Mondo Convenienza, ma non per chi ci lavora - di Frida Nacinovich

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Quelli di Mondo Convenienza più che depliant pubblicitari sono volumetti, infilati periodicamente nella buca delle lettere delle famiglie italiane per far conoscere tutte le offerte che l’azienda propone. Mobili per il soggiorno, camere da letto, camerette, cucine, divani, sedie, tavoli, e chi più ne ha più ne metta, a prezzi spesso imbattibili. Se la pubblicità è l’anima del commercio, Mondo Convenienza ha un bel vantaggio rispetto ai concorrenti del settore.

In trentacinque anni il piccolo negozio di mobili di Civitavecchia, acquistato dall’ex commesso Giovan Battista Carosi, ha fatto tanta strada. Oggi Mondo Convenienza è una società per azioni, la Mondo Convenienza holding, a capo di una robusta catena della grande distribuzione organizzata di mobili e complementi d’arredo, con punti vendita in tutta la penisola e ora anche in Spagna. Con una spesa tutto sommato accettabile, alla portata delle tasche di molti, si può cambiare la vecchia cucina, la cameretta del figlio che sta crescendo, il soggiorno che può diventare anche uno studiolo per lo smart working. Insomma una piccola Ikea di casa nostra.

Sull’altro piatto della bilancia c’è un’organizzazione interna che non brilla per rispetto dei diritti e delle tutele di chi in Mondo Convenienza lavora. Con i ritagli dei giornali sulle vertenze aperte in questo o quell’altro punto vendita - ce ne sono ben 39 - si potrebbe dare alle stampe un depliant altrettanto corposo di quello pubblicitario che tutti abbiamo sfogliato una volta nella vita. Solo per fare qualche esempio, si va da ‘Pasti e bagno col cronometro, bufera a Mondo Convenienza Milano’, a ‘Lavoratore ripreso per essersi iscritto alla Cgil, è stato di agitazione a Bologna’, passando per ‘Domandare è sconveniente…in Mondo convenienza’, e ‘Città San’Angelo: “Turni massacranti e straordinari”, sciopero a Mondo Convenienza’.

Costantino Loi lavora nel punto vendita di Sassari, dove lo scorso autunno hanno organizzata la prima assemblea sindacale di lavoratrici e lavoratori dalla sua apertura, cinque anni fa. “Il 23 ottobre è diventata una data storica - racconta - Non c’erano mai stati contatti ufficiali con la Filcams Cgil, i dipendenti erano un po’ preoccupati, l’azienda guarda da sempre al sindacato con sospetto”.

Quella di Mondo Convenienza è una realtà di giovani, spesso alla prima esperienza lavorativa. Con i tempi che corrono, la possibilità di ottenere, negli anni, un contratto a tempo indeterminato è una molla potente, che fa digerire anche un’organizzazione del lavoro quantomeno inadeguata. “In precedenza - continua Loi - avevo un contratto a tempo pieno, che però mi impediva di continuare gli studi all’università. Proprio per questo nel 2017 arrivai a Mondo Convenienza, nella speranza che un part time mi avrebbe permesso di preparare gli esami”. Un’illusione.

Alla prova dei fatti Loi riuscirà a riprendere gli studi solo durante la pandemia, messo in cassa integrazione come gran parte del personale. “Quando siamo tornati in presenza, l’esasperata flessibilità di orari mi rendeva impossibile progettare le ore di studio. Ero arrabbiato, trovavo la situazione insopportabile, mi sono rivolto alla Cgil per far valere le mie ragioni. La segretaria Maria Teresa mi ha dato una grandissima mano. Ho scoperto di avere la possibilità di revocare le clausole flessibili ed elastiche in funzione del diritto allo studio”.

Un dipendente, uno studente, riesce ad aprire un varco in quella che sembrava una fortezza inespugnabile. E da quella breccia passeranno poi altre lavoratrici, altri lavoratori che hanno deciso di affidarsi alla Filcams per essere tutelati. “Fare ogni settimana lo stesso orario mi permette di studiare e anche di organizzare la mia vita - sottolinea Loi - Se il mio lavoro ha un pregio, è quello della varietà. Non è mai ripetitivo. Di volta in volta devi progettare cucine, salotti, camere da letto. La gestione del lavoro è invece molto stressante per la continua richiesta di risultati, l’ossessiva attenzione alla performance. Entri in sala relax per un bicchiere d’acqua e trovi la lavagnetta con scritto in euro quanto hai venduto il giorno precedente”.

Nel punto vendita del capoluogo sardo ci sono una quarantina di venditrici e una decina di cassieri. Oggi il trentenne Loi è uno studente modello e anche un bravo sindacalista. “Trenta ore settimanali e tante responsabilità. Qualsiasi errore superi il 5% del valore dell’ordine comporta in automatico una lettera di richiamo. La stanchezza, la confusione, la musica alta in negozio, un qualsiasi problema del programma che usiamo per progettare, non sono considerati attenuanti. Se il cliente si lamenta abbiamo torto noi, a prescindere dai documenti sottoscritti e firmarti. Viviamo con una spada di Damocle sulla testa per poco più di mille euro al mese. Ed io sono uno dei part-time più ricchi...”. Costantino Loi senza l’accentuata flessibilità ha ripreso la sua vita in mano, e se ripensa all’assemblea di fine ottobre gli vengono ancora le lacrime agli occhi per l’emozione. E la soddisfazione.

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