Il tempo è arrivato: libertà per Abdullah Öcalan! - di Giovanni Motta

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Arresti. Persecuzioni. Oppressione. Isolamento. Una dura quotidianità alla quale il popolo curdo e suoi sostenitori sono abituati e in questa si sono forgiati. Anche in questi giorni la lotta del popolo curdo deve fronteggiare numerosi attacchi, dei quali l’artefice principale è, come sempre, il presidente turco Erdogan.

Continuano gli arresti e le perquisizioni in Turchia da Istambul a Diyarbakir a danno di giornalisti ed esponenti del Partito Democratico dei Popoli (Hdp), il partito che raccoglie forze di sinistra e filo curde e sul quale grava una richiesta di scioglimento avanti la Corte Costituzionale turca. Le gravi condizioni al limite della disumanità delle carceri turche sono state più volte rimarcate dalla comunità internazionale e nei rapporti del Comitato Europeo per la Prevenzione delle Torture (Cpt).

Sul fronte del Kurdistan Iracheno (Bashur) – da Makhmur a Shengal e Derik - e dell’Amministrazione autonoma Siriana, la Turchia continua a martellare pesantemente con bombardamenti e con l’invio di gruppi paramilitari, ai quali si oppone la strenua difesa delle forze curde. Si segnalano, purtroppo, anche attacchi condotti con gas e armi chimiche, per i quali si è chiesto all’Onu di verificare la natura di tali sostanze tossiche.

A ciò si aggiunga il recente attacco di matrice jihadista pro-Isis, il cui mandante è lo stato turco, al carcere di Sina‘a in Siria, gestito dall’amministrazione curda e ove sono detenuti miliziani Isis, che ha provocato centinaia di vittime prima di essere neutralizzato dalle Forze Democratiche Siriane (Fds).

A fronte di questa continua repressione, il popolo curdo erge come proprio vessillo il pensiero e l’azione politica del proprio leader, il presidente Abdullah Öcalan, detenuto da decenni in continuo isolamento nel carcere fortezza di Imrali in Turchia, a seguito della cospirazione internazionale che condusse al suo arresto avvenuto il 15 febbraio 1999 a Nairobi in Kenya. Con questa condotta lo Stato turco intende silenziare il pensiero di Öcalan, riconosciuto come leader dalla stragrande maggioranza del popolo curdo, e i risultati democratici che sono emersi dalle sue idee. Infatti il Confederalismo democratico introdotto da Abdullah Öcalan ha prodotto il risveglio della società in tutto il Kurdistan. I valori di uguaglianza di genere e di credo per una società democratica ed ecologica rappresentano le fondamenta degli importanti processi di trasformazione democratica fondati sull’autogoverno, come nel caso dell’Amministrazione autonoma della Siria del Nord- Est e dell’autogoverno degli yazidi di Shengal.

 Per la liberazione di Öcalan, la cui storia insieme a quella del popolo curdo si può vedere sul neonato sito www.freeapo.org, lo scorso 12 febbraio si sono tenute due manifestazioni a Roma e a Milano all’insegna del motto “Il tempo della libertà è arrivato”. Le manifestazioni sono state indette dal Comitato “Il momento è arrivato; Liberà per Öcalan”, Uiki – Ufficio d’informazione del Kurdistan in Italia, Rete Kurdistan Italia e la Comunità curda in Italia.

Oltre alla liberazione di Öcalan, le manifestazioni si sono poste come obiettivo la richiesta di rimozione del Pkk dalla lista delle organizzazioni terroristiche anche sulla scorta della recente sentenza della Corte Suprema del Belgio, la quale ha statuito che il Partito dei Lavoratori Curdi (Pkk) non è un’organizzazione terroristica bensì una parte di un conflitto interno allo Stato turco, e questo conflitto non può essere soggetto alle leggi penali turche ma alla legislazione di guerra.

Alle manifestazioni, che hanno visto diverse migliaia di persone scendere in corteo dirette verso San Giovanni a Roma e piazza della Scala avanti la sede del Comune a Milano, hanno aderito partiti (Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, Sinistra Anticapitalista), sindacati (Fiom Cgil, Cub, Cobas), numerose associazioni (Giuristi Democratici, Arci, Assopace Palestina, Cisda), centri sociali e comitati.

Liberare Öcalan significa concedere una prospettiva di libertà e di pace a tutti i popoli del Medio Oriente sotto il segno luminoso della democrazia perché, volendo citare lo stesso presidente Ocalan, per i popoli del Medio Oriente: “La democrazia è necessaria quanto il pane quotidiano. Niente, tranne la democrazia, può rendere felici i popoli, tutto il resto è già stato tentato nella storia. I curdi faranno un favore a sé stessi, ai loro vicini e a tutta l’umanità, se riusciranno a mobilitare per una civiltà democratica in Medio Oriente la loro regione, che ha una posizione chiave strategica, come pure le sue condizioni storiche e sociali” (tratto da “Oltre lo Stato, il Potere e la Violenza” di Abdullah Öcalan).

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