Il difficile ma appassionante “mestiere” di delegata - di Susan Moser

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Intervento all’Assemblea Organizzativa, Rimini 10 febbraio  

Sono delegata della Luxottica e parlerò di quello che conosco: del lavoro di fabbrica, e di come funziona fare il delegato in un’azienda così grande: una fabbrica che all’apparenza non ha problemi; non parliamo di cassa integrazione, non parliamo di esuberi, non parliamo di tante cose che nelle realtà più piccole purtroppo pesano tanto sui delegati. Voglio partire da qua, da quello che conosco, per arrivare a dirvi qual è la mia idea di organizzazione della Cgil; e del punto che mi ha colpito della discussione sulle schede, cioè quello di decidere tra Assemblea Generale e Direttivo.

La mia realtà è una delle nove unità produttive di Luxottica presenti in Italia. È una delle realtà più piccole, anche se conta ben un migliaio di persone che ci lavorano: 800 a tempo indeterminato e 200 sono i somministrati.

Ieri il nostro segretario generale ci ricordava, purtroppo, di un’altra morte violenta sul lavoro di un compagno di 58 anni. Io vi voglio ricordare però che sul posto di lavoro, nelle fabbriche, ci si ammala ancora molto lentamente. Ci si ammala di malattie professionali che molto spesso sottovalutiamo. Secondo me è un argomento che dovremo riportare all’attenzione dei lavoratori che non sono molto ferrati su questo, e anzi hanno paura di dichiarare la malattia professionale per paura di chissà quali ritorsioni.

Io non mi sento delegata della Filctem, perché mi sento delegata della Cgil. Il perché è semplice: in azienda le persone hanno imparato che, oltre a rappresentare i lavoratori a tempo indeterminato, io rappresento anche i 200 lavoratori di Nidil, rappresento anche i lavoratori della Filcams che lavorano nelle cucine e che fanno il servizio di vigilanza all’entrata nell’azienda, rappresento anche i lavoratori della Funzione pubblica, perché da noi chi viene a fare le pulizie è assunto da una cooperativa sociale.

Come ho fatto a farmi conoscere all’interno della fabbrica? Con gli sportelli. Abbiamo iniziato con gli sportelli, io insieme al mio gruppo Rsu abbiamo iniziato ad andare nelle Camere del Lavoro e a fare le permanenze anche là. Poi i lavoratori si passano parola. Devo dire però che l’unico sindacato che si occupa dei somministrati in Luxottica è la Cgil, e di questo mi vanto. Siamo veramente gli unici che seguono anche loro. Infatti a breve andremo al rinnovo - noi siamo scaduti da due anni come Rsu, ma causa pandemia non siamo riusciti a fare le elezioni – e spero ci saranno anche dei candidati per Nidil che siederanno al tavolo con noi in trattativa in sede di rinnovo del contratto aziendale.

Vi parlavo di sportello, di permanenza e di un broadcast, perché ormai nel 2022 con quello raggiungiamo i lavoratori, un broadcast che conta circa 250 iscritti, lavoratori e simpatizzanti della Cgil.

In una realtà così buona però, come vi dicevo, fare il delegato è difficilissimo, perché quando le cose vanno bene il merito è dell’azienda, e quando le cose vanno male è il sindacato che sta facendo poco. Quindi io capisco le difficoltà delle realtà più piccole, che parlano di problematiche ben diverse dalle mie, però vi assicuro che fare tessere, fare iscritti, e soprattutto mantenerli, è difficilissimo.

C’è una cosa che vorrei mettere all’attenzione dei segretari e del gruppo dirigente: tutto questo viene fatto, ripeto, in un’azienda con 1.000 persone, da 12 delegati. Dovrei riuscire a girare per i reparti, parlare con i lavoratori, fare sportello, andare nelle Camere del Lavoro e dare una mano ovviamente ai territoriali, che non arrivano dappertutto, maturando otto ore di permesso al mese. Non so se secondo voi bastano. Ma ve lo dico io: no! Quindi, secondo me, dovremmo cominciare a differenziare il monte ore per aziende, per attività e per quelle che sono le problematiche di un’azienda.

Passo a parlare della Cgil e di quello che è per me l’organizzazione. La Cgil dovrebbe tornare ad essere un’organizzazione orizzontale: riavvicinarsi all’ampia base di lavoratori, iscritti e delegati che sostengono tutta la parte apicale. Parliamo spesso di distanza tra gruppo dirigente e lavoratori e in questo periodo di pandemia si vede ancora di più, perché io vi invito a tornare nelle fabbriche, perché è vero che il lavoratore si affeziona alla Rsu, però ad un certo punto si chiede chi ci sia dietro alle Rsu e chi lo protegga.

Allora ringrazio la mia ‘nazionale’ Sonia Paoloni, che è sempre presente e che mi risponde sempre al telefono, però vorrei più presenza nel posto di lavoro, perché i lavoratori ne sentono la necessità. Ripeto, non perché non riconoscano in me e negli altri delegati il ruolo che abbiamo, ma perché hanno bisogno di vedervi. Io lo ripeto anche al mio segretario: siamo una realtà al confine dell’impero di Zaia, perché siamo tra la provincia di Treviso e la provincia di Belluno, ma se venite a farvi un giretto c’è anche il prosecco che è buono! Questo per dire che non si può contare sempre sulla buona volontà dei delegati. Bisogna in qualche modo dare gambe e seguito alle parole e a tutto quello che scriviamo nei contratti: il ruolo del delegato è centrale, però, nei fatti, facciamo molta fatica, e rischiamo che i delegati si stanchino di correre e fare, e perdano la volontà.

Direttivo e Assemblea Generale: a me piace tantissimo l’idea di accorpare, diciamo così, i due organismi, anche perché nell’Assemblea Generale ci sono più delegati. Bisogna però che abbiano il coraggio di parlare, perché molto spesso ci lamentiamo alla macchinetta del caffè di non avere la possibilità di parlare, poi quando ne abbiamo l’occasione ci vergogniamo a dire quello che pensiamo. Io li esorto a farlo.

 

Chiudo dicendo come sono arrivata alla Cgil. Io mi sono laureata in Scienze Ambientali facendo la cameriera ai piani, facendo le stagioni, e facendo pulizie mentre studiavo. Ho fatto il mio lavoro per un po’ con contratti a progetto, co.co.co., co.co.pro, tutte quelle cose schifosissime che conosciamo. Alla fine sono entrata in Luxottica, che è una fabbrica ma mi permette di sopravvivere con un buon stipendio. Ho avuto la fortuna di finire a lavorare a fianco ad una delegata della Cgil, che mi ha parlato di sindacato. Ho deciso che quella poteva essere la mia strada, perché fare per otto ore sempre lo stesso mestiere probabilmente mi avrebbe spento la testa. Fare il delegato invece mi ha tenuta viva e mi permette di sopravvivere. Quindi io vorrei veramente che tornaste nelle fabbriche come gruppo dirigente, a spiegare il valore della parola compagno, che all’inizio mi sembrava come dire un concetto vecchio e che invece ha un valore profondissimo. Quindi chiudo dicendo una bellissima frase, che vorrei si realizzasse in tutti i sensi: compagni, al lavoro e alla lotta!

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