Rafforzare i sistemi pubblici e la filiera dei servizi territoriali: una priorità strategica - di Paolo Righetti

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L’emergenza sanitaria, economica e sociale che stiamo attraversando ha reso evidenti le criticità e le carenze del sistema di tutela della salute e di protezione sociale che denunciamo da anni. Progressivi tagli lineari delle risorse, scelte gestionali e organizzative sbagliate, e processi di privatizzazione, hanno prodotto l’inadeguatezza della risposta a esigenze sanitarie e sociali crescenti. Una inadeguatezza i cui effetti devastanti abbiamo toccato con mano proprio nella gestione di questa emergenza: dalla mancanza di Dpi, di macchinari indispensabili, di posti letto di terapia intensiva, alle carenze del sistema di screening, isolamento e trattamento; dalla ulteriore contrazione dei servizi residenziali, semiresidenziali e domiciliari, in particolare per le fasce più fragili, alle carenze strutturali del sistema degli ammortizzatori sociali e degli strumenti di contrasto alla povertà.

Per questo non può tornare “tutto come prima”. Serve un nuovo modello di società, un cambiamento radicale nelle politiche economiche e sociali, per garantire a tutti i diritti primari e l’accesso alle prestazioni e ai servizi essenziali. La salvaguardia e il rafforzamento dei sistemi pubblici di tutela della salute, di protezione sociale, di istruzione e formazione, devono tornare ad essere la priorità nella programmazione istituzionale e nell’utilizzo delle risorse.

Determinante è l’intera filiera delle infrastrutture, delle strutture e dei servizi territoriali, intesa nella sua complessità: i servizi sanitari e socio-sanitari, socio-assistenziali, sociali, educativi, i servizi pubblici locali, le politiche abitative, gli strumenti di contrasto alla povertà. E’ dagli investimenti in questo ambito e dall’organizzazione e dall’efficienza di questa filiera che dipendono il diritto alla salute, all’assistenza, all’istruzione, alla casa, l’accesso universale e la qualità complessiva dei servizi, l’esigibilità e l’erogazione dei Lea.

L’efficacia e la continuità delle misure e degli interventi concreti nel territorio sono indispensabili sia per gestire le emergenze sanitarie, sia per garantire in modo strutturale tutele e risposte ai bisogni delle persone con patologie croniche, non autosufficienti, con disabilità, con dipendenze, con disagi psichici, una rete adeguata di servizi per l’infanzia, di asili nido e scuole materne, di consultori e di centri antiviolenza, la possibilità di conciliare tempi di vita e di lavoro, di garantire un sostegno economico sostanziale per i canoni d’affitto, per le rette e le tariffe dei servizi pubblici locali.

E’ un ambito d’intervento strategico per la nostra azione di contrattazione sociale e territoriale a tutti i livelli, con il governo, le Regioni e gli enti locali, per la tutela complessiva di tutti coloro che rappresentiamo e vogliamo rappresentare. E come per altri ambiti strategici, serve un forte sostegno dal governo, un forte incremento delle risorse economiche, degli organici e delle diverse professionalità necessarie al rafforzamento di questa filiera.

Decisivo sarà il superamento strutturale dei vincoli di bilancio europei, la predisposizione di strumenti di finanziamento straordinario che non alimentino il debito pubblico dei singoli Paesi, il riorientamento e il pieno utilizzo di tutti i fondi europei. Ma altrettanto importante è un cambiamento radicale a livello nazionale delle politiche fiscali, delle modalità di reperimento delle risorse, delle priorità per il loro utilizzo. Proprio qui si sta riproponendo uno scontro di potere, di orientamento delle scelte, tra interessi e rappresentanze sociali diverse, nella contrapposizione tra chi, come noi, sostiene l’urgenza di ripristinare più equità e progressività fiscale, e chi sta rilanciando la riduzione generalizzata delle tasse.

Sono le stesse forze politiche e categorie economiche che criticano le misure “insufficienti” del governo a chiedere allo Stato “più risorse”, e contestualmente a riproporre la flat tax, il “meno tasse per tutti”. Vedono come il fumo negli occhi qualsiasi intervento strutturale per la riduzione dell’evasione fiscale. Sono gli stessi, imprese, commercianti, artigiani, che si lamentano dell’inadeguatezza delle misure a loro sostegno, le uniche “utili e produttive”, e bollano come “assistenzialismo” le misure a sostegno del reddito di lavoratori, disoccupati, di chi si trova in condizioni di forte disagio sociale.

Sono equazioni insostenibili sul piano etico e sociale, ma anche su quello logico e razionale. Rappresentano una prospettiva che metterebbe a forte rischio la possibilità di salvaguardare e migliorare la qualità dei diversi sistemi pubblici.

Nella consapevolezza di questo livello di scontro e di mistificazione della realtà, la sfida è sul piano politico, sindacale e culturale. C’è un bisogno urgente di informazione e controinformazione. E’ più che mai necessaria una tempestiva e visibile riproposizione, nei luoghi di lavoro e a livello mediatico, degli obiettivi e delle priorità indicate dalla Cgil e dal sindacato unitario.

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