A novembre, alla notizia della scomparsa di Francesco Giacomelli, contattai Valter. Fu lui ad accompagnarmi, con sua moglie Sonia, alle esequie. Gli chiesi di scrivere una commemorazione di Francesco, che abbiamo pubblicato su Sinistra Sindacale. Un mese dopo lo chiamai di nuovo, stavolta per chiedergli di scrivere un pezzo per ricordare Floriano Frosetti, che per lui e per Marco Vettori, altro quadro storico della Breda, era stato il padre politico. Mai avrei pensato a così poco tempo di distanza di essere io, stavolta, a mettermi alla tastiera per ricordare lui.
Ero al congresso nazionale Cgil a Rimini quando un compagno di Pistoia mi ha telefonato per darmi la notizia. Lì per lì non ho nemmeno realizzato bene quel che era accaduto. Valter Bartolini, 65 anni, era ricoverato in ospedale per una operazione. Se ne è andato così all’improvviso, lasciando la moglie e compagna Sonia, i figli Antonio e Irene e i tre nipoti a cui era legatissimo.
Valter era entrato in Breda nel 1979, e si iscrisse subito alla Cgil. In Cgil è stato dirigente, prima in Fiom, poi in Confederazione, e sempre in Cgil ha lavorato fino al giorno della pensione. In seguito è stato volontario della Croce Verde di Pistoia, di cui ha ricoperto anche la carica di presidente.
Vi racconterò Valter con le sue parole, quelle usate nel suo pezzo di Sinistra Sindacale, per ricordare Floriano. Parlando di Frosetti, Valter scriveva: “(…) ci conoscevamo appena, prima che io entrassi in fabbrica nel 1979, avendo frequentato la Flm che ospitava il ‘comitato per l’occupazione giovanile’ di cui facevo parte. Appena terminato il corso di formazione e assunto in pianta stabile, Floriano mi venne a trovare e mi chiese di impegnarmi subito e di candidarmi, alla prima occasione, nel Consiglio di fabbrica. Così e stato e non ci siamo più ‘separati’ per molti anni. Nel 1991 scegliemmo insieme di sostenere la tesi Cossutta nel congresso di scioglimento del Pci, e successivamente di promuovere la costituzione a Pistoia di Rifondazione Comunista, così come di sostenere la tesi ‘Essere sindacato’ nel congresso della Cgil, insieme agli altri ‘cresciuti’ alla scuola del Frosetti. Fu una dura battaglia ma la vincemmo, anche alla Breda dove pure era concentrato gran parte dello stato maggiore del Pci. Così io, che facevo già parte della segreteria della Fiom ma in fabbrica, fui distaccato a tempo pieno e chiamato ad affiancare Floriano per poi succedergli quando - ormai eravamo diventati quelli di ‘Alternativa sindacale’ - nel 1994 Floriano accettò di candidarsi a sindaco di Pistoia nelle file di Rifondazione”. Aggiungo, per dovere di completezza, che Valter prima di aderire al Pci era stato militante del Mls, Movimento Lavoratori per il Socialismo.
Bartolini fu delegato aziendale della Fiom in Breda, divenne poi segretario generale Fiom di Pistoia, fu poi eletto nella segreteria confederale della Cgil provinciale ed infine membro anche della struttura regionale della Cgil. Una volta in pensione, sempre iscritto alla Cgil, continuò il suo impegno sociale come volontario e poi presidente della Croce Verde. All’ultimo congresso, a dicembre scorso, era stato eletto nell’Assemblea generale Cgil di Pistoia.
Valter è stato con noi sempre, da Essere sindacato a Lavoro Società, sempre partecipe alle discussioni e alle iniziative, sempre disponibile verso tutte le compagne e i compagni con cui ha lavorato prima in categoria, poi in confederazione. Determinato nelle scelte politiche, ma straordinariamente attento agli altri, militante di grande serietà, ma anche fraterno e solidale anche nel servizio alla festa della Cgil pistoiese. Con chiunque parlerete, vi ricorderà la sua mitezza e il suo sguardo simile a quello di un gatto sornione, ma anche straordinariamente disarmante per dolcezza, con quel sigaro sempre fra i denti.
La sua famiglia con le gioie e i dolori della vita quotidiana è stata parte decisiva della sua vita. Ha lasciato un vuoto incolmabile.
Salutando Francesco, Valter scriveva: “ ‘Un altro mondo è possibile’ era una frase che ci ripetevi spesso. Non hai avuto il tempo di vederlo realizzare, né temo accadrà a noi”. Ma, nonostante quelle parole, Valter non ha mai perso la fiducia nella prospettiva di una trasformazione sociale che non aveva mai vissuto egoisticamente per sé, ma per i suoi e i nostri figli; direi, se non apparisse retorico, per l’umanità intera, che Valter amava.
La morte di Valter, avremmo detto una volta, pesa più del monte Thai.