Alberto Negri: “L’Occidente usa gli ucraini contro i russi, come ha fatto con i curdi contro il califfato” - di Frida Nacinovich

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Nel caos delle guerre, Alberto Negri è una sicurezza. A lungo firma del ‘Sole 24 Ore’, grande inviato e profondo conoscitore della geopolitica, oggi racconta sulle colonne de ‘il manifesto’ le evoluzioni in corso, o per meglio dire le involuzioni, sullo scacchiere politico internazionale.

Negri, come ne usciamo dal pantano della guerra russo-ucraina?
“L’ultima conferenza della Nato, ma anche tutte le altre che l’avevano preceduta, così come quelle che ci saranno nei prossimi due mesi, non lasciano prevedere spiragli di pace. Poi cosa significa pace? Al massimo, in questa situazione, vuol dire cessare il fuoco. Non si può parlare di pace. Non ci sono indicazioni concrete ad esempio su dove potrebbe essere fissata la linea per cessare il fuoco. Al momento si continua a combattere, si possono fare soltanto delle ipotesi. C’è chi sostiene che, per gli ucraini, i russi dovrebbero tornare sui confini precedenti al 24 febbraio. Ma non è affatto detto che Mosca sia d’accordo. Cioè che possa ritenersi soddisfatta accettando una linea entro i confini che c’erano prima che cominciasse quest’ultimo conflitto. E poi bisogna capire quanto le due parti, dal punto di vista militare, siano in grado di sopportare quanto a uomini e mezzi. Questo è l’aspetto fin qui più importante, per capire fino a che punto possono andare avanti a combattere”.

Inviare armamenti per arrivare ai negoziati di pace appare a molti un controsenso. Lei che ne pensa?
“Mandare armi? Certo che non favorisce processi di pace. Non stiamo mica giocando ai soldatini di piombo. E' chiaro che finché arrivano le armi si continua a combattere. Ma al di là di questo, ciò che conta è la capacità che hanno i russi di consolidare le conquiste che possono fare. Abbiamo visto che per esempio hanno dovuto mollare l’isola dei Serpenti agli ucraini. Quindi è chiaro che hanno difficoltà anche logistiche di consolidamento delle conquiste fatte. Non so fino a che punto possono arrivare, non so se vogliono fermarsi a Mykolaiv o andare verso Odessa. Ma certamente sforzi militari di questo genere implicano molte più truppe e molti più mezzi sul campo. Nello stesso tempo gli ucraini hanno capito che per loro è assolutamente una perdita continuare a combattere per villaggi e posizioni sul Dnepr, dove i russi tendono a fare terra bruciata. Anche gli ucraini hanno dei problemi di reclutamento di uomini, oltre che di mezzi militari che aspettano in particolare dagli Stati Uniti e dalla Nato”.

Mentre ci si affanna a difendere i diritti umani in Ucraina, si continuano a mandare al macello i curdi. Al riguardo l’ultimo vertice Nato di Madrid è stato chiaro.
“Dopo tutte le vane parole che abbiamo fatto fino ad ora, questo mi sembra l’unico argomento concreto di cui parlare. Cioè il fatto che si è giocato sulla pelle dei curdi l’ingresso della Svezia e della Finlandia nell’alleanza atlantica, una cosa assolutamente vergognosa. Soprattutto per l’Occidente e gli Stati Uniti, che hanno usato i curdi come fossero la loro fanteria contro il califfato. Così come stanno usando gli ucraini come fanteria contro la Russia. È la stessa cosa, magari un giorno o l’altro molleranno pure loro. Ma che Svezia e Finlandia siano arrivate a questo accordo è sconcertante. Perché non c’è solo l’estradizione del Pkk e dell’Ypg, cioè di quelli che combattevano a Kobane. C’è anche il fatto di togliere l’embargo di armi alla Turchia da parte di Finlandia e Svezia. Quindi, in poche parole, si arma nuovamente la Turchia per fare altre guerre contro i curdi. Guerre che sono già iniziate, visto che da aprile è in corso un’offensiva turca in quell’area, sia in Siria che in Iraq. Ancora più sconcertante è infine il fatto che, fra quelli che imputano a Putin di essere un aggressore e di aver violato il diritto internazionale, cosa che del resto ha fatto, nessuno si preoccupi di rimproverare alla Turchia non soltanto il massacro dei curdi ma anche l’occupazione di territori di altri paesi, sia in Siria che in Iraq”.

L’Europa sembra essere rimasta quella tratteggiata dal Mahatma Gandhi con una sola, fulminante, battuta: “Una buona idea”.
“L’Europa non ha alcun ruolo. Scusa, di che diamine di ruolo stiamo parlando?”

