Svezia: vittoria elettorale dell’estrema destra - di Lorenzo Battisti

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Le elezioni, specie quando vi partecipa un’alta percentuale di popolazione, possono raccontare molto di un paese. Ma non dicono tutto, specie in tempi come quelli attuali, in cui la comunicazione gioca un ruolo predominante rispetto alle forme militanti e associative. Questo vale anche per la Svezia, che presenta tassi di partecipazione più alti rispetto agli altri paesi occidentali: oltre l’84%, peraltro in calo rispetto all’87% del 2018.

I risultati mostrano una Svezia divisa e instabile. Ma anche una Svezia che, come altri paesi d’Europa, vira fortemente a destra, anzi all’estrema destra: il partito dei Democratici Svedesi (Sd), di estrema destra, è infatti il secondo partito di Svezia.

Com’è possibile che il paese di Olof Palme e dello stato sociale socialdemocratico sia arrivato a questi risultati?

Alcuni elementi hanno favorito la crescita di Sd. Sicuramente il forte afflusso di immigrati negli ultimi anni, dall’inizio della guerra siriana, ha colpito la popolazione svedese, specie nei piccoli centri, meno abituati alla diversità religiosa e culturale. Ma forse la cosa che ha creato lo spaesamento necessario perché strati di popolazione si convincessero a prendere in considerazione il voto per Sd è stata la segregazione spaziale dei nuovi arrivati. Questi infatti sono stati raggruppati in alcuni quartieri, sfavoriti e a basso reddito, in cui si sono trovati a competere per i servizi con gli strati bassi della popolazione. Ma anche questo non basta da solo a spiegare la situazione: infatti, il sistema di accoglienza svedese è migliore di quello di altri paesi (per esempio si insegna subito la lingua per permettere di entrare nella società e nel lavoro).

Il fattore determinante per l’avanzata dell’estrema destra sono stati proprio i mezzi di comunicazione, con la loro capacità non tanto di imporre opinioni, quanto di decidere l’agenda: chi controlla la comunicazione (e in Svezia, come in Italia, sono i grandi capitali), ha la possibilità di decidere di cosa si parla, sapendo che un argomento risulterà ostico per una parte, mentre ne faciliterà un’altra.

Il tema principale della campagna elettorale è stato infatti la lotta alle gang criminali giovanili, spesso di stranieri di prima o seconda generazione, che riproducono su scala ridotta le organizzazioni mafiose: controllo del territorio (limitato al proprio quartiere), “tassazione” delle attività commerciali, violenza spesso con armi da fuoco contro le gang rivali o contro chi nel quartiere non accetta il loro potere. Fenomeno non nuovo e frutto della situazione di esclusione sociale ed economica che anche in Svezia si trovano ad affrontare i giovani immigrati. Peraltro il governo a guida socialdemocratica aveva messo in atto metodi innovativi di lotta alle gang, con controlli congiunti tra polizia e agenti fiscali che sequestravano sul posto i beni incompatibili con il reddito dei possessori (auto di lusso, oro, telefonini).

Ma quando il tema principale è quello su cui si fonda il partito di estrema destra, questo non avrà problemi a crescere.

 

Gli errori dei socialdemocratici e l’opposizione della sinistra.

 

Il governo socialdemocratico (S) uscito dalle elezioni del 2018 era un governo di minoranza, composto insieme ai Verdi (G) e al Partito di Centro (C), in chiara funzione antifascista per impedire l’arrivo al governo di Sd. Infatti il C, partito a base agricola con orientamento liberista di centro sinistra, aveva abbandonato il blocco borghese per rifiutare anche solo un appoggio esterno di Sd a un governo. Le politiche portate avanti però sono state estremamente moderate e pro mercato. In particolare la riforma del lavoro (che ha abolito molte tutele tra cui il corrispondente dell’art.18 italiano) e la liberalizzazione degli affitti (che sono inquadrati per legge). La prima ha trovato l’opposizione del sindacato svedese LO, specie delle federazioni più esposte al precariato. In un secondo tempo il sindacato diviso, dietro la spinta delle federazioni riformiste, ha firmato una modifica attenuata del codice del lavoro.

La riforma del mercato degli affitti invece è stata vinta grazie all’opposizione del Partito di Sinistra (V) il cui appoggio esterno era necessario a tenere in piedi il governo. Questo ha anche portato all’apertura del sindacato LO (emanazione del Partito Socialdemocratico, tanto che dei rappresentati siedono nelle reciproche segreterie) verso i militanti di V che hanno cominciato a ricoprire ruoli sindacali. Alcune federazioni hanno anche deciso di non dare il consueto finanziamento elettorale a S. Infine c’è l’adesione alla Nato, votata da tutti i partiti tranne che dalla Sinistra, pur con fortissime divisioni dentro S.

Nonostante questo lavoro politico, la sinistra ha perso 4 parlamentari ed è stata l’estrema destra a crescere.

Il lavoro per il sindacato e per i militanti della sinistra diventerà molto più difficile ma anche molto più importante. Il blocco borghese ha rotto qualsiasi argine rispetto all’estrema destra e, sebbene non consideri ancora una loro partecipazione diretta al governo, non ha alcun problema ad averli nella maggioranza.

©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search