Pieno successo dello sciopero nazionale della logistica - di Luca Benedetti

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Rimuovere le pretese padronali, per un contratto di valorizzazione salariale e di nuovi diritti.  

Primavera calda per la logistica e il trasporto merci. Il 29 marzo è stata un’importante giornata di lotta e di mobilitazione per l’intero comparto. I lavoratori hanno infatti incrociato le braccia nel giorno in cui Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno proclamato lo sciopero nazionale dell’intero settore per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Il risultato e l’adesione sono stati straordinari oltre che sorprendenti, tenendo in considerazione che la proclamazione era avvenuta soltanto dieci giorni prima.

I lavoratori hanno risposto massicciamente alla chiamata delle organizzazioni sindacali, fermando per un giorno la movimentazione delle merci nell’intero Paese. Un segnale importante che dovrà essere tenuto in considerazione dalle associazioni datoriali, che in un anno di trattativa, già resa difficile dalla pandemia, sono state soltanto capaci di porre sul tavolo di trattativa proposte finalizzate alla riduzione del costo del lavoro, e contemporaneamente formulare richieste inique e irricevibili, tese esclusivamente a ottenere ulteriore flessibilità.

Precarizzazione del mercato del lavoro, abolizione degli scatti di anzianità, riduzione delle giornate di ferie e permessi retribuiti, abolizione del pagamento delle festività, impoverimento della clausola sociale messa a garanzia dell’occupazione e del reddito. Queste sono soltanto alcune delle rivendicazioni fatte dalle controparti, le quali al contempo non hanno accolto nessuna delle richieste sindacali, sia sulla parte normativa che su quella economica.

I lavoratori della logistica, come più volte ribadito, sono stati più che mai indispensabili nel corso dell’ultimo anno, consentendo alle imprese continuità nell’attività, garantendo i rifornimenti dei beni di prima necessità e di consumo a tutta la popolazione, anche a rischio della personale incolumità. Per questo le pretese datoriali sono risultate ancor più vergognose ed offensive.

Con lo sciopero si chiede che le richieste padronali vengano rimosse dalla discussione, aprendo almeno alla possibilità di un rinnovo della parte economica, che dovrà necessariamente essere congrua rispetto allo sforzo fatto dai lavoratori. Non è accettabile che un settore che ha visto nell’ultimo anno crescere i propri utili in maniera evidente, non sia in grado di garantire ai lavoratori un aumento salariale equo e dignitoso.

E’ un mondo in continua trasformazione, dove parallelamente al costante aumento dei flussi e dei volumi delle merci trasportate, oltre che dei fatturati delle aziende, si assiste ad un inarrestabile processo di digitalizzazione e automatizzazione dei processi. Da qui la necessità di affrontare questo rinnovo contrattuale con spirito innovativo, capace di dare risposte alle esigenze dei lavoratori, coniugandole con i mutamenti in atto, al fine di governare il cambiamento in atto.

Non è più rinviabile il riconoscimento dei nuovi profili professionali venutisi a creare per via di questa rivoluzione, e non ancora contemplati nelle declaratorie dei livelli di inquadramento contrattuali. Si dovranno inoltre realizzare specifici percorsi formativi, per garantire a lavoratrici e lavoratori le competenze necessarie per affrontare le nuove professionalità. Così come molto c’è ancora da fare nel settore della cooperazione, dove ancora permangono troppi ostacoli per il conseguimento di una completa equiparazione economica e dei diritti tra soci lavoratori e dipendenti.

Lo stato di cose che si è venuto a creare per via della ingiustificabile rigidità delle associazioni datoriali e delle aziende del settore ha di fatto bloccato il rinnovo contrattuale, in un momento in cui, mai come prima, si avverte la necessità impellente di regole e garanzie nuove per i lavoratori.

Se si dovesse chiudere la partita con un semplice rinnovo della parte economica, rimandando i temi della discussione a un futuro le cui tempistiche sono ad oggi non definibili con certezza, sarebbe per tutti un’occasione persa per porre precise norme a governo del settore e tutela dei lavoratori.

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