Elezioni in Polonia: sconfitta la destra nazionalista - di Franco Ferrari

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Una difficile coabitazione fra la nuova maggioranza e il presidente Duda.

Le elezioni parlamentari polacche del 15 ottobre scorso hanno segnato la fine del lungo periodo di governo del partito conservatore e populista di destra “Diritto e giustizia” (PiS). Benché questa formazione si sia confermata come primo partito del paese col 35,4% dei voti, la perdita di circa 8 punti e 41 seggi, unita alla mancanza di potenziali partner di governo, ha sancito la fine di una lunga esperienza di potere che ha profondamente cambiato la Polonia.

“Diritto e giustizia” ha modificato in senso autoritario l’assetto istituzionale del paese, estendendo progressivamente il controllo diretto del partito sulla magistratura e sui media. Il PiS ha anche messo in atto una campagna di estrema polarizzazione sulla “guerra culturale”, con politiche sempre più restrittive in materia di aborto e di diritti Lgbtq+. Questo conservatorismo autoritario è stato bilanciato da politiche sociali di sostegno ai ceti popolari. Il cosiddetto “sovranismo” polacco si è caratterizzato soprattutto nella polemica con l’Unione europea, ma non ha impedito alla Polonia di essere considerato un partner di riferimento degli Stati Uniti.

La campagna elettorale del PiS ha puntato sulla polemica diretta contro il leader del maggiore partito di opposizione, Donald Tusk. Ex primo ministro polacco ed ex presidente del Consiglio europeo, Tusk, le cui politiche economiche perseguite da capo del governo sono state improntate ad un radicalismo neoliberista, non è particolarmente popolare. Il PiS lo ha dipinto come un “traditore” legato contemporaneamente agli interessi tedeschi e a quelli russi. Accuse che sono state rilanciate anche dopo il voto.

La “Coalizione cittadina”, di cui Tusk è il leader, ha ottenuto il 30,7% dei voti e 157 seggi, una crescita di poco più di tre punti percentuali. Sul piano socio-economico ha cercato di rendere meno impopolare il suo liberismo, affermando la disponibilità a mantenere alcune delle misure sociali introdotte dal PiS. Più netta la volontà di migliorare i rapporti con Bruxelles, anche per non perdere i 35 miliardi di euro dovuti alla Polonia nell’ambito del fondo creato per far fronte alla crisi del Covid. Su questo fronte dovrà scontare la dura campagna della destra contro ogni cessione di sovranità a Bruxelles.

Per poter governare, “Coalizione cittadina” si è alleata con le altre formazioni di opposizione entrate in Parlamento: la coalizione “Terza via” e quella della “Nuova sinistra” (rispettivamente 65 e 26 seggi). Inaspettato il risultato della “Terza via”, una formazione centrista che ha unito due formazioni piuttosto eterogenee, il “Partito popolare”, che ha la sua base tradizionale nel mondo contadino, e “Polonia 2050” fondata dal presentatore televisivo Szimon Holowia. Nella prima riunione del nuovo Parlamento il leader di “Terza Via” è stato eletto presidente dell’Assemblea con una larga maggioranza.

La coalizione di sinistra esce invece ridimensionata, avendo raccolto l’8,6% dei voti contro il precedente 12,6%, ed è scesa da 49 a 26 seggi. Il calo più consistente è dovuto alla flessione della componente socialdemocratica mentre quella più radicale, costituita da Lewica Razem ha confermato i propri 7 seggi. Questo partito si è ispirato alle formazioni della sinistra europea come Podemos, e mantiene contatti con il gruppo “The Left” al Parlamento europeo.

La sconfitta elettorale della destra è stata causata soprattutto dall’orientamento degli elettori nuovi e di coloro che si erano astenuti nelle elezioni precedenti. La partecipazione è cresciuta di oltre 13 punti, questo ha spostato nettamente la bilancia elettorale a favore dell’opposizione. Hanno pesato il voto giovanile e femminile e i grandi centri urbani, ma anche elettori quarantenni e cinquantenni dei medi centri che si sono mobilitati su temi diversi. La rappresentazione del voto come scontro tra europeisti e anti-europeisti è vera solo in parte. Si sono invece espressi vari elementi di insoddisfazione per le politiche del PiS.

I partiti di opposizione sono riusciti a trovare l’accordo per il nuovo governo, guidato da Tusk, nonostante la loro eterogeneità. Su qualche tema, come l’aborto, la sinistra ha espresso perplessità perché il testo concordato risulta poco incisivo.

 

L’insediamento del governo arriverà a metà dicembre, dato che il Presidente della Repubblica, Andrzej Duda, membro del PiS, ha conferito l’incarico al premier uscente, benché questi non abbia possibilità di successo. Il rapporto con Duda, che resterà in carica fino al 2025 e che dispone di un potere di veto, potrebbe tradursi per Tusk in una difficile coabitazione.

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