Finché c’è guerra c’è speranza - di Maurizio Brotini

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Il ministro della guerra Guerini dice candidamente che bisogna aumentare la spesa militare, già peraltro aumentata in precedenza. È stato prorogato lo stato di emergenza da parte del governo, neppure più motivato dalla pandemia. Salari e pensioni vengono falcidiati dall’aumento dell’inflazione e dall’esplosione del costo delle bollette. Lo stato sociale non si amplia. Il sistema dei media spara propaganda a palle incatenate, incitando allo scontro di civiltà. Si inviano armi, rendendoci cobelligeranti e di fatto in guerra.

Ma l’aumento della spesa in armi ha reso il pianeta più sicuro? Il potere di deterrenza ha funzionato? Ma davvero qualcuno crede alla necessità ineluttabile della missione civilizzatrice dell’uomo bianco contro i barbari, oggi definita democrazie liberali versus autocrazie? Abbiamo - hanno – l’Europa e gli Usa le carte in regola per dare lezioni di democrazia? E nel mentre sotto le bombe e le armi, come sempre, muore la povera gente, ricchi e potenti si arricchiscono.

Il popolo ucraino, e prima ancora le aree russofone, soffre in questo momento al punto più alto e sotto le luci dei media occidentali. Il popolo russo soffre e soffrirà ancor più a breve, partendo dai soldati per andare ben oltre, mentre capitalisti russi, media e alta borghesia stanno già facendo le valigie. Putin è il garante di questo blocco di potere, che niente ha da spartire con una idea di socialismo o di attenzione alle classi lavoratrici di quello sterminato paese. E in Italia qualche folle ricomincia a dire che bisogna ridurre il debito: ma i soldi per le armi e per i ricchi e potenti si trovano sempre!

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