Inquinamento da Pfas in Veneto: la vertenza continua - di Paolo Righetti

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

I Pfas sono sostanze chimiche impermeabilizzanti utilizzate in molte produzioni industriali - padelle antiaderenti, abbigliamento sportivo, schiume antincendio - che sulla base di evidenze scientifiche e mediche sono altamente persistenti, determinano un forte bioaccumulo nel sangue e nell’organismo, sono possibile causa o concausa di tumori e di correlazione con diverse patologie e malattie.

A distanza di 10 anni dalla scoperta dell’inquinamento da Pfas, che ha prodotto e sta producendo i suoi deleteri effetti sull’ambiente e sulla salute di almeno 500 lavoratori che hanno lavorato nel sito produttivo della Miteni di Trissino (Vicenza), principale fonte di tale inquinamento, e su più di 300mila persone che vivono nelle aree più interessate, non sono state ancora realizzate tutte le misure e gli interventi necessari ad arrestare la contaminazione e a garantire la tutela della salute dei lavoratori e della popolazione.

La multinazionale Ici3, attuale proprietaria, è in grave ritardo nella bonifica del sito produttivo, la Regione Veneto scarica la responsabilità sull’azienda, non fa rispettare il cronoprogramma degli interventi e non esercita il suo potere sostitutivo: così l’inquinamento dei terreni e della sottostante falda acquifera continua e si espande, contaminando pozzi, campi, coltivazioni e di conseguenza i prodotti alimentari.

Ancora diverse migliaia di residenti della “zona rossa” non sono allacciati alla rete acquedottistica che garantisce l’approvvigionamento di acqua pulita, non c’è ancora un quadro trasparente ed esaustivo sulla contaminazione dei prodotti di origine animale e vegetale, non è mai stato programmato un monitoraggio sulle emissioni nell’aria, e solo recentemente è stata parzialmente allargata la sorveglianza sanitaria sugli abitanti della “zona arancione”, limitrofa alle aree più direttamente inquinate.

Per queste ragioni è necessario rilanciare l’iniziativa sindacale a tutela del lavoro, dell’ambiente e della salute, anche costruendo alleanze con il vasto fronte di associazioni e comitati che in questi anni hanno rivendicato interventi strutturali a tutti i soggetti aziendali e istituzionali responsabili, in particolare alla Regione Veneto.

Una iniziativa che abbiamo messo in campo fin dal 2013, da quando la situazione è emersa in tutta la sua dimensione e dannosità, rivendicando progressivamente la riconversione dell’attività produttiva della Miteni, la messa in sicurezza di impianti e falda acquifera, la bonifica dei terreni, il potenziamento dei sistemi di depurazione e filtraggio, nuove tratte acquedottistiche per garantire acqua pulita per tutti gli usi, il monitoraggio sugli alimenti, la sorveglianza sanitaria di tutti i lavoratori e di tutta la popolazione coinvolta, e il riconoscimento della malattia professionale da parte dell’Inail.

Anche sul versante giudiziario Cgil e Filctem di Vicenza, in accordo con le strutture regionali, si sono costituite parte civile nel processo in corso nei confronti dei dirigenti rappresentanti della proprietà per avvelenamento delle acque e gravi danni ambientali, e si stanno opponendo all’archiviazione richiesta dallo stesso Pm sul secondo filone di indagine sui danni alla salute dei lavoratori, avviato proprio da un nostro specifico esposto alla Procura della Repubblica di Vicenza.

Il 10 Marzo, a un Attivo provinciale dei delegati, è stato presentato un documentario commissionato dalla Cgil di Vicenza per sollecitare l’opinione pubblica a sostenere il principio che chi inquina e produce danni alla salute deve pagare, per richiedere la prosecuzione delle indagini e il rinvio a giudizio dei responsabili, e per dare riscontro all’azione svolta dalle strutture della Cgil a Vicenza e in Veneto.

La vicenda Pfas è emblematica, come tante altre, di un modello di sviluppo che per lunghi anni non ha adottato nessun principio di precauzione e ha perseguito il maggior profitto, fregandosene dei danni arrecati all’ambiente e alla salute. Un modello che va radicalmente cambiato.

L’inquinamento da Pfas nel territorio veneto è uno dei più grandi di questi ultimi anni e si estende in altre regioni italiane e in tutta Europa, come dimostra la “Forever Pollution Map” pubblicata da “Le Monde”, con l’evidenza dei siti in cui è già stata rilevata la contaminazione, di quelli che potrebbero esserlo, e dei tanti in cui i Pfas vengono prodotti o utilizzati; ancora in assenza di una regolamentazione certa e adeguata a livello europeo e nazionale.

Proprio per la dimensione complessa e la diffusione di questo inquinamento e di altre situazioni analoghe sarebbe necessario, come Cgil, coordinarsi a livello nazionale per gestire le diverse problematiche, sollecitare una precisa e omogenea regolamentazione almeno nel territorio della penisola, processi di riconversione produttiva finalizzati a coniugare innovazione, continuità produttiva e occupazionale, tutela della salute dei lavoratori e della popolazione, dell’ambiente e del territorio, e coerenza con gli obiettivi di Agenda 2030 e delle Strategie per lo sviluppo sostenibile a tutti i livelli.

©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search