marzo 2014 è entrato in vigore il Decreto legislativo 24 del 4 marzo 2014 che recepisce la direttiva 2011/36/Ue, relativa alla prevenzione e alla repressione della tratta di esseri umani e alla protezione delle vittime; nel febbraio 2016 il Consiglio dei ministri ha adottato il Piano d’azione nazionale (2016-2018) contro la tratta degli esseri umani e il grave sfruttamento. Purtroppo, con la crisi di governo di allora, il tavolo di confronto tra Dipartimento Pari Opportunità e terzo settore, enti, e organizzazioni sindacali, non si è più riunito.

Finalmente nello scorso mese di luglio si è avviato il confronto per definire il nuovo Piano nazionale Antitratta 2021-23: un ciclo di incontri in cui i diversi soggetti facenti parte hanno dato loro contributo, tra cui Cgil Cisl Uil attraverso un documento unitario.

Il Piano d’azione non è stato finora adottato dal governo, fatto molto grave, e a pagarne le pesanti conseguenze sono le vittime di tratta, con il rischio di vanificare il grande lavoro fatto in questi anni da enti locali, attori e soggetti impegnati su questa importante questione.

Il contrasto alla tratta e a tutte le forme di sfruttamento deve diventare un tema centrale nell’agenda politica del governo, al pari di altri ambiti relativi ai diritti umani e al contrasto alla criminalità organizzata. È dunque urgente che il governo adotti tutte le misure necessarie per dotarsi di un sistema capace di combattere e prevenire queste odiose violazioni dei diritti umani e di promuovere efficacemente i percorsi di autorealizzazione e inclusione sociale delle persone sfruttate, poiché non si possono mettere in campo politiche di inclusione e lotta alle diseguaglianze efficaci senza partire dai soggetti più vulnerabili della nostra società.

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