Il Censis racconta l'Italia reale - di Riccardo Chiari

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Dovrebbe essere spiegato nelle scuole e nelle università, e illustrato in ogni occasione pubblica, il 56esimo rapporto del Censis. Una radiografia che mostra l'Italia reale. Quella in cui cresce ancora la povertà, sia assoluta che 'relativa', e aumentano le diseguaglianze e le insicurezze.

Alla paura della pandemia, contrastata con i vaccini ma non domata, si è aggiunta quella di una guerra europea. Ben l’84,5% degli italiani, in particolare i giovani e i laureati, ritiene che follie del genere possano cambiare le loro vite. Il 61% teme che possa scoppiare la Terza guerra mondiale.

L'istituto guidato da Giuseppe De Rita fotografa un paese “entrato nel ciclo del post-populismo“. Piegato e impaurito, ultima fra le nazioni del G20 sul fronte dei salari reali, che rispetto al 2008 hanno perso il 12% del loro valore, 6 punti in meno solo nel 2022 a causa dell'inflazione.

Sono più di 1,9 milioni le famiglie in povertà assoluta, il 7,5% del totale e cioè 5,6 milioni di persone, pari al 9,4% della popolazione, concentrate per il 44,1% nel Mezzogiorno. Un milione in più rispetto al 2019.

Le cause dell'insicurezza non sono i reati, ridotti del 25,4%. Invece per il 46,2% degli italiani la guerra, per il 45,0% la crisi economica, per il 37,7% i virus letali, per il 26,6% l'instabilità dei mercati (dominati dalla speculazione finanziaria, ndr) delle materie prime e dell'energia, e per il 24,5% gli eventi atmosferici catastrofici, sono altrettanti fattori che turbano i sonni.

Infine sono 6,3 milioni i dipendenti con contratto scaduto e non ancora rinnovato, di cui 3,5 milioni nel settore privato e 2,8 nel settore pubblico. Nel privato si contano oltre 4 milioni di lavoratori che non raggiungono una retribuzione annua di 12mila euro, di questi 412mila hanno un contratto a tempo indeterminato a tempo pieno. E nel 2021 sul totale degli occupati il 9,7% era in condizioni di povertà relativa. A quando una insorgenza generalizzata?

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