In piazza la Padova del lavoro e della pace - di Enrico Ciligot

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Il primo giugno Padova si è colorata, rosso alla mattina, arcobaleno alla sera. Alle 9,30 nella centrale Piazza Garibaldi si è tenuta un’assemblea pubblica delle delegate e dei delegati della Cgil padovana. L’assemblea si è svolta volutamente in uno spazio aperto, davanti alla cittadinanza, e sono stati invitati istituzioni e associazioni, come parte di un percorso condiviso con tutto il territorio nazionale e che il 18 giugno ci porterà a una importante ed analoga assemblea nazionale a Roma. I temi sono ben noti: “Pace, lavoro, giustizia sociale e democrazia”. Una pace che va rivendicata e ricercata, non alimentata con l’invio di armi.

Se gli Stati Uniti d’America investono in Ucraina le stesse risorse economiche precedentemente impiegate in Afghanistan, se i paesi europei nel 2021 hanno superato i 2mila miliardi di dollari in armamenti (la cifra più alta dal 1949 ad oggi), ciò significa che ci si stava preparando da tempo a questo conflitto.

Sono lontani i tempi in cui Enrico Berlinguer, nel 1980 in un discorso pronunciato nell’aula del Parlamento europeo, indicava la via del disarmo e del negoziato per evitare il ritorno ad una guerra fredda e “salvare l’umanità dalle catastrofi che la minacciano soltanto se saprà trovare un nuovo sistema di cooperazione economica che permetta lo sfruttamento razionale di tutte le risorse della Terra, a cominciare da quella, la più preziosa, dell’intelligenza dei suoi abitanti. La creazione di questo ordine economico universale presuppone disarmo e pace”.

A distanza di quarantadue anni non si è imparato nulla, ancora una volta si alimentano conflitti che amplieranno la distanza tra il nord e il sud del mondo.

La Cgil si è impegnata da subito contro l’invasione russa, a sostegno degli ucraini, della democrazia e del diritto all’autodeterminazione, attraverso aiuti umanitari e progetti di accoglienza. Ma anche per chiedere il cessate il fuoco e costruire la pace attraverso il negoziato.

Nel lungo e appassionato comizio del segretario provinciale Aldo Marturano, sono state evidenziate tutte le criticità che da anni la Cgil chiede di affrontare in maniera seria ai vari governi nazionali e regionali. Cambiare modello di sviluppo, una politica liberista che ha mirato solo al profitto e che ha violentato il nostro ambiente, aumentando diseguaglianze e diffondendo la precarietà, ormai sempre più estrema. Tra i nuovi poveri, molti hanno un contratto a tempo indeterminato, ma retribuzioni che non consentono una qualità di vita decente. Soprattutto non permettono ai giovani che entrano nel mondo del lavoro di sognare un futuro, una vita. Spesso, quando si è precari sul lavoro, si è precari anche nella vita.

Dobbiamo far prevalere la cultura della vita, mettendo al centro la dignità della persona, sulla cultura della morte e del profitto.

La Cgil chiede che il Parlamento approvi una proposta di legge di iniziativa popolare: la Carta universale dei diritti. Proposta di legge che mette al centro il lavoro e la dignità dei lavoratori.

Gli interventi all’assemblea in piazza sono stati numerosi e appassionati, non solo delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche delle associazioni come l’Anpi, l’Udi, la Rete degli Studenti, e anche di varie istituzioni, tra cui lo stesso sindaco di Padova.

Le conclusioni sono state della neosegretaria confederale Francesca Re David, che ha evidenziato come (dati Istat) abbiamo raggiunto un tasso di precarietà mai toccato dal 1977 ad oggi. E su questo si è concentrato il suo intervento, sottolineando l’indissolubilità tra i temi della precarietà, del basso livello degli stipendi, e dei conseguenti effetti sulle pensioni, sia quelle attuali che future.

Lo stesso giorno, alla sera, Padova ha visto un lungo corteo organizzato dalla neonata sigla “Uniti per la Pace”, in cui si ritrovano e riconoscono una ventina di realtà, laiche e religiose, che hanno desiderato fortemente promuovere insieme una manifestazione per chiedere, in particolare, lo stop della guerra in Ucraina e la fine di tutti gli altri conflitti “dimenticati” nel mondo.

Il cammino è stato un viaggio silenzioso per i luoghi della memoria e una riflessione collettiva sulle conseguenze e gli esiti dell’uso degli strumenti bellici, partito proprio dal Tempio che porta il nome della “Pace”. Un tempio che conserva l’ossario di cinquemilaquattrocento soldati e di circa mille vittime civili morte nei primi due conflitti mondiali.

 

Qualche settimana fa, in occasione degli 800 anni dell’Università di Padova, davanti al presidente Mattarella, Emma Ruzzon, in rappresentanza degli studenti affermava: “Quale futuro immaginavate per noi trenta o cinquanta anni fa, noi non siamo il futuro, siamo il presente. Siamo lo specchio di un passato che non ha funzionato”. Emma ha sicuramente ragione, non possiamo ripetere ancora gli stessi errori. Creiamo pace, lavoro dignitoso e giustizia sociale, perché tra cinquanta anni non ci sia un’altra Emma Ruzzon a sbatterci in faccia i nostri fallimenti.

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