Elezioni: utile votare. A sinistra, per i nostri valori, per la nostra agenda - di Giacinto Botti

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Il 25 settembre voteremo con una legge antidemocratica che i partiti non hanno saputo e voluto cambiare. Il taglio populista dei parlamentari, al quale ci eravamo opposti, ridurrà ulteriormente la rappresentanza e penalizzerà la coalizione liberal-democratico-progressista, che ha scelto di non formare una coalizione necessaria per impedire lo sfondamento delle destre, soprattutto nei collegi uninominali. Così, la coalizione di destra con un possibile 45% dei voti potrebbe conquistare oltre il 60% dei seggi, con il grave rischio di modifiche costituzionali, senza il ricorso al referendum confermativo. Avremmo una “dittatura della maggioranza” in un Parlamento non rappresentativo. Si consegnerebbe l’Italia alla destra più becera, razzista, oscurantista e regressiva, nemica dei diritti sociali e del progresso civile.

Non ci rassegniamo a questo scenario nero: andremo a votare forti della nostra storia e dei valori della sinistra, sapendo che l’astensione è la protesta di un solo giorno. I nostri riferimenti, come vuole la Costituzione, sono l’antifascismo, il ripudio della guerra, il lavoro, i diritti sociali e civili, la giustizia sociale, la salvaguardia dell’ambiente. La nostra agenda è quella della Cgil, non certo quella bellicista e liberista di Draghi.

Il paese reale è assente dalla campagna elettorale. Eppure siamo dentro un’economia, una democrazia, un’informazione di guerra, in una profonda crisi di sistema, sanitaria, ambientale, sociale e democratica.

Inflazione e recessione devastanti, speculazione sull’energia e sul gas che porterà al razionamento e alla crisi occupazionale, industriale e commerciale, conseguenze del conflitto in Ucraina e delle controproducenti politiche sanzionatorie. Occorre intervenire subito per fermare la guerra. Basta bellicismo, riarmo e invio di armi. Prima di tutto la Pace.

Peseranno nel voto i lunghi anni in cui i vari governi, compreso quello di Draghi, hanno perseguito politiche classiste e liberiste, con al centro il mercato e l’impresa, sostenuti da partiti consociativi e trasformisti, lasciando il mondo del lavoro e le fasce più povere senza voce e rappresentanza politica. Un pezzo di popolo, molta della nostra rappresentanza, non percepisce più la differenza tra destra e sinistra nelle risposte ai propri bisogni e condizioni di vita. Questo, non fantomatiche ingerenze russe, influenzerà il voto e alimenta disillusione e astensionismo delle classi sociali più deboli.

Dopo il voto del 25 settembre non lasceremo certo il vuoto, continueremo a mobilitarci, a lottare per la nostra agenda sociale, per dare rappresentanza e voce al mondo del lavoro, a chi paga il prezzo più alto delle conseguenze della follia della guerra e delle fallimentari politiche liberiste e classiste. La Cgil è e rimane in campo.

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