Le forestali di Agrigento: “Amiamo questo lavoro, ma così non è dignitoso” - di Frida Nacinovich

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Se nell’immaginario collettivo il Corpo forestale è composto solo da uomini coraggiosi, che dall’alba al tramonto lavorano nei boschi, in territori impervi, con 40 gradi d’estate e sotto la pioggia d’inverno, in realtà ci sono anche le donne. Alle porte di Agrigento ne incontriamo due, Antonina Santino e Giuseppa Salvini, operaie esperte, che sfatano la vulgata di un lavoro solo maschile. E raccontano quanto di avventuroso, di nobile e anche di faticoso ci sia dietro un impiego che non viene considerato quanto dovrebbe. E che soprattutto è precario, stagionale, come se le tante aree verdi dell’isola avessero bisogno dell’intervento umano solo nei mesi considerati più a rischio di incendi, frane, smottamenti e altri pericoli naturali.

Il loro è un tipo di lavoro per cui bisogna essere tagliate. Ad esempio, a Giuseppa Salvini brillano letteralmente gli occhi quando racconta i suoi trentacinque anni da operaia forestale. “Ho iniziato nel 1986, avevo poco più di venti anni e ovviamente ero già innamorata di queste terre bellissime e selvagge. Ci occupiamo soprattutto di prevenzione degli incendi, cioè di realizzare viali ‘parafuoco’ che impediscono alle fiamme di propagarsi, riuscendo a circoscrivere i roghi fin dall’inizio”. Grazie al loro lavoro, al pari di quello degli addetti alle torrette sopraelevate che devono lanciare i primi sos, si possono evitare danni ingentissimi al territorio. “In primavera - spiega Salvini - i boschi hanno bisogno di essere zappati. Proprio in previsione dei mesi caldi estivi è importante zappettare i terreni”. Un lavoro essenziale ma faticoso, che viene svolto anche da questa donna minuta e decisa, che non dimostra certo la sua età. (“Ho cinquantacinque anni suonati. Ci crederesti?”).

Il problema di Giuseppa Salvini, che è delegata Flai Cgil, come quello di altre migliaia di sue colleghe e colleghi, si chiama stagionalità. Il suo contratto le garantisce solo 101 giornate di lavorato all’anno, numero che permette l’accesso alla disoccupazione agricola. Questa condizione accomuna poco meno di 8mila forestali, mentre altri 2.500 sono impiegati solo 78 giorni all’anno, e ulteriori 4mila hanno un contratto da 151 giornate. Di fatto sono precari o per meglio dire lavoratori poveri, che con grande fatica guadagnano 50 euro a giornata. “Immagina se ci pagassero con i voucher, significherebbe metterci in mezzo a una strada”.

Nella sua ‘divisione’ le donne sono una quarantina, poco meno della metà del contingente complessivo. “All’inizio gli uomini erano scettici sulle nostre capacità di essere all’altezza dei compiti da svolgere. Ma abbiamo dimostrato di lavorare come e meglio di loro”. Nonostante l’amore per la natura Salvini non si considera una lavoratrice fortunata: “Si tratta di un lavoro usurante ma non riconosciuto come tale, e che viene pagato poco, pochissimo. Sono 50 euro a giornata, quando nel mazzo devi mettere anche i costi degli spostamenti in auto in territori vasti e non facili da raggiungere. Vuol dire arrivare a stento a fine mese, risparmiando su tutto”. Nonostante questo, l’aver conquistato fin da giovane età una pur minima autonomia economica inorgoglisce l’operaia. “Mi sono sempre mantenuta da sola - rivendica - e questa è la vita che ho scelto di fare”.

Antonina Santino ha qualche anno in più di Giuseppa, anche lei trent’anni di anzianità di servizio fra i boschi dell’agrigentino. “Ho iniziato questo lavoro nel 1996, grazie a una delle ultime tornate di assunzioni della regione Sicilia”. Già, perché il numero dei forestali è diminuito di un terzo negli ultimi dieci anni, riducendosi ai 16mila di oggi, in massima parte stagionali. Così anche i team antincendio si sono ristretti, della metà, facendo aumentare i pericoli in situazioni ambientalmente difficili, climaticamente durissime e con mille imprevisti sempre dietro l’angolo. “La speranza era che il vecchio presidente regionale Musumeci investisse sul settore, impiegando anche i fondi europei, di fronte alle periodiche tragedie provocate dagli incendi e dalla cattiva manutenzione del territorio nell’isola. Invece non è successo niente di tutto questo, mancano i progetti per far fonte a esigenze sempre più pressanti in tempi di stravolgimenti climatici, che sono sotto gli occhi di tutti”.

Quando Antonina confida che quello di operaia forestale era l’unico lavoro che potesse fare, lo dice con un duplice, contrapposto sentimento: “Nell’isola, in generale nel meridione, il lavoro va conquistato ogni giorno, siamo stati il bancomat della politica italiana. Iniziare dopo i trent’anni a zappettare costruendo i viali antincendio, poi piantare, potare, curare il patrimonio boschivo non è certo stato semplice, ma lavorare in mezzo alla natura è un’esperienza impagabile”. Anche lei è iscritta alla Flai Cgil e non manca di sottolineare: “Un contratto che prevede solo 101 giornate ti rende una lavoratrice povera. Non abbiamo quei diritti e quelle tutele che rendono il lavoro dignitoso. Cosa ci resta? Abbiamo bisogno di una pensione dignitosa dopo una vita di fatiche all’aperto”. Donne, operaie, orgogliose di esserlo.

©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search