Amazon: un’altra vittoria di Davide contro Golia - di Guglielmo Ruggiero

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Dopo anni di lotte la multinazionale riconosce il sindacato e aumenta i salari.

Il 12 ottobre scorso è stata definita un’intesa tra Amazon e le segreterie nazionali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, che rappresenta la prima ricaduta del protocollo di relazioni industriali siglato nel 2021. Una vittoria che smentisce una narrazione giornalistica sempre pronta a descrivere il sindacato confederale come un soggetto perennemente in difficoltà nei magazzini e nei piazzali della logistica. L’intesa migliora la condizione economica dei lavoratori diretti e somministrati del gigante dell’e-commerce, aumentando di due euro i buoni pasto (precedentemente a 5 euro), del 2% la retribuzione mensile, e aggiungendo 500 euro di premialità per tutti i lavoratori da erogare in welfare alla fine dell’anno.

Non dovrebbe sorprendere la notizia di quanto concordato: sembrerebbe logico che un’azienda, che soltanto in Italia nel 2020 ha fatturato 7,5 miliardi, debba valorizzare i lavoratori che quei ricavi li producono lavorando, ascoltando le richieste dei soggetti che li rappresentano. Eppure la storia che raccontano questi lavoratori non è affatto scontata: è una storia che li vede protagonisti di una lotta che non ha eguali nel resto del mondo e che inizia nel 2010.

Allora Amazon comincia a investire in Italia, forse credendo erroneamente di poter diventare un fortino in cui il sindacato non sarebbe mai entrato e in cui avrebbe attecchito la favola per cui il singolo lavoratore avrebbe potuto mediare i propri interessi con quelli aziendali, senza la necessità di organizzarsi con i suoi colleghi.

Una volta arrivato, Golia ha provato, insomma, a travestirsi da benefattore. Costruendo da un lato la falsa narrazione di un’azienda che si descrive come capace di recepire i bisogni di ogni suo dipendente, dall’altro un’ideologia aziendale rigida dietro cui si cela un sistema di lavoro precario e un algoritmo che fa correre i dipendenti non ammettendo democrazia tra i lavoratori, elemento che equivale alla possibilità di veder rappresentati i propri interessi e discuterli.

Si potrebbe dire che Amazon, più che trovare pane per i suoi denti, abbia trovato dei lavoratori che si sono gradualmente uniti e un sindacato, la Filt Cgil, pronto ad ascoltarli. La chiamata dei lavoratori al sindacato vede come iniziali protagonisti i lavoratori indiretti: driver delle consegne dell’ultimo miglio assunti da aziende fornitrici a cui venivano applicati contratti diversi e il cui lavoro non veniva sufficientemente retribuito né ammetteva un orario di lavoro conciliabile con la propria vita privata. Sappiamo che negli ultimi anni tantissimi di quei lavoratori si sono organizzati con la Filt Cgil, e hanno raggiunto l’applicazione del Ccnl di riferimento e diversi accordi migliorativi. Ma soprattutto sappiamo, grazie alla loro battaglia, che nel mondo Amazon i diritti da riconoscere e il miglioramento delle condizioni di lavoro non li regala nessuno, e vanno conquistati con la lotta.

In un secondo momento arrivano i dipendenti diretti e somministrati dei magazzini, oggi parte importante delle lotte della Filt e del Nidil Cgil: apparentemente rinchiusi in un fortino, hanno chiesto le prime assemblee nascondendosi nei bar e, seppure col ricatto esistenziale di chi vive una condizione di precarietà ancora troppo presente in Italia e soprattutto in casa Bezos, hanno utilizzato la loro intelligenza per tentare di difendersi e per conquistare diritti, salario e democrazia.

Con questo fermento comincia a succedere quello che nel resto del mondo è successo in poche occasioni e in forme diverse: nell’azienda che più ha osteggiato l’ingresso dei sindacati, i lavoratori non si sentono protetti ma presi in giro e sfruttati, e si organizzano arrivando compatti allo sciopero nazionale del 22 marzo 2021.

È in questa occasione che l’azienda si rende conto di dover fare i conti con il sindacato libero e confederale, fatto che altrove non è accaduto e che rappresenta pertanto un nodo storico fondamentale. Soltanto lottando, quindi, si è arrivati al riconoscimento del sindacato, al rispetto del Ccnl, a un sistema di relazioni garantito da un protocollo d’intesa e, negli ultimi giorni, alla grande vittoria rappresentata dall’aumento di retribuzione dei lavoratori.

Soltanto lottando si è arrivati a far sì che organizzarsi sindacalmente divenisse un fatto legittimato dalla controparte americana, costretta a maturare e a sedersi al tavolo. Soltanto lottando potremo ridiscutere un modello che si nutre di precarietà e flessibilità in eccesso, e in cui l’algoritmo impone ancora ritmi di lavoro troppo serrati. Soltanto lottando Davide ha vinto questa prima battaglia contro Golia, soltanto lottando potrà vincerne ancora.

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