Pelli: sottoscritta l’ipotesi di rinnovo del contratto nazionale 2023-26 - di Alessandra Greco

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Il 26 maggio scorso è stata sottoscritta l’ipotesi di accordo per il rinnovo del Ccnl Pelli e succedanei, scaduto il 31 marzo 2023. Il settore delle pelli, del cuoio e succedanei rappresenta un comparto cruciale e fornisce materiali per una vasta gamma di prodotti, dalle calzature all’abbigliamento e accessori. È un settore in crescita a livello mondiale, e rappresenta la produzione trainante a livello commerciale ed economico dell’industria manifatturiera dell’alta moda italiana. Un settore in fase di recupero post pandemia che continua a registrare una crescita anche nel primo trimestre 2023, pur con tutte le incertezze del periodo.

Parlare di settore però non vuol dire necessariamente parlare delle realtà produttive ad esso collegate all’interno del nostro Paese. Il comparto manifatturiero è composto infatti da grandi aziende capofila che registrano dati e risultati decisamente positivi, e da tutta la filiera ad esse collegata che è composta di micro, piccole e medie imprese (oltre 4.600 imprese che contano un numero di lavoratori medio di poco superiore ai 7), che faticano a imboccare la via della ripresa.

In questo ultimo contesto, che vede assente la contrattazione collettiva aziendale, il rinnovo del Ccnl si pone come unica tutela dei diritti, del salario e delle condizioni di lavoro.

Il rinnovo prevede nella parte normativa alcune importanti novità. Viene eliminato il 1° livello di inquadramento entro dicembre 2023, e si prevede una commissione che elaborerà il testo unico per la nuova declaratoria degli inquadramenti. La revisione delle declaratorie e dei livelli di inquadramento rappresenta uno degli strumenti fondamentali per garantire la tutela dei lavoratori, l’equità salariale e lo sviluppo professionale nel settore. Adattarsi ai cambiamenti tecnologici, promuovere la formazione e la crescita professionale deve essere la sfida e l’obiettivo per attrarre nel settore le nuove generazioni.

Aumentano le ore di studio, che passano da 100 a 120. Il periodo di comporto è elevato a 15 mesi per le gravi patologie. È innalzata dal 10 al 12% la percentuale di domanda per part time, con la definizione delle nuove casistiche per ottenerlo. Viene previsto un mese retribuito a carico dell’azienda, in aggiunta a quanto previsto per legge, in caso di violenza di genere, e introdotto un periodo di aspettativa fino a 21 giorni a sostegno delle donne che intraprendano percorsi di fecondazione assistita. Viene aggiornato il periodo di preavviso per operai ed intermedi.

Per la parte economica, l’aumento è di 180 euro sul Tem (Trattamento economico minimo) distribuite in tre tranche di 60 euro a dicembre di ogni anno. Sono previsti inoltre 3 euro sull’assistenza previdenziale di Sanimoda a partire da gennaio 2024, e un aumento del contributo aziendale sul fondo previdenziale di Previmoda dello 0,3% a partire da luglio 2025. L’intesa prevede dunque un aumento complessivo sul Tec (Trattamento economico complessivo) di 200 euro, e un montante retributivo complessivo di 3.240 euro. L’elemento di garanzia per le aziende che non hanno contrattazione di 2° livello viene aumentato a 310 euro annui sul secondo livello, a partire dal 2024.

Il contratto decorre dal 1° aprile 2023 al 31 marzo 2026, e sarà efficace se approvato dalla consultazione nelle assemblee dei lavoratori che avrà termine il 31 luglio.

Si tratta sicuramente di un buon rinnovo, sia per la parte normativa che per quella economica. Resta tuttavia molto da fare in un settore, come già detto, composto da una miriade di piccole-medie imprese di filiera, a cui, nostro malgrado, il Ccnl non riesce ad arrivare, per tutele in ambito di sicurezza sul lavoro, diritti e salario.

Nonostante sia stato inserito nello scorso rinnovo un articolato normativo sul contrasto al dumping contrattuale, che deve impegnare le aziende ad inserire nel contratto di fornitura lungo tutta la filiera l’applicazione del Ccnl sottoscritto dai sindacati maggiormente rappresentativi, i contratti pirata e il lavoro sommerso continuano ad essere una piaga del settore.

 

In attesa dunque di una regolamentazione normativa e di un controllo ispettivo capillare, continuiamo ad assistere ad irregolarità, precarietà e mancata formazione nella quotidiana e inaccettabile strage degli infortuni e dei morti sul lavoro.

©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search