“Verona città transfemminista”. “Verona libera, Italia laica” - di Vilma Nicolini

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Una festosa marea di donne e uomini ha manifestato il 30 marzo per i diritti di tutte e di tutti, contro la destra oscurantista e fascista che vuole rimettere in discussione le conquiste civili e il valore delle differenze.    

Sabato 30 marzo c’è stato a Verona un corteo di protesta organizzato da “Non una di meno”, a cui hanno preso parte parecchie associazioni, movimenti e sindacati, contro il Congresso mondiale delle famiglie, programmato da forze di destra per definire l’agenda politica dei governi più reazionari del mondo, con la partecipazione di alcuni ministri del governo italiano, per “celebrare e difendere la famiglia naturale come l’unica unità fondamentale della società”.

Mentre nel palazzo della Gran Guardia, davanti alla storica Arena, nel cuore della città di Romeo e Giulietta, veniva inaugurato il Congresso delle famiglie, nella sala di un’associazione di Veronetta, il quartiere universitario della città, si svolgeva la conferenza stampa di presentazione della “Verona transfemminista”, la contromanifestazione culminata nel grande corteo per le vie della città a cui hanno aderito organizzazioni femministe di tutto il mondo, insieme a partiti e sindacati.

La Cgil ha partecipato alla mobilitazione portando in piazza centinaia di militanti. A guidare il numeroso gruppo c’erano Maurizio Landini, Susanna Camusso, titolare delle Politiche di genere, la vicesegretaria Gianna Fracassi e la segreteria confederale. Ragazze e ragazzi, donne e uomini, pensionate e pensionati, arrivati con decine di pullman e treni da tutta Italia, si sono messi in cammino da piazza XXV Aprile per gridare il loro “No” a un’idea di famiglia e di società di stampo medioevale.

“La famiglia è una comunità di affetti”, “Il corpo è mio e ci faccio quello che voglio”, “Famiglie è dove c’è amore”, sono solo alcuni degli slogan scritti, cantati e urlati dalle migliaia di manifestanti (30mila persone per la questura, oltre 50mila per le organizzatrici). Il corteo di protesta è partito con un comprensibile ritardo, ha percorso quattro chilometri blindati fino a Porta Vescovo, e si è svolto in modo tranquillo e festoso, senza alcun minimo atto di violenza.

Da anni Verona è un laboratorio per le politiche antiabortiste e contro l’uguaglianza di genere, in città si registra una saldatura abbastanza esplicita tra gli ambienti del tradizionalismo cattolico, quelli dell’estrema destra e quelli della destra istituzionale, rappresentata in questo momento dalla Lega. Nelle ultime settimane è tornata alle cronache dei giornali di tutto il mondo per il Congresso delle famiglie, che per la prima volta si è svolto in uno dei paesi fondatori dell’Unione europea, con un ampio appoggio istituzionale da parte delle più alte cariche dello stato, tra cui il ministro dell’interno Matteo Salvini e il ministro della famiglia Lorenzo Fontana, anche lui originario di Verona.

Maurizio Landini, a margine della manifestazione, ha definito il corteo di Verona una “battaglia di libertà: la libertà delle persone è decisiva, la libertà delle donne, i diritti fondamentali”. “Oggi chi ha organizzato il Congresso ha un’idea regressiva della società, autoritaria e pericolosa. Le persone per essere felici devono essere libere, devono potersi voler bene senza alcun problema, in più è molto importante difendere i diritti che sono stati conquistati e che hanno reso più libere le persone, a partire dalle donne, non bisogna avere paura delle diversità e delle differenze. Riconoscere la differenza è un modo per difendere la democrazia”.

Susanna Camusso ha partecipato convintamente alla manifestazione perché “è in corso un’offensiva di forze reazionarie che praticano una visione autoritaria e repressiva della famiglia e della società”. “La partecipazione del governo è gravissima – ha sottolineato Camusso - la libertà delle donne è il metro di misura della democrazia: se si attaccano le donne, si mette in discussione tutto l’impianto democratico di uno Stato”. “Tutto ciò che abbiamo contestato nell’ultimo periodo, dal ddl Pillon alle operazioni di Salvini sui migranti, riguarda la questione complessiva delle libertà, e contrastando il congresso della famiglia, unitamente alle politiche del governo, si rimettono insieme realtà diverse tra loro”. E ancora: “Verona è un segnale di risveglio, ma anche di resistenza: c’è una parte del paese che non si rassegna ad avere uno Stato autoritario”.

Tutt* noi dobbiamo continuare a vigilare e fare rete, respingendo con forza qualsiasi tentativo di sgretolare diritti faticosamente conquistati dalle generazioni precedenti, a partire dall’autodeterminazione delle donne. Non staremo a guardare!

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