Varese: a scuola (europea) di precarietà e licenziamenti - di Gian Marco Martignoni

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La Scuola Europea licenzia il delegato Flc Cgil.

Da sempre la sindacalizzazione nel mondo delle scuole private è decisamente improba, e quando avviene la reazione delle dirigenze - dopo la presa d’atto iniziale - non si fa attendere. È quanto recentemente accaduto alla Scuola Europea di Varese, che dopo la sindacalizzazione di una buona parte del corpo docente assunto localmente (Lrt), e l’avvio della trattativa da parte della Flc Cgil con la dirigente scolastica per la definizione delle Linee guida, ha visto nel 2022, con la fine dell’anno scolastico, il licenziamento del delegato Flc, Paolo Paliaga. Un licenziamento che naturalmente è stato impugnato presso il Tribunale di Varese e che, in questo dicembre, vedrà una nuova udienza dopo un primo pronunciamento di “non competenza”.

La Scuola Europea ha ben tredici sedi in tutta Europa, e si fonda su un doppio regime di reclutamento del corpo docente. Da un lato ci sono i cosiddetti distaccati, cioè i nominati di ruolo dai ministeri dei paesi membri tramite concorso, in qualità di docenti titolari; dall’altro i docenti assunti localmente (Lrt) per completare gli organici di fatto, retribuiti dalla Commissione europea seppure la Scuola Europea non sia un organismo dell’Unione. Complessivamente gli Lrt, su scala europea, corrispondono a ben 1.250 precari a vita, mentre l’organico totale è stimato attorno alle tremila persone. Il rapporto tra titolari distaccati e Lrt nella sede di Varese nel 2020 era pari a circa il 50%, ma la Commissione ha deciso improvvisamente di riportare il rapporto a 65% contro 35%.

Già dall’anno 2019 i docenti Lrt avevano richiesto l’intervento della Flc Cgil per stabilire contrattualmente, attraverso Linee guida sottoscritte dalla direttrice, che la definizione dell’orario settimanale non subisse fluttuazioni superiori ad un 15-20% dell’orario settimanale fissato da contratto, stante che l’assunzione a tempo indeterminato variabile non ha un numero di ore fisso e può arrivare fino ad un massimo di 21 ore settimanali.

A fronte del mancato rispetto degli accordi, per la prima volta nella storia della Scuola Europea è stata indetta un’assemblea in orario di lavoro, tanto che la chiusura della scuola decisa dalla direzione ha avuto una certa eco nella stampa locale. Anche i genitori degli studenti hanno compreso che le proposte avanzate da parte della Flc Cgil miravano a consolidare e a qualificare l’offerta formativa.

La trattativa per la definizione delle nuove Linee guida con la direttrice Ariane Farinelle è sfociata inizialmente in un accordo. Ma successivamente - in seguito alla decisione della direzione di accorpare diverse competenze - il management della scuola ha offerto 25 posti di lavoro da assegnare ai titolari provenienti dai paesi membri dell’Unione europea, per ripristinare tendenzialmente il rapporto 65%-35%.

Di fronte a reiterate richieste di “dialogo sociale” da parte della Flc Cgil, la direzione ha sempre negato e rifiutato di confrontarsi per cercare misure condivise che aiutassero la scuola a trovare una soluzione rispettosa delle professionalità e degli anni di servizio dei docenti Lrt. In pratica, la direzione scolastica ha disconosciuto platealmente il ruolo del sindacato esterno, appellandosi allo statuto della Scuola Europea, che riconosce solo i rappresentanti Lrt del corpo docente, relegando il sindacato Flc al ruolo di mero “uditore”. Lo statuto tra l’altro, sulla base di una modifica apportata nel 2016, prevede che gli eventuali ricorsi promossi da docenti Lrt debbano essere esaminati solo a Bruxelles da parte della Camera dei Ricorsi, i cui giudici sono nominati dal Consiglio superiore della Scuola Europea.

 

Guarda caso, nell’agosto di quest’anno il Tribunale di Varese si è dichiarato “non competente” a pronunciarsi sul licenziamento di Paolo Paliaga, che nella Scuola Europea di Varese insegna da 23 anni ed è un docente stimato da tutti. Ora una nuova udienza, prima di ricorrere alla Corte di appello di Milano, è prevista nel mese di dicembre, poiché la Flc nazionale e l’avvocato Andrea Bordone si sono opposti al primo pronunciamento.

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