Alluvione Emilia Romagna: un mare d’acqua, fango e detriti. E tanta incertezza sul futuro - di Luciano Rava

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Dai primi giorni di maggio l’Emilia e tutta la Romagna è stata colpita da due tremende alluvioni. In tre-quattro giorni si è violentemente abbattuta la quantità d’acqua di un anno, con la rottura e lo straripamento di tutti e 13 i fiumi del territorio, con frane e smottamenti nelle prime colline appenniniche. Si sono allagate le città di Forlì, Faenza, Lugo e Cesana, comuni come S. Agata e Solarolo sono parzialmente distrutti, per preservare il centro della città di Ravenna si sono dovuti allagare 200 ettari di terreno coltivato della Cooperativa Braccianti di Ravenna.

Ancora a dieci giorni di distanza ci sono paesi di prima collina isolati, e la città di Conselice e le sue attività industriali sono sotto un metro di acqua stagnante che si fatica a far defluire.

Nei giorni più critici sono state evacuate più di 26mila persone (esperienza vissuta e psicologicamente pesante); al momento quasi tutte le persone dove è possibile sono rientrate nelle proprie case per liberarle dal fango e dalla devastazione, con l’aiuto fattivo di tante ragazze e ragazzi venuti anche da fuori del territorio interessato. Sono stati chiamati “angeli del fango “o il “popolo di Romagna mia”, indubbiamente un grande esempio di solidarietà e senso di comunità che ha coinvolto tutti nell’impegnarsi a rimboccarsi le maniche in prima persona, per cercare di uscire il prima possibile dalla fase dell’emergenza.

Purtroppo nella provincia di Ravenna anche alcune Camere del Lavoro hanno subito gravi danni, soprattutto quella di Faenza, ancora inagibile il 30 maggio, quando scriviamo, e quella di Sant'Agata, completamente distrutta. Tutte le altre, grazie all’impegno delle compagne e dei compagni e all’aiuto prezioso dei nostri iscritti e volontari, sono riuscite a riaprire quasi a pieno regime fin da martedì 23 maggio.

Quando scrivo, in Romagna è tornato parzialmente il sole, ma ci sono nubi di altro tipo che stanno creando nella gente tanta incertezza, preoccupazione per il futuro e anche fenomeni di delusione nei confronti di tutte le nostre amministrazioni locali e altro. Dopo le visite e le dichiarazioni di impegno da parte del governo, si avverte già una situazione di stallo; per il momento solo la Regione ha emesso due ordinanze per distribuire i primi aiuti di carattere economico.

La decisione di non nominare il presidente della Regione come Commissario straordinario per la ricostruzione rischia di non portare niente di buono: quella rapidità nel mettere mano alla ricostruzione e alla buona ed efficace gestione delle risorse rischia di essere compromessa.

 

Come Cgil e Spi dovremo moltiplicare i nostri sforzi per essere come sempre a fianco dei lavoratori, dei pensionati e di tutti i cittadini, che tanto hanno perso e che devono essere messi in condizione di ripartire e di non essere dimenticati, come purtroppo spesso è accaduto.

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