Luxottica: punti di vista - di Susan Moser

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A proposito dell’accordo del primo aprile sulla gestione della crisi da coronavirus. 

Mai come in questi ultimi mesi, in 15 anni di occupazione, in Luxottica ho vissuto tanti sconvolgimenti. Nel giro di pochi mesi siamo passati dalla firma di un contratto integrativo aziendale innovativo - grazie ad una nuova modalità di inquadramento e ad orari eccezionalmente flessibili che seguono l’andamento del mercato, e quindi necessari per la limitazione della flessibilità annuale (vengono pagate anche le giornate in cui rimaniamo a casa durante il periodo invernale, e poi recuperate al sabato nel periodo di aumento) e all’assunzione di 1.200 somministrati - alla gestione immediata e tempestiva di questa emergenza sanitaria.

In quasi 13 anni da Rsu ed Rls, questa azienda non aveva mai conosciuto crisi: solo una pandemia poteva frenare la sua crescita. Volevo fare una riflessione, e dare il mio punto di vista - che ovviamente differisce da quello di parecchi lavoratori e dai giornali che ne hanno parlato – sull’accordo firmato dalle segreterie nazionali con il gruppo dirigente aziendale lo scorso primo aprile, il cui cardine è l’integrazione al 100% della cassa integrazione ordinaria (cigo).

Spiegare la bontà dell’accordo, innanzitutto: l’azienda integrerà al 100% quanto percepito per la cassa integrazione, e lo anticiperà al 10 del mese. I colleghi che presteranno servizio riceveranno un contributo welfare parametrato alle giornate effettivamente lavorate, fino ad un valore massimo di 500 euro in beni e servizi. Le ferie, sia estive che natalizie, sono già state definite, nei termini di una settimana di chiusura totale dal 10 al 16 agosto a cui il dipendente può aggiungere una settimana consecutiva precedente o successiva, e un’ulteriore settimana usufruibile da giugno a ottobre, mentre le natalizie sicure sono dal 24 dicembre al 3 gennaio.

Quanto scritto sopra è stato salutato dai lavoratori come la manna dal cielo elargita dal padrone magnanimo che ha a cuore il loro benessere. E dalla solita stampa come un atto del datore di lavoro avveduto, mosca bianca nel panorama imprenditoriale italiano. L’unico ad aver menzionato i sindacati è stato proprio il Cavalier Del Vecchio, attualmente azionista di maggioranza di Essilor-Luxottica!

La mia indignazione nasce dalla dimenticanza che quanto avviene negli stabilimenti è frutto di contrattazione svolta da chi giornalmente partecipa attivamente al benessere dell’azienda stessa: stanca di leggere su fb il tripudio di ringraziamenti alla sola dirigenza Luxottica (si sa, il Cavaliere poteva anche fare a meno).

Fare il delegato è un “mestiere” difficile: è così nelle aziende che hanno problemi, ma in quelle che volano è difficile far capire ai colleghi la tua fatica e che quanto otteniamo non è un regalo. Aggiungiamo un piccolo particolare: in gran parte di alcune aree geografiche d’Italia, vige l’assurda idea che si debba ringraziare l’imprenditore di turno solo perché ti retribuisce. Per non parlare del fatto che le cose potrebbero andare peggio, che “piuttosto che niente meglio piuttosto”, e via dicendo. Io sono dell’idea che lavoriamo in un’azienda sana in cui possiamo portare a casa parecchio, però è vero che nessuno regala niente, che se ci guadagniamo qualcosa è perché abbiamo studiato e abbiamo un’ottima conoscenza del funzionamento dell’azienda e capacità di rielaborazione.

Sono dell’idea che nessuno regala niente: anche altre aziende hanno fatto questo passo che se ci pensiamo non è così oneroso, ma senza apparire in tutti i giornali, pensiamo al ritorno pubblicitario quindi. Sarebbe stato veramente un grande passo quello di garantire la maturazione dei ratei (ferie, permessi, tredicesima e tfr) che al momento non c’è ma che potrebbe essere il prossimo sforzo da portare avanti (pensate a fronte della forte diminuzione di tutto ciò cosa può essere un’integrazione del 20% circa).

Faccio un ragionamento sulla chiusura così programmata: la necessità di recupero è evidente, ma mi preoccupa la ricaduta sul turismo (che rappresenta la gran parte del tessuto economico italiano) e sulle aziende dell’indotto coinvolte.

 

Concludo infine con quello che mi preoccupa di più: sarà difficile per noi Rsu tenere fermo il punto per il mantenimento di quanto fin qua guadagnato, e far sì di non pagare prezzi altissimi. Soprattutto perché, se ora in molti ci ringraziano in qualche modo, ho paura che un domani, pur di tornare alla normalità e rientrare al lavoro, i colleghi possano chiederci di farci da parte e accettino qualsiasi condizione “perché bisogna dare una mano ad un’azienda che tanto ci dà”!

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