Open Arms: la straordinaria attività umanitaria nel Mar Mediterraneo - di Angelo Leo

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In questi ultimi anni salvati 65mila naufraghi.

Lo scorso 2 marzo Francesca Loupakis, una esile donna coraggio, ha fatto emozionare l’intera saletta del Comune di Brindisi - città che il 7 marzo 1991 aveva accolto ed ospitato 25mila albanesi - in occasione dell’incontro pubblico “Umanità nel Mediterraneo”. Presenti il sindaco Riccardo Rossi, il segretario della Cgil, Antonio Macchia, Tea Sisto dell’Anpi che ha coordinato i lavori, Loupakis ha donato ai presenti un’occasione unica per avere le idee chiare sui migranti, sugli scafisti, sui regimi criminali come quello libico (e non solo) che riempiamo di centinia di milioni di euro per torturare, stuprare, assassinare e fare annegare nel più grande cimitero del mondo - il Mediterraneo - uomini, donne e bambini che fuggono dalla guerra, dalla miseria, nella speranza di una vita degna di essere vissuta.

Open Arms è una associazione non governativa catalana, fondata ad ottobre 2015, con il compito di operare nel Mediterraneo centrale per salvare le persone che fuggono da guerra e fame. La sua attività non viene sostenuta da fonti governative né pubbliche. Con i propri mezzi la Ong porta soccorso in mare alle imbarcazioni alla deriva per salvare i naufraghi e farli sbarcare in sicurezza. Dispongono di un ospedale con 26 posti letto. Gli equipaggi sono composti da normali cittadini che esercitano senza scopo di lucro l’attività di volontariato, a sostegno di chi ne ha bisogno.

Con grande forza d’animo e serenità Francesca Loupakis - una volontaria che utilizza le ferie, come tutti i suoi compagni e compagne, per salire a bordo delle imbarcazioni della Open Arms e fare quello che i governi non fanno, cioè salvare gli esseri umani dalla morte per annegamento e fame - ci ha narrato, e mostrato anche con filmati, la tragedia che si sta consumando nel Mediterraneo.

I cosiddetti “clandestini”, migranti o profughi, sono taglieggiati dalle organizzazioni criminali perché non trovano vie di accesso regolari. A Cutro, nei giorni scorsi, interi nuclei familiari fuggiti dall’Afghanistan, dalla Siria, e da altri paesi in guerra sono annegati per il mancato soccorso da parte di un paese come l’Italia, che continua a trattare queste persone come criminali mentre invece fuggono dalla guerra, dalla miseria, in cerca di una vita dignitosa in Italia o nel resto d’Europa, dove spesso trovano ospitalità da parenti già residenti.

I pochi che a Cutro si sono salvati lo debbono ai volontari, che si sono lanciati generosamente in mare, a rischio della propria vita. Il governo italiano ha condannato a morte, a due passi dalla salvezza, bambini, donne, e uomini, non facendo intervenire i mezzi dello Stato, o meglio inviando motovedette della Guardia di Finanza in funzione di polizia, invece che navi della Guardia Costiera in funzione di ricerca e soccorso.

Le finte lacrime davanti alle bare allineate sono pura ipocrisia. D’altra parte, il punto di vista dell’attuale governo si racchiude nelle sconcertanti, arroganti dichiarazioni del ministro Piantedosi. Ministro che si sarebbe già dovuto dimettere, ed è invece ancora irremovibile al suo posto di comando, nel silenzio della primo ministro Meloni e con la complicità del suo padrino politico Salvini, corresponsabile del mancato invio della Guardia Costiera.

Nessuna televisione o organo di stampa, ci ha spiegato Francesca Loupakis, ci racconta della persecuzione a suon di salatissime multe che subiscono le imbarcazioni di Open Arms, come quelle delle altre Ong, con l’intento di impedirne la navigazione. Compresa l’assegnazione del porto di sbarco distante da mille a duemila miglia marine dalla zona di soccorso, costringendo così i naufraghi, già in gravissime condizioni psicofisiche, a numerosi giorni di navigazione aggiuntiva, e allontanando le navi umanitarie dalle zone di mare dove possono prestare il necessario soccorso.

Presenti all’iniziativa anche gli studenti di un liceo cittadino, che hanno potuto vedere e sentire la verità sulla accoglienza ai profughi. A partire dalla demistificazione sulla quantità degli arrivi. Se dall’Ucraina aggredita dalla Russia sono fuggiti in poche settimane diversi milioni di persone e l’Italia ne ha accolte oltre 170mila in pochi mesi, i cosiddetti “sbarchi” – dopo il picco del 2016 – negli ultimi anni sono stati costantemente inferiori alle centomila unità. Quindi la tanta strombazzata “invasione” da parte dei migranti rimane solamente becera propaganda politica, amplificata da un sistema mediatico compiacente e poco incline alla verifica dei fatti.

Alla luce dell’incontro di Brindisi, Open Arms e le altre Ong di ricerca e soccorso, con i loro coraggiosi donne e uomini che hanno prodotto documentari e testimonianze di grande autenticità, dovrebbero entrare in tutte le scuole, le associazioni culturali e le istituzioni del nostro paese, per informare e sensibilizzare un’opinione pubblica che, nonostante tutto, si dimostra spesso più lungimirante, accogliente e solidale di molti politici che si succedono al governo.

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