Primo giugno: pensionati in piazza - di Leopoldo Tartaglia

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Tre grandi assemblee il prossimo 9 maggio a Padova, Roma e Napoli e una manifestazione nazionale il primo giugno in piazza del Popolo a Roma: Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil avviano la mobilitazione dei pensionati, per protestare contro la totale mancanza di attenzione nei loro confronti da parte del governo.

L’unica misura messa in campo dal governo giallobruno, alla faccia del cambiamento, è stata quella del taglio della rivalutazione, dal mese in corso, cui si aggiungerà un conguaglio che i pensionati dovranno restituire per la rivalutazione percepita nei primi tre mesi dell’anno. Restituzione che, guarda caso, avverrà all’indomani delle elezioni europee, cioè con il mese di giugno. D’altro canto la tanto sbandierata pensione di cittadinanza finirà per riguardare un numero molto limitato di persone, e non basterà ad affrontare il tema della povertà.

Nulla è stato previsto sul fronte delle tasse, che i pensionati pagano in misura maggiore rispetto ai lavoratori dipendenti – e significativamente di più rispetto ai pensionati dei principali paesi europei - e tanto meno sulla sanità, sull’assistenza e sulla non autosufficienza, temi di straordinaria rilevanza per la vita delle persone anziane e delle loro famiglie e che necessitano quindi di interventi e di risorse.

Dal primo aprile, quindi, è entrato in vigore il nuovo meccanismo di rivalutazione delle pensioni introdotto dall’ultima legge di bilancio. In questo modo il governo riduce la pensione a 5,5 milioni di pensionati, per un totale di 3,5 miliardi di euro in tre anni. Si va da una perdita, nel triennio, di 44 euro per chi ha una pensione da 1.200 euro al mese, fino a perdere oltre 1.500 euro per chi ha una pensione di oltre duemila euro.

Si tratta di un vero e proprio taglio, anche se il governo ha più volte negato l’evidenza, e per bocca del primo ministro Conte ha tacciato i pensionati di “avarizia”, perché si sarebbe trattato solo di pochi spiccioli. Come se non bastasse, da giugno scatta il conguaglio: i pensionati dovranno restituire una parte della rivalutazione che hanno ricevuto da gennaio fino a marzo, che era stata calcolata con un altro meccanismo di rivalutazione, ripristinato dal governo precedente grazie alla mobilitazione sindacale.

Per quanto riguarda la pensione di cittadinanza, l’Inps aveva ipotizzato che ad accedervi sarebbero state 250mila famiglie di pensionati. Ma i paletti di accesso all’integrazione sono molto più rigidi di quelli propagandati, e sostanzialmente la platea dovrebbe coinvolgere non più di 120mila nuclei familiari. All’inizio del 2018, le persone che avevano un assegno sociale erano 861mila con un importo medio di 433 euro al mese. La pensione di cittadinanza risulterà, nella maggior parte, dei casi un’integrazione dell’assegno o della pensione sociale.

Attualmente si può richiedere l’assegno sociale se si è in una condizione economica disagiata (un reddito annuo inferiore a 5.954 euro se si è soli, e 11.908 euro annui se si è coniugati) e se si superano i 67 anni di età. L’assegno sociale è pari a 458 euro mensili per 13 mensilità (5.954 euro annui), in crescita dopo i 70 anni, ed è inferiore al limite massimo per la pensione di cittadinanza (7.560 annui), ma i criteri per accedervi sono decisamente meno rigidi di quelli richiesti per la pensione di cittadinanza.

Ad esempio, fra i pensionati che possiedono una casa di proprietà, solo chi attualmente percepisce l’assegno sociale potrà sperare di ottenere l’integrazione della pensione di cittadinanza. Mentre, fra coloro che sono in affitto, solo chi ha la pensione integrata al minimo e chi vive da solo con la pensione di invalidità al 100% potrebbe avere accesso a una parte della quota di beneficio, legato al pagamento dell’affitto.

La pensione di cittadinanza prevede sì un beneficio per chi è in affitto (1.800 euro l’anno), ma stando ai dati Istat potranno beneficiarne solo pochi pensionati, dato che la stragrande maggioranza vive in una casa di proprietà, che di fatto fa superare il limite previsto per accedere alla pensione di cittadinanza.

Ma non sono solo questi, naturalmente, gli obiettivi della mobilitazione. I pensionati riprendono tutti i temi della necessaria modifica strutturale della legge Fornero - a partire dalla pensione contributiva di garanzia per i giovani - e gli obiettivi delle loro piattaforma unitaria: equità fiscale, legge e adeguati finanziamenti per la non autosufficienza, sostegno all’invecchiamento attivo e in salute, sistema sanitario universale e omogeneo in tutto il paese, con attenzione alla prevenzione e al diritto alle cure per tutti gli anziani. Ci vediamo il primo giugno in piazza del Popolo.

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