Istruzione e Ricerca: finalmente sottoscritta l’ipotesi del Ccnl 2019-21 - di Raffaele Miglietta

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Ora occorre puntare da subito al nuovo contratto per tutelare appieno il potere d’acquisto dei salari.

Il 14 luglio scorso, con molto ritardo rispetto alla scadenza, è stata finalmente firmata l’ipotesi del contratto “Istruzione e Ricerca” relativamente al triennio 2019-2021.

È opportuno ricordare che un primo accordo, solo economico, era stato sottoscritto lo scorso dicembre, a seguito del quale al personale del comparto (scuola, università, ricerca e Afam) era stata erogata la parte prevalente degli aumenti stipendiali. Ora, dopo sette mesi, è stato finalmente completato l’accordo distribuendo le risorse residue ancora disponibili, e soprattutto aggiornando e regolando importanti aspetti relativi ai diritti del personale e alla prestazione lavorativa.

Sul piano retributivo, per quanto riguarda il settore scuola, gli aumenti consistono in circa 110 euro medi mensili. Va evidenziato positivamente come con il nuovo accordo una parte significativa di risorse (220 milioni di euro), stanziate dal precedente governo e originariamente destinate al salario accessorio, sia stata ricondotta alle voci fisse e continuative dello stipendio.

Importanti e molteplici le acquisizioni anche sul piano normativo, a partire dalle maggiori tutele dei diritti in materia di congedi parentali, donne vittime di violenza, lavoratori transgender nonché personale precario (a cui è stato esteso il diritto a tre giorni di permesso retribuito per motivi personali). Per i docenti molto importante aver finalmente stabilito che l’attività di aggiornamento professionale rientra a tutti gli effetti nell’orario di servizio.

Più esteso e di rilievo l’intervento sul personale Ata (ausiliari, tecnici, amministrativi, direttori), che ha visto la regolazione del lavoro a distanza, la ridefinizione dell’intero sistema di classificazione professionale, il riavvio del meccanismo delle posizioni economiche (bloccato da anni), il rafforzamento del sistema degli incarichi per compiti come l’assistenza agli alunni disabili.

Infine è molto importante aver potenziato il sistema delle relazioni sindacali, nonostante le forti limitazioni imposte dalla norma, riaffermando il diritto a regolare particolari aspetti della mobilità del personale, e riconducendo a contrattazione tutte le risorse stanziate con specifiche disposizioni di legge destinate a remunerare le attività del personale scolastico.

Anche per gli altri settori (in particolare università e Afam) sono stati ottenuti importanti risultati in materia di innovazione ordinamentale, progressioni economiche, indennità e salario accessorio. Per alcuni aspetti, in particolare per gli ordinamenti professionali del settore ricerca, si è preferito rinviare a sequenza contrattuale, stante ad oggi l’assenza dei necessari finanziamenti per circa la metà degli enti di ricerca, ovvero quelli non vigilati dal Mur.

In conclusione si può dire che, dopo il Ccnl del 2018 che ha avuto il pregio di riconquistare, dopo un blocco decennale, il diritto alla negoziazione nei settori dell’istruzione, con quest’ultimo contratto - seppur con i ritardi cumulati e nei limiti imposti dalla legge - sono stati utilizzati gli spazi disponibili per ricondurre a contratto e migliorare aspetti importanti relativi alla retribuzione e alla prestazione lavorativa.

Ora, prima della firma definitiva da parte della Flc Cgil, l’ipotesi di Ccnl sarà sottoposta alla valutazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Le assemblee, che si svolgeranno nelle prossime settimane, dovranno essere anche l’occasione per presentare la piattaforma e le rivendicazioni per il rinnovo contrattuale del triennio 2022-24. Come è evidente siamo già in ritardo. e ad oggi il governo ancora non ha stanziato neanche un euro per i prossimi rinnovi dei contratti dei settori pubblici.

A questo proposito appare opportuno evidenziare che il contributo dato sul piano economico dall’attuale governo per consentire la chiusura del Ccnl 2019-2021 è stato inversamente proporzionale alle dichiarazioni con cui i vari esponenti governativi (Meloni, Valditara, Pellegrino) si sono attribuiti il merito del risultato. Basti pensare che l’apporto del ministro dell’Istruzione è stato pari all’astronomica cifra di 60 euro lordi una tantum per ciascun lavoratore della scuola!

Le cifre che i lavoratori del comparto Istruzione e Ricerca si aspettano di veder stanziate nella prossima legge di bilancio sono ben altre, perché devono consentire di tutelare il potere d’acquisto degli stipendi a fronte di un’inflazione (Ipca) prevista per il triennio 2022-24 di oltre il 16%. È questo un obiettivo prioritario e irrinunciabile, che dovrà vedere impegnate nel prossimo autunno la Flc insieme alla Cgil.

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