Dalle parole ai fatti? - di Leopoldo Tartaglia

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L’intensità dei tre giorni di lavori a Rimini ha forse fatto passare in secondo piano un primo fatto importante, che ha dato fiducia e passione ai circa 900 tra dirigenti, delegate e delegati, pensionate e pensionati presenti all’Assemblea Organizzativa della Cgil: è stato il primo incontro “di massa” in presenza dopo due anni di riunioni quasi solo in remoto. Che la pandemia non sia ancora alle nostre spalle lo hanno ricordato i circa 200 – tra i 1.097 delegati totali – collegati da remoto, compresi alcuni degli interventi.

A Rimini si è arrivati dopo un percorso fatto di oltre 1.500 Assemblee generali, a partire da quelle territoriali di categoria, con la partecipazione – dati della relazione di Ivana Galli – di oltre 64.580 persone. E con una mole enorme di documenti di sintesi prodotti dalle Assemblee generali regionali e nazionali di categoria per ognuna delle 11 schede tematiche oggetto della discussione.

Come avevamo segnalato nel nostro contributo al dibattito (https://www.sinistrasindacale.it/index.php/documenti/2105-contributo-del-coordinamento-nazionale-di-lavoro-societa-per-una-cgil-unita-e-plurale-sul-documento-per-l-assemblea-organizzativa-nazionale), se la struttura in schede ha consentito un maggior approfondimento dei singoli punti, ha però rischiato di far perdere il vero baricentro della “riforma organizzativa”: la centralità del territorio e delle Camere del Lavoro, e la partecipazione democratica di delegate e delegati e attiviste e attivisti Spi.

Come succede in queste grandi assise, i lavori corrono su binari paralleli: la plenaria e le commissioni, in questo caso la commissione politica per proporre la versione finale delle 11 schede. Io ho rappresentato l’aggregazione programmatica “Lavoro Società per una Cgil unita e plurale” in questa commissione, e quindi non ho seguito il dibattito generale, se non vedendo dagli schermi chi di volta in volta si alternava sul podio. Ne ho tratto l’impressione di un buon numero di interventi di delegati e delegate (spesso giovani), oltre a quelli dei segretari generali. In plenaria poi ci sono stati i saluti delle autorità locali e del presidente Anpi, Gianfranco Pagliarulo, e due lectio magistralis: sulla situazione internazionale (“il mondo accelerato”) del direttore di Limes, Lucio Caracciolo (https://www.collettiva.it/copertine/internazionale/2022/02/11/video/europa_e_russia_la_storia_alle_porte-1862256/), e su “Aprire una grande stagione dei diritti” di Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale Istat (https://www.collettiva.it/copertine/economia/2022/02/11/video/aprire_una_grande_stagione_dei_diritti-1864284/).

Per quanto riguarda i lavori della Commissione politica, i cui esiti sono stati votati a grandissima maggioranza dall’Assemblea, la segreteria aveva presentato nuove sintesi delle schede che raccoglievano quanto emerso dalle Assemblee generali di categorie nazionali e strutture regionali. I nodi di volta in volta emersi – senza fare una descrizione puntuale per schede - sono stati, tra gli altri, quello delle risorse provenienti dalla bilateralità e della loro interazione con le risorse dell’organizzazione e, discussione complessa, sulla contrattazione nei siti e filiere con presenza di più categorie, conclusa con l’indicazione di partecipazione al coordinamento e ai tavoli negoziali di tutte le categorie interessate.

Dibattito intenso anche su democrazia interna e organismi decisionali: si assorbe il Direttivo nella Assemblea generale con il 50% da posti di lavoro e leghe Spi. Tuttavia, noi ed altri abbiamo paventato i rischi di un ritorno ai vecchi direttivi, con la scomparsa di fatto dei delegati man mano che si sale nella struttura, e con un ulteriore rafforzamento degli esecutivi. Alcune categorie hanno infatti chiesto flessibilità sulla percentuale di delegati nelle Assemblee generali regionali e nazionali, per non “sacrificare” le strutture ai delegati.

Si istituisce l’assemblea territoriale dei delegati, ma con una certa indeterminatezza su compiti e poteri. Controversa l’indicazione che le Rsu si attengano agli esiti del voto dei lavoratori, salvo i diritti indisponibili. Sulla norma antidiscriminatoria molti chiedevano impegni e verifiche più stringenti, e noi avevamo proposto una formulazione più stringente anche sulla partecipazione dei migranti.

Fermi restando i rimandi al Congresso laddove sono necessarie modifiche statutarie, le schede contengono in molti casi rinvii a commissioni o gruppi di lavoro (ad esempio sui perimetri contrattuali), e inseriscono date di verifica per tutto il 2022 e periodicamente (ad esempio sul tesseramento). È chiaro che il vero banco di prova è l’attuazione pratica delle decisioni assunte.

Fin dall’inizio “Riconquistiamo tutto” e “Democrazia e lavoro” insieme, e “Le giornate di marzo”, hanno annunciato un voto contrario alle schede.

L’Assemblea ha approvato tre ordini del giorno: contro la guerra in Ucraina, sulla situazione internazionale in generale, di solidarietà agli studenti e per la fine dell’obbligo all’alternanza, dopo le tragiche morti “sul lavoro” di due studenti.

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