Il mondo, la guerra e lo sguardo dalla provincia italiana - di Giorgio Riolo

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Lo spettacolo offerto dalla campagna elettorale in corso in Italia non merita chissà quali commenti. Solo alcune considerazioni. Un tempo si diceva che esiste un “partito unico” delle oligarchie finanziarie dominanti nel mondo. La destra, va da sé, è in questo campo. Ma anche quelle formazioni politiche di centrosinistra, neoliberiste e pro la cosiddetta “globalizzazione”, altro nome della sanzione imperialistica della fine dell’Urss, del socialismo reale e della correlata fine della socialdemocrazia storica europea. Globalizzazione come altro nome dell’imperialismo contemporaneo. A tutto ciò si sono immediatamente accompagnate la fine dei movimenti di liberazione nazionale, e la crisi dei progetti nazionali e popolari delle periferie del mondo.

Dopo il 1989 e il 1991, dominanti e intellettuali al servizio ci assicuravano che la storia era finita. Si dispiegava la ributtante retorica sull’avvio di un’epoca storica di pace, di giustizia, di progresso. Al contrario, abbiamo avuto guerre, vertiginoso aumento delle diseguaglianze, interne e su scala mondiale, uno scenario da incubo sul futuro per molte persone, nel Nord Globale e soprattutto nel Sud Globale. A causa dell’aggravamento delle condizioni materiali di esistenza, con la progressiva cancellazione del welfare e con la potente dinamica di svalorizzazione e di umiliazione del lavoro. Uno scenario da incubo a causa della crisi ecologico-climatica. Lo stato del mondo e lo stato del pianeta correlati. Oggi così intrecciati e così bisognosi di soluzioni urgenti.

Questo breve riepilogo per dire che il teatrino di questa campagna elettorale è veramente misero. Con l’eccezione dei partiti alternativi e antisistema, si fa a gara a chi è più atlantista, a chi presenta il tasso più alto di russofobia, di dileggio di Putin e del suo sistema di potere, di osservanza del dominio Nato e Usa, ecc. A chi invoca il riarmo dell’Italia (oltre alle armi all’Ucraina), a chi invoca l’inasprimento delle sanzioni alla Russia, a chi blatera su democrazia, libertà, diritti umani, “valori occidentali”. La guerra serve sempre a creare diversione di massa, a dirottare le coscienze, a fare propaganda spicciola, ad arruolare e a irreggimentare. “I barbari servono sempre” (allusione all’immortale poesia di Kavafis). Per consentire di non parlare dei veri problemi e dei veri mali, atavici e recenti, della nostra Italia. “Putin ha determinato la caduta del governo Draghi”. “Putin minaccia l’Italia e interferisce sul voto”.

En passant, sembra la descrizione perfetta della vera ingerenza e del vero interventismo Usa dal dopoguerra in avanti, in Italia (e nel mondo). La guerra di Putin è all’origine della crisi energetica, dell’aumento delle bollette, ecc. Ci manca il riferimento alle proverbiali cavallette e i mali nostri sono presto spiegati. Destra, centro e cosiddetta “sinistra” fanno a gara in questa campagna elettorale. Il partito unico atlantista e guerrafondaio. Rimangono le dovute differenze sui diritti civili, sul nazionalismo, sul razzismo, sulla faccia fascista contro migranti e profughi. I tanti mali e i tanti problemi dell’Italia sono così elusi in questo apparente aspro scontro.

È quella che segue una litania. Ma serve a rifarci i fondamentali.

Il lavoro, gli incidenti e le morti sul lavoro, i salari e le pensioni da fame, la povertà, la precarietà, la recente prolungata siccità (e i necessari investimenti e i lavori da fare per prevenire da qui in avanti), la condizione ambientale e i cambiamenti climatici, i lavori da compiersi per prevenire ricorrenti, sicure, puntuali alluvioni, dissesti, frane, la sanità (dopo le promesse sul potenziamento della sanità pubblica, sulla medicina territoriale, sulla prevenzione, sul medico di base), la scuola e l’università, sempre deficitarie, la condizione intollerabile delle carceri italiane, la condizione delle orribili periferie delle grandi città, la condizione delle famiglie e dei soggetti con disagio psichico e psichiatrico (con annesso progressivo smantellamento dei Centri Psicosociali), la condizione dei migranti, la mai risolta questione meridionale. Qui mi fermo. L’elenco è lungo.

I media italiani, con le dovute lodevoli eccezioni, sono impegnati in questa campagna di chiacchiere, di parole in libertà, di finti scontri, di disinformazione e di manipolazione. Gruppi dirigenti politici e mass media coinvolti nella “circolazione delle élite”, nella separatezza di queste élite rispetto al paese reale, soprattutto rispetto alle classi subalterne.

In questo quadro di disorientamento degli strati popolari e del vecchio “ceto medio riflessivo”, il voto a destra è assicurato. E l’antipolitica e l’astensionismo, alimentati anche da quelle élite, da chi la politica e la partecipazione al voto dovrebbe invece nobilitare, si rafforzano sempre più.

