Olimpiadi invernali Milano-Cortina: l’insostenibile pista di bob - di Mauro De Carli

Non sappiamo ancora quale sarà il campione che segnerà le gare delle Olimpiadi 2026, che rimarrà nei ricordi degli sportivi per lungo tempo, ma già sin d’ora conosciamo quanti e quali “pasticci” si stanno sommando nella fase di organizzazione e costruzione dell’evento, soprattutto se riferiti alla sola località bellunese e veneta, Cortina d’Ampezzo.

Per l’organizzazione delle gare olimpiche del 2026, come in precedenza per quelle dei Mondiali di sci alpino del 2021, sono stati destinati a Cortina e al territorio bellunese diversi milioni di euro, utili alla costruzione di una serie di infrastrutture, sportive e non, e per la sistemazione della viabilità indispensabile a raggiungere la “Perla delle Dolomiti”.

Le parole d’ordine per preparare le Olimpiadi 2026 sono state dettate dallo stesso Cio (Comitato Olimpico): nessun impatto ambientale e sostenibilità delle opere indispensabili, finanziamenti che devono portare ricadute strutturali nel territorio, utilizzo degli impianti già esistenti senza opere faraoniche.

Così, se gran parte delle gare si svolgeranno in luoghi non proprio adiacenti alle due città interessate, proprio per utilizzare impianti già esistenti, e se una serie di investimenti ulteriori andranno a migliorare l’asse viario per raggiungere le due località, assistiamo invece a come, su una serie di altre opere, l’elemento di sostenibilità economica e di rispetto ambientale venga ampiamente disatteso.

Il riferimento non è solamente alla ormai famosa pista di bob cortinese - da rifare completamente con costi e impatto ambientale esorbitanti -, ma anche alla costruzione del Villaggio Olimpico sul quale peraltro non vi è stata mai chiarezza.

In tanti - comitati ambientalisti e la stessa Cgil - hanno chiesto di utilizzare la pista di Innsbruck in Austria per le gare di bob, slittino, skeleton, ritenendo moralmente e socialmente insostenibile la spesa di 64 milioni di euro, poi lievitati al doppio (128 milioni) per la sua costruzione a Cortina. Inoltre, i costi di gestione e manutenzione futuri valgono qualche milionata di euro l'anno, di cui nessun ente in futuro potrà farsi carico. Il destino quindi di questa struttura olimpica è segnato, e identico a quello dell’omologo impianto di Cesana, nato e utilizzato per le Olimpiadi di Torino del 2006 e ormai in disuso da anni.

Altro particolare rilevante è dato dal nuovo tracciato della “pista”, dislocato tra i boschi di Cortina, e che ha visto già l’abbattimento di centinaia di larici secolari, e quindi con un impatto ambientale pesante, dentro un perimetro probabilmente ancora disseminato dagli ordigni bellici delle due guerre. E ora, con tempi ormai risicati, si è dato il via ai lavori, senza un piano funzionale della zona, chiedendo ai lavoratori di operare su più turni, incuranti delle condizioni meteorologiche presenti in montagna, per arrivare ad una consegna entro primavera 2025. Servirà poi un anno per testare le condizioni del ghiaccio della pista, per garantire sicurezza agli equipaggi nelle gare nel 2026. Quindi ora bisogna correre, recuperare il tempo perduto; ovviamente la Fillea Cgil è preoccupata e chiede garanzie nelle condizioni di sicurezza con cui lavoreranno i circa 200 addetti. E il rispetto dei tempi è un ulteriore fattore a cui legare le altre opere da realizzare: soprattutto il Villaggio Olimpico, per circa 1.200 presenze.

Secondo Si.Mi.Co. – la società creata dal ministero per la gestione delle fasi infrastrutturali - il Villaggio Olimpico dovrebbe nascere in località Fiames, con costi previsti in 39 milioni di euro, per poi venire smantellato a fine evento. Cgil Cisl Uil, che hanno raccolto migliaia di firme di cittadini, e la stessa Provincia di Belluno, hanno chiesto di utilizzare queste risorse per il recupero del già presente Villaggio Eni di Borca di Cadore (nato dall’idea di Enrico Mattei), a pochi chilometri da Cortina ed oggi in disuso. Questo recupero vedrebbe quindi utilizzare in modo stabile il finanziamento previsto, darebbe risposta ad una necessità delle comunità locali nel recupero di quel sito, indispensabile poi per offrire alloggi agli addetti del turismo stagionale, dei quali tutti lamentano la forte necessità.

Tutto è stato deciso lontano dal territorio e presenta di fatto un preoccupante ritardo di attuazione; è stato chiaro da subito come la propaganda politica abbia prevaricato il confronto con il territorio bellunese e con le comunità locali. Dall’euforia nel momento dell’assegnazione dei giochi olimpici – emblema del sistema comunicativo del “governatore” Zaia - a come arriveremo alla fase delle gare ad inizio 2026, esiste un solco enorme; e dentro questo solco ci sono tutti i segnali per dire che si sono disattesi quei criteri di sostenibilità ambientale, economica e di valorizzazione delle comunità locali che invece ci attendavamo.

Le Olimpiadi di Milano e Cortina si faranno, ma rimarranno le ferite nella montagna, tra la sua gente, coinvolta solamente quando serve esaltare l’orgoglio veneto e italiano, e non per portare sviluppo sostenibile in un territorio fragile.

 

 
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