La Finlandia entra nella Nato e si sposta a destra - di Franco Ferrari

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Le trattative per la formazione del nuovo governo finlandese sono ancora in corso e probabilmente non saranno brevi. Le elezioni hanno segnato la sconfitta della coalizione di centro-sinistra uscente, guidata dalla socialdemocratica Sanna Marin che ha già annunciato il suo ritiro dalla guida del partito. Le previsioni della stampa di Helsinki continuano a ritenere più probabile un governo di centro-destra fondato sull’asse tra i conservatori di Petteri Orpo e l’estrema destra populista del Partito dei Finlandesi, guidato da Rikka Purra, che è stata la candidata più votata in assoluto, sopravanzando nettamente anche la Marin.

Il Partito della coalizione nazionale (questo il nome ufficiale della formazione guidata da Orpo), risultato primo con 48 seggi, ha centrato la campagna elettorale soprattutto sulla denuncia delle politiche finanziarie del governo uscente, considerate troppo dispendiose. Ma la destra tradizionale ha anche potuto rivendicare di essere l’unico partito a sostenere da vent’anni l’adesione della Finlandia alla Nato. Il partito prevede l’applicazione di una politica di tagli già quantificati in almeno 6 miliardi di euro.

L’estrema destra del Partito dei Finlandesi, che ha raggiunto il suo massimo storico e ha ottenuto 46 seggi sorpassando i socialdemocratici, ha puntato sui tipici argomenti di queste formazioni: allarmi sulla sicurezza dei cittadini e polemiche anti-immigrati. In politica estera ha invece effettuato una svolta filo-Nato, che oggi la rende un alleato più accettabile nel nuovo contesto internazionale.

I conservatori hanno inviato alle altre forze politiche una lista di proposte, e sulla base delle risposte si orienteranno nella formazione del prossimo governo. Non si può ancora escludere una intesa trasversale con il Partito Socialdemocratico. Quest’ultimo ha unito un moderato spostamento a sinistra nelle politiche economiche e sociali con una adesione totalmente acritica all’ingresso nella Nato e alle politiche di guerra più oltranziste sull’Ucraina. Qualche timida critica è stata rivolta alla Marin per aver partecipato ai funerali di Dmytro Kotsiubalo, comandante delle formazioni militari collegate alla formazione politica di estrema destra ucraina “Pravyi Sektor”.

La rottura con la tradizionale collocazione di neutralità della Finlandia non ha trovato a livello politico alcuna vera opposizione. Solo 7 parlamentari hanno votato contro e anche l’Alleanza di Sinistra ha sollevato solo qualche obiezione procedurale, lasciando la possibilità ai propri parlamentari di esprimere l’eventuale contrarietà.

Gli alleati di governo della socialdemocrazia (Sinistra, Verdi, Centro) sono tutti usciti con le ossa rotte dalle elezioni. La leader dei Verdi ha già annunciato il proprio ritiro. Per quanto riguarda l’Alleanza di Sinistra non è escluso un cambio al vertice. Il risultato negativo è stato inaspettato, dato che i sondaggi sembravano piuttosto favorevoli. Quasi certamente ha pesato il “voto tattico”, che ha spostato elettori all’ultimo momento verso le liste socialdemocratiche. Il voto utile, come spesso succede, non si è rivelato poi molto utile, dato che, per effetto del sistema elettorale finlandese che non prevede il recupero dei resti, ha amplificato in termini di seggi la sconfitta dell’Alleanza di Sinistra, regalando deputati alla destra.

Secondo alcuni l’Alleanza di Sinistra ha affrontato la campagna elettorale con un atteggiamento troppo accondiscendente nei confronti dei socialdemocratici, cercando sì di valorizzare i risultati ottenuti al governo, ma non riuscendo ad affermare un profilo proprio su questioni politiche di fondo.

La meteora Sanna Marin (sempre che non trovi qualche nuova collocazione in ambito internazionale), che ha guidato il governo finlandese per poco più di tre anni, benché abbastanza popolare a casa propria e molto mediatizzata all’estero lascia un paese decisamente spostato a destra, e con una sinistra fortemente indebolita. Inoltre l’inserimento nella Nato, da lei fortemente voluto, accentua i pericoli di estensione del conflitto in Ucraina, e determina una crescente identificazione tra l’Unione europea e la struttura militare, nella quale continua ad essere dominante il ruolo degli Stati Uniti.

Intanto arrivano nei porti finlandesi le prime navi militari (una tedesca e una portoghese), mentre l’ambasciatore degli Stati Uniti promette, come premio, una maggiore presenza delle multinazionali nordamericane.

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