Lorenza Carlassare, nel segno della Costituzione - di Silvia Manderino

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Lorenza Carlassare è stata una raffinata e inflessibile giurista, una combattente per i diritti delle persone. Due sono le qualità umane che lego alla sua persona: una donna senza età, capace di vivere in ogni tempo; una donna sostenuta e protetta da una grande passione interiore e da una profonda rettitudine etica. Sono le doti che hanno orientato la sua vita verso la ricerca della giustizia, la comprensione dei diritti e della loro tutela, l’impegno a farne conoscere la natura e la grande forza innovatrice.

Nel 1952, a 21 anni, si è laureata con il massimo dei voti alla facoltà di giurisprudenza di Padova e ha conosciuto subito, suo malgrado, cosa significava combattere per far valere un diritto acquisito con rinunce e sacrifici: ottenuto l’assegno come assistente universitario, le fu tolto appena sposata, perché “una donna sposata non può avere interessi scientifici” (così disse un docente membro della commissione esaminatrice); superò subito il concorso di docente ordinario di diritto costituzionale - prima donna in Italia a ricoprire la carica – ma le fu permesso di esercitare la funzione solo dieci anni dopo il conseguimento della cattedra, perché le leggi in vigore impedivano l’ingresso delle donne nelle funzioni dirigenziali della Pubblica amministrazione; non fu mai eletta giudice della Corte costituzionale, nonostante – riconosciute dal mondo accademico e istituzionale italiano – avesse tutte le qualità per farne parte: fu il mondo politico ad impedirne la nomina perché, si disse in quell’ambiente, “era una donna inaffidabile”. Insomma, era una donna troppo indipendente: il che, per lei che si schermiva quando parlava di sé, costituì un vero complimento alla sua libertà, al suo dovere rendere conto – come spesso diceva – solo a scienza, i suoi studi, e coscienza, la sua fede.

Lorenza Carlassare non si lamentò mai delle ingiustizie subite, seguì sempre con ferma determinazione la strada del costituzionalismo, insegnando ai suoi studenti, con garbo e levità, l’irrinunciabilità dei principi della nostra democrazia, fondati sulla Costituzione repubblicana e antifascista che ha sempre tenacemente difeso. Aveva un modo semplice, persino allegro – pur nella più determinata serietà - nell’esprimere ai convegni pubblici la propria opposizione ai progetti demolitori della Carta, in particolare quello noto come Renzi/Boschi, contro il quale si batté contribuendo alla vittoria del “No” del 4 dicembre 2016 nella battaglia promossa dal Coordinamento Democrazia Costituzionale a cui aderì dalla nascita. (Abbiamo avuto l’onore di averla come relatrice all’iniziativa per il “No” promossa da Lavoro Società a Milano nell’ottobre 2016, ndr).

Usava linguaggio e modalità singolari nello spiegare la Costituzione italiana che chiamava ‘la Carta per il futuro’: qualunque fosse l’interlocutore, uno studente, un cittadino, un collega accademico, si esprimeva con semplicità rendendo vitale ogni istituto giuridico e le sue implicazioni nel sistema costituzionale: era un piacere ascoltarla agli incontri della Scuola di cultura costituzionale dell’Università di Padova che aveva fondato nel 2008 e diretto fino al 2019. “Era un’incantatrice – ha detto Gustavo Zagrebelsky - perché aveva una prosa diretta, niente barocchismi e soprattutto perché chi la ascoltava capiva al volo che credeva in ciò che diceva”.

A pochi giorni dalle elezioni politiche del 25 settembre che si svolgeranno con il ‘Rosatellum’, la peggiore legge elettorale che il Paese abbia avuto, rimane come ferma guida la battaglia di Lorenza Carlassare per una legge elettorale proporzionale. Una legge, ricordava, pienamente nel pensiero della commissione dei 75 dell’Assemblea Costituente, lontani anni luce da maggioranze truccate, da premi, da liste bloccate; una legge che nella Costituzione trova i principi fondanti. Con la proporzionale, diceva, si pone un freno al potere della maggioranza e si influisce per la stabilità del governo: l’obiettivo è la partecipazione dei cittadini perché in una democrazia costituzionale è fondamentale il pluralismo per temperare il principio maggioritario, per assicurare la presenza delle minoranze, per dare voce con rappresentanza a tutte le realtà sociali e politiche del Paese. Ecco perché, diceva, per la tutela del nostro sistema costituzionale non bastano le garanzie giuridiche, occorrono le garanzie politiche date dalla pluralità delle presenze in Parlamento.

In una sua frase è modellata la lineare coerenza della sua vita di giurista, combattente dei diritti: “Io in fondo detesto il potere, amo istintivamente lo Stato di diritto e il costituzionalismo perché avverto che se è vero che il potere è necessario, è comunque importante ostacolarlo, limitarlo, tagliargli le ali”.

Lorenza Carlassare, una donna di grande valore umano, giuridico, politico.

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