G7, Borgo Egnazia e l’isola che non c’è - di Angelo Leo e Claudia Nigro

La Cgil protagonista con tantissime associazioni del Contro Forum. Parola d’ordine: “Fermate tutti i conflitti”.

La conferenza stampa di chiusura della presidente Giorgia Meloni, tenuta il 15 giugno scorso, ha fatto calare il sipario sulla tre giorni del vertice dei capi di Stato e di governo nell’ambito della presidenza italiana del gruppo dei Paesi più industrializzati G7, che si è svolto a Fasano nel brindisino, nel resort di Borgo Egnazia, portando alla ribalta dei media il territorio pugliese.

Mentre prendeva il via la conferenza stampa che di fatto ha chiuso il programma ufficiale del vertice, Fasano si apprestava a vivere il momento di maggior tensione, quello delle temute manifestazioni organizzate dal Contro Forum G7 e quella dei No G7. Invece venerdì 14 e sabato 15 giugno due cortei coloratissimi, pacifici, allegri, nonostante la situazione mondiale stia sull’orlo del baratro, si sono svolti nella tranquillità più totale.

Lo spauracchio dei black bloc non ha funzionato. Nessuna auto incendiata, nessuna vetrina spaccata e soprattutto nessuna manganellata. Nessuna azione di forza e nessuna forza distruttiva ha attraversato il piccolo paese della provincia brindisina. La Cgil è stata protagonista insieme a tantissime associazioni del Contro Forum, dove la parola d’ordine è stata: “Fermate tutti i conflitti”.

Quello che il G7 ha lasciato tra i tratturi e le campagne pugliese è il nulla. La guerra continua, continua in Ucraina, continua in Palestina, continua negli altri 60 conflitti armati. Un brutto G7, inconcludente perché i cosiddetti sette non riescono a imporre nulla a nessuno. Non riescono a frenare Netanyahu dal compiere un vero e proprio genocidio del popolo palestinese, e ancora peggio non sono in grado di fermare la corsa al riarmo che muove l’Europa a dichiarare guerra alla Russia.

Il G7 è stato incapace di affrontare le vere sfide che aveva di fronte, dalle più grandi alle più piccole: nessuna risposta sulla povertà e sulle disuguaglianze a livello globale, sulla pace, la giustizia sociale e il rispetto dei diritti umani e civili. Nessuna risposta sulla salvaguardia dell’ambiante e sui cambianti climatici, sulla desertificazione di interi territori e su un nuovo modello di sviluppo più sostenibile. Il vuoto.

Alla fine i “grandi” si sono rinchiusi in un bunker artificiale come le loro parole. Il G7 diafano si è trincerato in un’isola che non c’è. Borgo Egnazia non esiste. Non è un borgo, non è un comune, non è una contrada, non è neanche una frazione. È un resort cinque stelle costruito nel 2007, che riprende folcloristicamente ciò che nella terra brulla pugliese sapeva di fatica e sudore, e che oggi è destinato solo ad una ristrettissima élite. È frutto di un turismo predatorio rivolto a pochi e non a tanti, che ha snaturato le masserie storiche convertite in strutture ricettive luxury, e reso i centri storici solo un vespaio di b&b. È il trionfo del capitale che chiama turismo lo sfruttamento coloniale del territorio dal sapore esotico.

 

Chiuso il G7, in Puglia tutto torna alla normalità. Le sue bellezze e le sue contraddizioni. Il mare, il sole e le crisi industriali. I trulli, le frise e una sanità al collasso. I colori dei frutti, gli ulivi e una terra sempre più straniera per “il suo futuro”.

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