All’inizio del conflitto russo-ucraino si è parlato della necessità di un esercito europeo. E' già finito tutto in cavalleria?
“Ma va… Dai, queste sono cose che scrivono i giornali, quegli articoli che fanno piangere le mamme e ridere gli amici. Quando mai si è visto un esercito europeo in un’Unione europea dove non c’è una politica estera comune? Adesso facciamo l’esercito europeo? Mi sembra un po’ contraddittorio. Prima occorre una politica estera comune, poi una politica comune di difesa, e dopo forse arriverà l’esercito europeo. Prendiamo ancora il caso della Turchia e dei curdi. Quando nel 2019 gli americani si sono ritirati e hanno lasciato ad Erdogan mano libera per il massacro dei curdi siriani, gli europei avevano lasciato balenare l’idea di mettere sanzioni alla Turchia. Chi le ha mai viste queste sanzioni? Nessuno. Perché già la Turchia ricattava l’Unione europea sui profughi siriani, su quei tre milioni e mezzo di profughi che Erdogan si tiene in casa. Ecco perché non esiste un esercito europeo, e non c’è una presa di posizione europea. Lo abbiamo visto benissimo anche nelle vicende che hanno riguardato la Turchia e il Mediterraneo. Le famose zone economiche di esclusione. Oggi la Turchia pretende una zona economica di esclusione di mille chilometri, che parte dalle sue coste e che arriva fino a quelle della Libia. E l’Europa che fa? Niente. Mentre ci stiamo occupando dell’Ucraina, dell’est europeo e via discorrendo, lasciamo che il Mediterraneo sia di fatto in preda all’anarchia, e alla volontà di potere di vari Stati che si affacciano su questo mare. Per di più in una situazione di alta instabilità, come si sta vedendo anche in questi giorni in Libia, che non è certo una novità”.

Faccia finta di avere una sfera di cristallo: quando taceranno le armi in Ucraina?<

“Non possiamo pensare a una svolta a breve termine quando stiamo fornendo armi a una parte, mentre l’altra non ha la minima intenzione di sedersi a un tavolo. Mi sembra che entrambe in questo momento abbiano escluso un negoziato. Non escluderei però che ci siano delle trattative sottobanco. Questo sì. E queste trattative possono essere segnalate da alcune dichiarazioni che arrivano, di tanto in tanto, dalle due parti. Soprattutto da parte di Zelensky e di Kiev per la questione della Crimea. Mi sembra abbastanza improbabile che ad esempio gli ucraini puntino alla riconquista dei territori persi nel 2014. E questo fa capire abbastanza bene che, se si sta trattando dietro le quinte, è evidente che si discute di un cessate il fuoco sui confini precedenti il 24 febbraio, non certo a quelli del 2014. L’annessione della Crimea è data ormai per scontata”.

Scusi Negri, non le sembra che l’opinione pubblica italiana non capisca e non si adegui a questa guerra nel cuore dell’Europa?
“Molti non capiscono questa guerra ma tutti capiscono gli effetti di questa guerra, soprattutto in Europa e nei suoi paesi principali che sono la Germania, la Francia e l’Italia. L’esempio delle sanzioni è molto evidente. Queste sanzioni stanno in qualche modo penalizzando molto più i paesi europei di quanto penalizzino la Russia. Basta vedere come annaspano in sede europea per cercare di trovare un accordo sul prezzo del gas, e come l’Unione europea non sia riuscita ad avere una linea comune sugli approvvigionamenti di gas. Un giorno gli storici dovranno spiegare come mai, nei primi mesi di questo conflitto, l’Italia, la Germania e gli altri paesi europei abbiano dovuto versare miliardi di dollari e di euro alla Russia per mantenere gli approvvigionamenti di gas. Questo è un altro aspetto particolarmente interessante. Fa parte dell’apparato di propaganda occidentale voler ignorare che la Russia non è affatto isolata come viene descritta. La riunione dei Brics è stata evidente sotto questo punto di vista: India, Cina, Brasile, Sudafrica e tutti gli altri continuano tranquillamente a fare affari con la Russia: non solo comprano petrolio e gas, ma Cina e India hanno aumentato gli approvvigionamenti dalla Russia. Inoltre, se noi diamo uno sguardo al Medio Oriente, vediamo che molti paesi non si sono allineati con le decisioni europee. Faccio gli esempi più eclatanti: perché Israele non ha applicato sanzioni alla Russia? E non c’è solo Israele. Anche l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Nigeria stessa, per non parlare naturalmente della Siria. Tutti paesi che non solo non sono allineati con l’Occidente, ma mantengono intensi rapporti economici e commerciali, persino militari, con Mosca. Ecco perché si parla di propaganda. Si parla di propaganda nel momento in cui non si guardano i fatti così come stanno”.

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