Tre giorni per un’altra Milano - di Vincenzo Greco

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Il 20, 21 e 22 settembre la Camera del Lavoro Metropolitana di Milano ha organizzato, nel piazzale antistante la sede, tre giornate di dibattito sui temi sociali che investono la città con lo scopo principale di trovare punti di vista convergenti tra soggetti eterogenei. Soggetti diversi, modalità articolate, un luogo fisico e politico per convergere.

L’iniziativa si colloca a pieno titolo nello sforzo politico-organizzativo che, passando per la manifestazione del 7 ottobre, punta a comporre un blocco sociale che si riconosca nella piattaforma costruita tra la Cgil e le associazioni, e dia voce a quella parte della società che non vuole rassegnarsi all’esistente.

Il territorio milanese è parte significativa delle contraddizioni di un modello di sviluppo che scarnifica diritti e cannibalizza il lavoro: con la ricchezza media pro-capite più alta d’Italia è il territorio dove più ampie sono le disuguaglianze. Partendo dalla lettura della città diseguale, delle due velocità, abbiamo provato a mettere ‘in piazza’ diversi punti di vista, diverse esperienze. Le tre giornate hanno visto la presenza di associazioni di differente estrazione, di attori economici del mondo cooperativo e del terzo settore, di accademici e studiosi dei fenomeni socio-economici.

Nella prima giornata è stato affrontato il tema dell’abitare, con l’avvicendarsi su un cubo rosso dei diversi soggetti impegnati sulla questione. In partenariato con la rivista Scomodo, che ha moderato i lavori, preceduti dalla relazione accademica di Jacopo Lareno (ricercatore urbanista, collaboratore di Codici), dieci interventi hanno parlato di una città che fatica a dare risposte ad un bisogno concreto di tante persone, che è sempre più esclusiva ed escludente, dove comitati di quartiere e di lotta o associazioni provano ad organizzare solidarietà e sostegno ai più deboli. Una città che potrebbe costruire politiche abitative a sostegno di interventi del mondo cooperativo a proprietà indivisa, che non lasci gli studenti fuori sede in ostaggio di affitti speculativi senza precedenti.

Nella seconda giornata, una tavola rotonda, in collaborazione con la Fondazione Feltrinelli, ha letto l’iniqua distribuzione del reddito. Un alternarsi di punti di riflessione e di osservazione diversi. Introdotto dal professor Matteo Jessuola, il dibattito ha efficacemente rappresentato la dimensione nazionale e internazionale, la proiezione territoriale attraverso le esperienze di solidarietà nelle quali mondo cattolico (Caritas ambrosiana) e terzo settore (Cnca) incontrano quotidianamente le persone più in difficoltà, l’impegno dell’ associazionismo politico-culturale (circolo Arci Lato B) sulle campagne del reddito e del salario, la lettura del centro studi Pim sulla distribuzione del reddito nelle zone e nei quartieri della città metropolitana, il punto di vista della Cgil, con la segretaria nazionale Daniela Barbaresi. Una costante: un modello di sviluppo fondato sulle diseguaglianze che genera naturalmente degli ultimi attraverso emarginazione, precarietà e lavoro povero.

La terza giornata ha trattato gli aspetti dell’inclusione nella forma dell’intervista al sindaco, Beppe Sala. Radio Popolare, media partner della tre giorni, ha moderato una decina di interventi che hanno provato ad interloquire con il primo cittadino. Preceduti dalla relazione del professor David Benassi, gli interventi di diverse realtà sociali ed associative del territorio sono stati divisi in aree: solidarietà, povertà, immigrazione e disagio; sanità e welfare territoriale; fragilità e salute mentale; cittadinanza attiva e volontariato.

Nella rappresentazione dei diversi interventi, una città sociale che non incrocia sempre favorevolmente il modello di sviluppo territoriale e le ricadute sui cittadini di scelte non sempre determinate dalla politica del territorio. Un elemento critico non ben accolto dal sindaco, che ha teso a difendere l’esistente in maniera troppo acritica, con una distinzione nei confronti del governo regionale. Difficile immaginare che la sostenibilità sociale di un modello di sviluppo territoriale possa fondarsi, come proposto da Sala, nel paragone tra i più poveri di Milano con i più poveri di altre metropoli mondiali come, ad esempio, New York.

Non sono mancati i momenti di socialità, con l’organizzazione di due distinti incontri musicali, rivolti a generazioni diverse, dai giovanissimi ai meno giovani.

La partecipazione di centinaia di persone è il primo indicatore di una buona riuscita sia dei dibattiti che dei momenti successivi. Il bilancio politico è positivo per la potenzialità di sviluppo di convergenze, per interrogarsi sul modello di sviluppo territoriale, e per proporre politiche che individuino primati socialmente diversi dalla statistica della presunta ricchezza diffusa che sta alla base della narrazione positiva del cosiddetto modello Milano.

A noi, alla Cgil, la capacità di coniugare la battaglia nazionale con la vertenzialità territoriale, con la costruzione di una piattaforma sociale per un’altra Milano, una Milano migliore.

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