Vuoto politico e vuoto culturale in alto e, purtroppo, inerzia sociale, politica e culturale in basso. Sempre con le dovute e lodevoli eccezioni. Le classi dominanti e il capitalismo hanno sempre reagito alle sfide poste dai movimenti democratici e dal movimento operaio, socialista e comunista, spesso concedendo, migliorandosi, ingentilendosi. Ma spesso reagendo anche con il fascismo e con strette reazionarie. La partecipazione democratica e la giustizia sociale costituiscono sempre i “marcatori” dello sviluppo civile.

 

Guerra, Europa, Russia, Usa e Nato. Lo scenario geopolitico e la crisi di egemonia su scala mondiale

 

Rinvio a un articolo recente nel quale ho trattato diffusamente di questi temi a partire dalla vicenda di Patrice Lumumba e dell’eterno colonialismo europeo (vedi in https://www.giorgioriolo.it/articoli-e-saggi.html). Qui faccio solo alcuni accenni.

La scelta pacifista è indiscussa. No alla guerra, sempre. Tuttavia occorre sempre comprendere le dinamiche reali, di come funziona il mondo. Quella in corso è una guerra che Usa e Nato, con i vassalli europei, a proprio danno questi ultimi, hanno costruito negli anni. Con l’espansione della Nato a Est, con l’accelerazione del colpo di stato del 2014 in Ucraina e con la immediata guerra civile contro le popolazioni russofone del Donbass. Dal 2014 a oggi.

La Russia di Putin ha risposto in modo brutale, pensandosi ancora una superpotenza, come ai tempi dell’Urss. Ma è proprio ciò che i guerrafondai volevano. Gli Usa sono a 10mila chilometri di distanza e sono campioni nelle guerre per procura. La guerra deve continuare e non avere una soluzione in una trattativa di pace. La benzina gettata sull’incendio è proprio con l’invio delle armi all’Ucraina. E l’Italia è protagonista in ciò. Anzi l’Italia si riarma con il 2% del Pil, così come voluto da Usa e Nato.

Zelenskj fu eletto nel 2019 a furor di popolo, con il 73% dei voti. Ma questo perché nella sua piattaforma elettorale si diceva apertamente che si sarebbe adoperato per una soluzione pacifica del conflitto nel Donbass e avrebbe proceduto nell’applicazione degli accordi di Minsk II. Una volta eletto presidente, neonazisti, ultranazionalisti e Usa lo hanno bloccato. Ogni suo accenno, nella prima fase di guerra, a sedersi a trattare con la Russia subito fermato da Usa, Regno Unito, Nato. La guerra deve continuare. La guerra serve. Isteria collettiva in Occidente.

La guerra si inscrive nella generale crisi di egemonia degli Usa, in relativo declino da tempo a causa di trasformazioni economiche profonde e l’emergere di contendenti, in primo luogo la Cina. E le continue guerre, dirette o per procura, in tutti questi anni sono la manifestazione della volontà di perpetuarsi come potenza egemone indiscussa e come gendarme e giustiziere mondiali. Occorreva scongiurare il temuto asse Berlino-Mosca ed Europa-Russia. E gli Usa e la Nato hanno ottenuto lo scopo.

Adesso è la volta del cosiddetto asse euroasiatico, con la Russia e la Cina come protagoniste. La “Nato Globale” sancita nel summit di Madrid del giugno scorso ha già indicato la Cina come “minaccia globale”. Si prepara la prossima crociata e la guerra di civiltà di questi paladini della democrazia, della libertà, dei sempiterni “valori occidentali”.

 

Che fare?

Noi siamo necessariamente opposizione qui in Italia, in Europa, in Occidente. Le oligarchie finanziarie italiane e straniere, le élite di cui sopra, non ci vedranno arruolati nelle loro crociate e nelle loro avventure, pur di eludere i problemi reali del pianeta.

Lo scenario futuro è preoccupante. Già in questi prossimi autunno e inverno avremo gravi problemi economici e gravi problemi sociali per lavoratrici e lavoratori a causa della crisi energetica e della crisi economica in generale.

Questi gruppi dirigenti non sono in grado e non vogliono affrontare seriamente la crisi ecologico-climatica. Vedremo un altro teatrino di promesse nella prossima Cop27 a Sharm el-Sheik nel prossimo mese di novembre. Il problema vero è il malsviluppo e il modello di consumo e di sperpero tipici occidentali. Democratici e repubblicani uniti negli Usa, “il livello di vita dell’americano medio non è in discussione, non è contrattabile”. Così in Europa.

La crisi geopolitica su scala mondiale esige che si lavori per un mondo multipolare antiegemonico. Con una ripresa del protagonismo del Sud Globale. Le sfide globali esigono che si lavori per un “soggetto sociale complessivo”.

Nel marzo scorso lavoratrici e lavoratori della Gkn e i giovani di Fridays For Future Italia congiuntamente hanno indetto due giornate di mobilitazione per il lavoro, per la pace, per il clima e per l’ambiente. Un bell’esempio dal forte carattere simbolico.

L’unità nei soggetti sociali quale stimolo per quell’agognata unità politica delle sinistre. Semplicemente autentiche, decenti.

 

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