La Lombardia conferma il presidente, e anche tutti i problemi irrisolti - di Massimo Balzarini

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Osserva l’Istituto Cattaneo: “Il risultato delle elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia era largamente prevedibile, così come lo era stato quello per le elezioni nazionali, considerando che un centrodestra ri-composto sia in termini elettorali che politici in un formato simile a quello precedente al 2008 doveva fronteggiare avversari divisi. Si conferma la maggiore attrattiva di Fratelli d’Italia nelle aree economicamente più dinamiche, e una maggiore attrattiva della Lega nelle aree più periferiche, dove forse continua a pesare anche la presenza di una classe politica leghista più radicata”. Fa quindi riflettere la tenuta della coalizione di destra nelle aree maggiormente colpite dalla pandemia, zone nelle quali, per non chiudere le attività produttive, non si è arrestata efficacemente la diffusione del virus nella nostra regione, mostrando l’inefficienza nella gestione dell’emergenza.

Altro dato su cui riflettere è l’astensionismo, cioè la rinuncia alla partecipazione alla vita politica, nello specifico al voto. Certamente il collegamento fra le intenzioni di voto e il successivo indirizzo politico sia regionale che nazionale non è lineare, e sempre maggiore è la distanza fra le dichiarazioni in campagna elettorale e le scelte compiute a posteriori. Gli eventi di questi giorni confermano questa divergenza.

Per contro nella regione restano dati incontrovertibili sulla gestione di molte questioni, sia in termini di mancate scelte che di un preciso modello di sviluppo.
Partiamo dal dato infortunistico: la Lombardia chiude il 2022 con 131.692 infortuni, oltre il 27% in più dell’anno precedente, di cui 177 mortali, con un incremento dell’8%. Il dato si commenta da solo, si conferma inaccettabile certamente per il Paese, sicuramente per la Regione che deve assumersi precise responsabilità politiche.

In attesa che i datori di lavori si assumano, finalmente, l’onere di garantire condizioni di lavoro sane e sicure, la politica non può sottrarsi alle proprie responsabilità evidenziate anche dalla Corte dei Conti, che ha messo nero su bianco l’inefficacia del sistema di prevenzione in Lombardia, a partire dal piano di controlli scarso e non adeguato, oltre al mancato turn-over, dei servizi ispettivi sempre più carenti di personale, e di risorse economico-finanziarie. Come si pensa di rilanciare lo sviluppo economico della regione con queste premesse?

Sul sistema sanitario lombardo ci vorrebbero pagine e pagine: l’inefficienza del piano vaccinale prima e della gestione della pandemia poi sono sotto gli occhi di tutti, con il sistema pubblico che si è fatto carico della gestione covid e il privato che si è sostituito nella gestione ordinaria della prevenzione, quindi creando “business” a spese della collettività. Sulle liste d’attesa siamo alla farsa, se si necessita di prestazioni in tempi ragionevoli, come spesso indicato dagli stessi medici sulle prescrizioni, è necessario accedere al privato che, pur essendo convenzionato, opera in libera concorrenza sul sistema pubblico. La carenza di personale a tutti i livelli è ormai strutturale, con il rischio concreto che molti cittadini siano privi del medico di base, vi siano carenze di organico anche nelle strutture ospedaliere, e le “case delle comunità” diventino solo contenitori vuoti. Sebbene in piena campagna elettorale sia il presidente Fontana che l’assessore Moratti abbiano inaugurato questi “contenitori vuoti”!

Sul fronte ambientale la regione non gode di buona salute, attestandosi come una delle più inquinate d’Europa, con forte presenza di amianto da rimuovere e smaltire, tema sul quale la politica regionale è totalmente assente. Le azioni messe in campo per la riduzione dell’inquinamento, del ricorso a fonti energetiche rinnovabili e all’economia circolare sono sporadiche, non costituiscono una risposta sistematica al problema, per mancanza di una visione strategica. A tutto questo la politica regionale di destra risponde rivendicando l’autonomia differenziata come soluzione alla carenza di risorse e alle mancate risposte dal governo nazionale. Questa scusa non potrà più funzionare a partire da esempi recenti come la cancellazione del bonus 110%, o la mancata sterilizzazione delle accise sui carburanti.
Nonostante tutti questi problemi irrisolti, per una Regione che si vanta di essere uno dei quattro motori d’Europa, evidentemente la propaganda elettorale priva di contenuti paga, ed è più efficace identificare un “nemico” che affrontare le deficienze nella gestione della pandemia, con le conseguenze a cui tutti abbiamo assistito. Tutto questo non ci farà rinunciare, come Cgil, dal rivendicare un diverso modello sociale, equo ed inclusivo per questa regione.

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