Israele-Palestina-Europa. Grida e...sussurri - di Alessandra Mecozzi

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In Israele prima del voto i candidati fanno promesse che difficilmente manterranno, come ovunque o quasi, ma tutti esibiscono soprattutto la violenza contro i palestinesi, che in effetti è l’unica promessa sul campo che tutti manterranno: dall’inizio del 2023 i palestinesi uccisi sono 44, più di uno al giorno.

Si levano grida di allarme, sia tra i palestinesi che in Israele. Mentre dalla cosiddetta comunità internazionale istituzionale arrivano sussurri, comunicati: la conferma della soluzione a due Stati, il diritto alla sicurezza di Israele. “Il Parlamento condanna fermamente anche il continuo terrorismo contro Israele, riconosce pienamente le legittime preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza, e il suo diritto a contrastare gli atti di violenza e proteggere la popolazione civile” (comunicato del Parlamento europeo del 14 dicembre scorso).

Un professore di Gaza, Ziad Medoukh, responsabile del dipartimento di Francese dell’Università Al Aqsa, ha scritto una lettera aperta ai mezzi di informazione francesi (pubblicata sul sito Middle East Eye), che va benissimo anche per la maggior parte di quelli italiani, in cui tra l’altro dice: non vi chiedo di essere pro-palestinesi, ma semplicemente di non negare la realtà della Palestina.

“Avete usato con insistenza termini che mostrano il pregiudizio: ‘Attacco terroristico palestinese in una sinagoga a Gerusalemme, escalation di violenza nella regione, violenza senza precedenti, missili palestinesi, risposta dell’esercito israeliano, parte annessa di Gerusalemme, rappresaglie, ecc.’, tutte espressioni che mostrano che siete ampiamente allineati con la narrativa israeliana. Senza dire una sola parola sul massacro israeliano di Jenin del giorno prima, che ha provocato la morte di nove palestinesi, tra cui due bambini e una donna anziana, oltre a decine di feriti, senza contare la distruzione di cinque case e di un circolo sociale...né sui quindici raid israeliani sulla Striscia di Gaza nello stesso giorno, né sulle atroci misure quotidiane dell’occupazione israeliana contro i palestinesi civili”.

Amira Hass sul quotidiano israeliano Haaretz lancia un allarme sulla possibile espulsione di massa dei palestinesi: “Generazioni di israeliani, compresa la maggior parte dei manifestanti di oggi, sono stati addomesticati nel vedere tutti i ‘piccoli’ tipi di espulsione che sono stati sviluppati e attuati come una condizione naturale”. Lo stesso titolo del suo articolo è indicativo: “Per decenni la democrazia degli israeliani è stata una giunta militare per i palestinesi”.

Come riportano media israeliani e palestinesi, le grandissime manifestazioni di gennaio in Israele “per la democrazia” erano ben lontane dall’essere contro l’occupazione! Anzi, c’è chi ha attaccato interventi di palestinesi dicendo di non voler sentire voci arabe, e che l’occupazione non era tema delle manifestazioni per la “democrazia”, che era e deve restare “ebraica”. “Anche parlamentari laburisti considerati progressisti, all’opposizione, hanno votato con questo governo velenoso e distruttivo, per consentire la revoca della cittadinanza dei cittadini palestinesi di Israele”.

Un diverso grido di allarme viene da un altro ebreo israeliano, lo storico e direttore dell’Institute for Holocaust, Genocide, and Memory Studies, professore di storia e studi giudaici alla Università del Massachusetts, Amherst. Denuncia come arma l’uso che viene fatto dell’antisemitismo, e lo definisce un’arma di distrazione di massa: “Questa arma dell’antisemitismo è usata contro individui, accademici, giornalisti, professionisti e organizzazioni per i diritti umani che osano sostenere pari diritti nazionali, politici, legali e civili per i palestinesi, o fornire rapporti basati su prove sulle violazioni dei diritti umani nei territori occupati, Territori palestinesi”.

Come nel caso del rapporto di Amnesty International sull’Apartheid di febbraio 2022; e il rapporto di Francesca Albanese alle Nazioni Unite nel settembre 2022, nonché in generale la sua attività di Special Rapporteur sulla situazione dei diritti umani nei territori occupati: “Le accuse di antisemitismo a questo proposito fanno parte di una chiara strategia: farci impantanare in discussioni sul fatto che certe parole e espressioni idiomatiche siano o meno antisemite … Lo scopo di usare come arma l’antisemitismo è la distrazione: evitare di parlare di come i palestinesi vivono la loro vita sotto l’occupazione e parlare invece del vittimismo ebraico”.

Nel triste quadro di indifferenza e ipocrisia dei governi europei nei confronti dei palestinesi, un gesto di coerenza arriva dalla sindaca di Barcellona, Ada Colau, che ha sospeso le relazioni con il governo Netanyahu e il venticinquennale gemellaggio con Tel Aviv, perché il governo di Israele pratica da decenni “violazioni sistematiche dei diritti umani” senza rispettare le risoluzioni e i dettami delle Nazioni Unite.

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