Delegato sociale in Nielsen, come ti rilevo il disagio - di Frida Nacinovich

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In un mondo, quello televisivo, dove ingenti investimenti pubblicitari vengono indirizzati sulle reti e sui programmi più popolari, i più visti, la misurazione dell’audience è di importanza capitale. La Nielsen è una delle più note aziende del settore, e deve il suo nome ad Arthur Nielsen, ingegnere e uomo d’affari statunitense, autentico pioniere che creò di fatto i sondaggi, dopo aver fondato nel 1923 la AC Nielsen per le ricerche di mercato.

Dalle originarie tecniche sviluppate per capire il successo o meno dei vari prodotti in rampa di lancio da parte dell’azienda di turno, si passò inevitabilmente alla misurazione dell’audience di tv, radio e giornali, grazie ai Nielsen rating, elaborati a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso. Oggi la Nielsen Media Research si occupa di questo, mentre la Nielsen/NetRatings misura l’audience su Internet.

Giuseppe Nardozza lavora in Nielsen da quando aveva 25 anni, da ben 33 stagioni. Controlla la qualità dei dati e verifica che siano coerenti con gli indici di ascolto televisivo calcolati dall’Auditel per conto dell’azienda statunitense. Un brand conosciuto insomma, tornato all’onore delle cronache nel febbraio scorso, quando per difendere 40 posti di lavoro a rischio i sindacati confederali del settore - Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil - annunciarono uno sciopero per la prima giornata dell’evento televisivo forse più importante dell’anno, il festival di Sanremo.

Nardozza, da vent’anni delegato Filcams Cgil, racconta con soddisfazione la positiva conclusione della vertenza. “Per la prima volta siamo riusciti ad applicare il principio della volontarietà della decisione, fra incentivi all’uscita, prepensionamenti e ricollocamenti”.

Da genitore, Nardozza non nasconde quanto sia difficile conciliare i tempi di vita con quelli di lavoro, quando sei alle dipendenze di una multinazionale tesa invariabilmente a massimizzare i profitti. “La Filcams di Milano - spiega - mi ha proposto di seguire un nuovo corso di formazione per farmi diventare ‘delegato sociale’. Si tratta di una figura che, all’interno di un’azienda, ha il compito di individuare e poi aiutare i colleghi che manifestano disagi. Si va dalle difficoltà nelle relazioni interpersonali fino a vere e proprie patologie come la ludopatia, l’alcolismo, l’uso di sostanze stupefacenti. Sei mesi di formazione con l’obiettivo non di sostituirci agli psicologi, quanto piuttosto di essere una sorta di lente di ingrandimento per evidenziare eventuali segnali di difficoltà di colleghe e colleghi, dar loro i primi consigli, convincerli a lasciarsi aiutare e indirizzarli poi alle strutture di prossimità”.

In una società sempre più complessa, uscita da una pandemia che fra le tante ha messo a nudo anche molte fragilità interiori, il compito del delegato sociale è anche quello di bloccare le spirali autodistruttive che possono portare fino alla perdita del lavoro. “Bisogna usare le parole giuste per poter aiutare chi vediamo in difficoltà, avere i riferimenti per poterli affidare a specialisti. Certo si tratta di un’esperienza forte dal punto di vista personale, ma in azienda questo mio nuovo compito è stato capito da tutti, e mi sono anche accorto che è cambiato il mio modo di porsi rispetto al disagio altrui”.

La Nielsen ha sedi in mezza Europa, sono migliaia gli addetti alle rilevazioni e alle ricerche di mercato. La principale sede italiana è a Milano, e l'azienda può contare su una rete di laboratori diffusi lungo l’intera penisola. Nel capoluogo lombardo gli impiegati sono più di 300, e fra le tante mansioni non manca naturalmente chi si occupa di installare i rilevatori nelle case delle famiglie individuate come ‘modello tipo’.

Il settore, va da sé, non conosce crisi. “Ma l’ingresso nella compagine azionaria della multinazionale americana degli onnipresenti fondi di investimento, ha portato a una continua corsa a profitti sempre maggiori, anche attraverso le abituali dinamiche di acquisizioni e cessioni di rami d’azienda - riflette ancora Nardozza – e al solito a pagare i costi di questi continui cambiamenti sono i lavoratori. Quando i vertici aziendali riuniti ad Amsterdam ci hanno garantito che non erano in vista cambiamenti significativi, è andata a finire che ci siamo trovati di fronte a ristrutturazioni e tagli di personale”.

Dietro le luci scintillanti degli uffici della Nielsen, con le campagne interne a sostegno dell’ambiente e dei diritti civili, c’è il solito armadio nascosto in qualche sottoscala pieno di scheletri. Perché sull’altare del profitto, si sa, chi per vivere deve lavorare è sempre sacrificabile. Più di trent’anni di lavoro e di lotta per il delegato sindacale Nardozza, un lasso di tempo più che sufficiente per conoscere fin nei minimi dettagli il funzionamento dell’azienda in cui lavora, comprese le sue problematiche. “Ci sono colleghi con cui siamo cresciuti assieme - osserva - siamo diventati amici, compagni di sindacato, oggi sono contento di avere qualche strumento in più per dare una mano a chi può trovarsi, anche improvvisamente, in difficoltà. Perché il ruolo del delegato sociale è proprio questo”.

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