Portogallo, una maggioranza assoluta per fare cosa? - di Roberto Musacchio

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I socialisti hanno vinto le elezioni portoghesi conquistando la maggioranza assoluta. Era il risultato che volevano, ma ora si pone loro il più classico dei problemi: che farsene?

Lo spazio dato dai media a un risultato che è in connessione con i desiderata di tanta parte degli establishment, vittoria socialista e sconfitta delle sinistre alternative, non deve e non può eludere qual è la condizione reale del Portogallo. C’è anche un precedente che dovrebbe far riflettere bene Costa, il premier socialista vincitore, ed è quello del suo predecessore Socrates. Questi raggiunse la maggioranza assoluta addirittura con il 45% dei voti. Scese poi al 35% potendo governare solo grazie alla tolleranza delle sinistre radicali, che però si interruppe quando venne intrapresa la strada dell’austerità.

Si andò alle elezioni, e in quella occasione Socrates perse ma la sinistra alternativa anche di più, particolarmente il Bloco de Izquierda, ridotto alla metà dei voti, dal 10 al 5%. La destra socialdemocratica accentuò l’austerità che arrivò a punti parossistici, costringendo addirittura la Corte Costituzionale a porre un freno, sanzionando misure che violavano il diritto del popolo a non subire eccessive restrizioni economiche e sociali. Tali erano i tagli alle pensioni minime già bassissime. Il Portogallo conobbe una stagione di lotte durissime e prolungate.

Le seguenti elezioni politiche videro ancora prima la destra socialdemocratica e dietro i socialisti, ma la grande avanzata delle sinistre radicali consentì un governo socialista con l’appoggio esterno delle sinistre. “Geringonça”, letteralmente pasticcio, fu chiamato l’accordo di convivenza tra un Partito socialista che, pur non avendo più con Costa i connotati liberisti di Socrates, resta nell’alveo del socialismo europeo interno alle logiche di Maastricht, e le due sinistre.

Infatti in Portogallo c’è il Partito comunista, storica forza legata alla storia e alla tradizione, anche se si presenta da tempo alle elezioni in coalizione, Cdu, con i Verdi. E c’è il Bloco di Izquierda, formazione nata dalla riunificazione di forze sessantottine e ora a forte trazione alternativa e femminista. Tra le due realtà non ci sono patti diretti anche se convivono nel gruppo parlamentare europeo, prima Gue e ora The Left, mentre solo il Bloco fa parte del Partito della sinistra europea. Il Pcp ha maggiore radicamento territoriale, amministrativo e sociale. Il Bloco è molto cresciuto nell’opinione e nei movimenti. Sta di fatto che senza quelle lotte, e senza la grande avanzata delle sinistre radicali, i socialisti non sarebbero tornati al governo.

E’ una situazione con qualche attinenza con la Spagna, dove numericamente sono stati decisivi i voti di Unidas Podemos, e politicamente la sua pressione sui socialisti propensi a pasticci, questi sì, con Ciudadanos. Ma mentre in Spagna Unidas Podemos ha scelto l’impegno diretto al governo con un corpo a corpo giornaliero che sembra dare frutti, in Portogallo si è restati al monocolore socialista, prima appoggiato dalle sinistre e, dopo le nuove elezioni, tollerato. Naturalmente accordi programmatici ci sono stati, spesso nella strana forma di bilaterali data le divisioni tra le due formazioni radicali. E hanno riguardato questioni significative come salario minimo e pensioni. Ma bisogna sempre ricordare quale massacro sociale abbia subito il popolo portoghese con l’austerità, e quanto dure siano state le lotte.

Sta di fatto che fra accordi (per le sinistre) non mantenuti, o rispettati sotto le aspettative sui salari, sui dipendenti pubblici e sulle pensioni, questioni non affrontate come dovuto sulla sanità pubblica e sulla ripubblicizzazione dei servizi quali l’elettrico, alla fine le tensioni nella “Geringonça” sono esplose. Una prima volta sui “presupposti” (la finanziaria) dell’anno precedente, con fratture poi composte. Di nuovo nel 2021 per il bilancio di quest’anno, quando Costa, dopo che il Presidente della Repubblica si era pronunciato per un chiarimento elettorale, ha preferito prendere la palla al balzo e, piuttosto che trattare, puntare a fare da solo. Rischioso, certo. Alle amministrative i socialdemocratici avevano conquistato Lisbona. Ma un rischio calcolato, utilizzando al massimo il richiamo al voto utile. Che ha colpito le sinistre radicali.

In realtà i socialdemocratici, la destra storica nella Repubblica, non hanno avuto chance di vittoria, mentre sono cresciuti molto destra radicale e liberali. Costa arriva oltre il 41%, che non è il 45% di Socrates, ma gli dà due seggi di maggioranza assoluta. Ha vinto. Ma resta la domanda: per fare cosa? La storia della Ue dice che i socialisti, dopo il crollo dei comunisti, non hanno prodotto una nuova sinistra ma l’egemonia neoliberale. E che qualcosa cambia quando le sinistre radicali tornano a pesare. Vedremo dunque in Portogallo se Costa avrà vinto una battaglia, ma lui (e il Portogallo) perderanno poi la guerra.

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