I 75 anni dalla prima mimosa e dal primo voto alle donne in Italia - di Vilma Nicolini

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L’8 marzo 1946 la “Giornata della Donna” fu commemorata in tutta Italia (l’Udi l’aveva celebrata l’anno prima nelle zone già liberate), e comparve per la prima volta il suo simbolo: la mimosa, tuttora un’immagine significativa per ricordare le lotte comuni delle donne. Quindi da 75 anni l’8 marzo rappresenta un appuntamento di mobilitazione per l’affermazione dei diritti delle donne, che si sono passate il testimone di generazione in generazione, portando avanti una politica di lotte e conquiste, costruendo relazioni tra donne per ottenere e difendere libertà legate al lavoro, alla maternità, alla salute, alla sessualità e all’autodeterminazione, contrastando ogni forma di discriminazione, di violenza e di tentativo di possesso dei loro corpi.

Ognuna di noi deve sentirsi riconoscente verso quelle donne che hanno contribuito, anno dopo anno, a ricordare e fare il punto sulle loro conquiste, a proporre ciò che ancora mancava, e manca, per la libertà e l’uguaglianza tra donne e uomini nella nostra società. E’ un dovere celebrare il tanto lavoro fatto dalle donne venute prima di noi, che ci permette oggi di godere di libertà e diritti che fino a un secolo fa non esistevano. Diritti che abbiamo, che spesso ignoriamo, o che non difendiamo abbastanza.

In questo mese di marzo ricorre anche il 75°anniversario del riconoscimento alle donne del diritto ad essere elette. Il Dl 74 del 10 marzo 1946 colmava una lacuna di cittadine dimezzate (il Dl 23 del 1° febbraio 1945 riconosceva alle donne solo il diritto all’elettorato attivo), e chiudeva positivamente un percorso culturale, giuridico e di lotta delle donne che era durato oltre un secolo. Le prime elezioni amministrative alle quali le donne furono chiamate a votare si svolsero dal 10 marzo 1946 in cinque turni, mentre le prime elezioni politiche, insieme al Referendum monarchia-repubblica, si tennero il 2 giugno 1946.

Avete mai pensato che se non ci fossero state le donne, con le loro tenaci battaglie di emancipazione e liberazione, attraverso un profondo intreccio con le associazioni, i movimenti, i sindacati, i partiti e le istituzioni, l’Italia oggi sarebbe un Paese arretrato?

Purtroppo, anche in occasione di questo 8 marzo, dobbiamo constatare con sconcerto e rabbia che il contatore della violenza maschile sulle donne non si è fermato; discriminazioni e violenze continuano ad essere esercitate nell’indifferenza generale della politica, e nella tolleranza collettiva, culturale e sociale, dell’intero Paese. La violenza maschile che annienta la dignità e spesso distrugge la vita delle donne si manifesta in vari modi: donne uccise, stuprate, sfigurate, segregate, emarginate, maltrattate, dimenticate, sfruttate, sottopagate, svilite, discriminate. Una violenza nutrita da una cultura del possesso e negazione dei diritti, da una cultura patriarcale e sessista che continua ad associare ruoli di prestigio e di potere agli uomini, e nel momento in cui le donne provano a farsi spazio le ostacola con pregiudizi, denigrandole.

Tante le azioni per arginare il fenomeno, ma la prevenzione della violenza sulle donne passa attraverso un cambiamento della società, dalla famiglia alla scuola, ai luoghi di lavoro e di aggregazione, modificando il linguaggio e gli stereotipi che ingabbiano donne e uomini. L’Italia non è ancora un paese per “donna”. Siamo in uno stato di emergenza, ma il paradosso è che questa “emergenza” è sistemica, perché ogni giorno vi sono notizie di femminicidi, violenze domestiche, discriminazioni, molestie e stupri.

La crisi in cui ci troviamo può riportare indietro le lancette della recente storia femminile, perché non esistono deleghe o tutele che possano garantirci da ritorni al passato e da tentativi di restaurazione. Non bisogna dare nulla per scontato, tanto meno i diritti delle donne e i diritti civili, che sono una conquista recente. Anzi dobbiamo proseguire il cammino di crescita, uguaglianza e difesa dei diritti che le donne prima di noi ci hanno affidato, e che vogliamo trasmettere alle nostre figlie e figli.

Ai più scettici diciamo che ormai è ampiamente dimostrato che i diritti delle donne sono i diritti di tutti, e vanno garantiti ed ampliati per costruire un mondo migliore; la democrazia cresce assieme ai diritti che garantisce: più cittadini vengono tutelati, più si rafforzano le libertà collettive, rendendo tutte e tutti noi più forti e sicuri, nel rispetto delle libertà fondamentali di ogni individuo. Abbiamo ancora tanta strada da fare per conquistare il futuro, e per questo continueremo a vigilare e lottare!

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