Metalmeccanici: anatomia di uno sciopero - di Marco Verga

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Una piccolissima premessa. Dovrebbe essere scontato, ma talvolta non lo è: l’analisi di uno sciopero – riduttivo definirlo esclusivamente in termini di mera partecipazione – parte inesorabilmente da un proprio punto d’osservazione. Ogni punto di osservazione si caratterizza da soggettività legate non solo al numero di assemblee svolte, alla partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori (attiva o passiva), alla loro – ahimè – logistica di attuazione, e infine, ma cosa più importante, dalla piattaforma rivendicativa che si intende perseguire.

Potremmo partire da questa, non per “vivisezionarla” - rivendicando un’attualità o, come va di moda oggi, sottolineandola come una evergreen - ma per tentare di capire se la distanza tra questa, la piattaforma, e la vita materiale delle lavoratrici e lavoratori è “tanta o poca”. Non solo. Strategia sindacale vorrebbe che i temi vengano “fatti montare” all’interno dei luoghi di lavoro, creando quella “tensione ideale” che avvicina le piattaforme alle aspettative ed a un miglioramento delle proprie condizioni, soprattutto di fronte ad una geografia industriale che vede oggi, come asse portante del settore, non più il grande insediamento ma la piccola/micro industria. Quest’ultima, purtroppo, incline a giudicare le azioni sindacali relazionandole ai risultati in termini di tempo.

In ultimo, la piattaforma Fim Fiom Uilm coglie tutti gli aspetti di una rivendicazione generale - esistenziale per la tenuta di un settore in forte sofferenza - evidenziando, ancora una volta, una sorta di non strategia (o poca lungimiranza condita ad interessi diversi) da parte del governo, e, per certi aspetti, si sovrappone alle rivendicazioni di Cgil Cisl e Uil, entrando in quel particolare tutto metalmeccanico. L’alfa e l’omega, per definire se un’iniziativa di sciopero è riuscita, parte dall’analisi di tutti questi elementi.

Per quanto riguarda il contesto, il mese di giugno è stato il momento nel quale abbiamo dato un segno diverso alle priorità. Costruzione del calendario, un primo passaggio con i nostri quadri, e le assemblee. Momento di assoluta importanza, che ha dato la “spinta finale” è stato l’attivo unitario. Nei momenti assembleari svolti, non ho notato differenze di sostanza tra come io raccontavo la nostra piattaforma e come veniva raccontata dai compagni della Uilm e della Fim. Lo dico perché inizia sempre più ad apparire divergente “l’idea del sindacato nel futuro prossimo”, forse evidenziandosi maggiormente nelle Confederazioni ed in modo ancora meno apparente in categoria.

Detto questo, riprendendo le note buttate giù alla fine di ogni assemblea e cercando un minimo comune di argomenti, emergono due questioni. La prima: la continuità dell’iniziativa, declinata in modo anche “rabbioso” nei nostri confronti. Un attendismo poco compreso, un non incalzare il governo “quotidianamente”. Il chiedersi “e dopo cosa accade?”, anche qualora il governo (i ministeri interessati) dovessero convocare i sindacati. La seconda: l’aumento contrattuale. La possibilità da parte delle aziende di assorbire (già avvenuta o già annunciata), ha in molti alimentato la voglia di aderire al nostro sciopero.

Il dato invece che impensierisce fortemente è la mancanza di dibattito all’interno delle assemblee. I temi che presuppongono una conoscenza minima, per lo più vengono ascoltati per la prima volta durante le assemblee. È come se si marciasse a due velocità: quella delle vertenze aziendali – che corre velocissima – e quella dei grandi orizzonti nazionali – che fa sempre più fatica. È preoccupante per una categoria – e per un’organizzazione come la Fiom - che deve iniziare, attraverso un’analisi puntuale del contesto, ad elaborare il nuovo contratto nazionale.

A Milano lo sciopero del 7 luglio è andato bene, ed è andato bene soprattutto per il forte impegno della Fiom. Un risultato che, pur viziato dal momento, è positivo. Partiamo da questo risultato, importante per Milano e per la provincia, per dare continuità.

Rimane in fondo ad ogni giornata – sia questa caratterizzata da una vertenza o da uno sciopero - la forte consapevolezza che, malgrado tutti e tutto, la Fiom è ancora una grande organizzazione capace, malgrado tutti e tutto, di stupire!

 
 
 
 
 
 
 
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