Syriza: un futuro incerto dopo l’elezione del nuovo presidente Kasselakis - di Franco Ferrari

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Le votazioni per l’elezione del nuovo presidente di Syriza, rese necessarie a seguito delle dimissioni di Aleksis Tsipras e della sconfitta elettorale subita dal partito alle elezioni politiche, hanno portato alla vittoria a sorpresa di Stefanos Kasselakis. Il nuovo leader di Syriza, praticamente sconosciuto alla politica greca e finora senza alcun ruolo nella vita del partito, ha saputo gestire con abilità gli strumenti di comunicazione mediatica, ma i contenuti politici del suo progetto sono rimasti estremamente vaghi.

Kasselakis ha puntato alla promessa di riportare Syriza alla vittoria elettorale e quindi al governo, scalzando la destra di Nuova Democrazia del primo ministro Mitsotakis, espressione di un neoliberismo dalle forti tinte autoritarie. Si è avvalso del sostegno di quella parte del partito che ha attribuito la sconfitta elettorale al mantenimento di una linea politica ancora troppo “a sinistra”. Questo benché molte delle tesi più radicali con le quali Syriza si era imposta sulla scena politica greca, rompendo il tradizionale bipolarismo, siano state certamente ammorbidite negli anni di opposizione.

L’unico riferimento specifico all’idea di partito avanzata dal nuovo presidente nella sua campagna elettorale è stato quello di trasformare Syriza, sul modello del partito democratico statunitense, in una “big tent”, un grande tendone nel quale si possano collocare le più diverse sfumature politiche. Ma l’asse politico prevalente guarderebbe decisamente al centro, puntando su un discorso tecnocratico di efficienza e di competenza, unito ad un tocco di richiami “patriottici”. La prima visita all’estero di Kasselakis si è svolta a Cipro, dove ha incontrato la dirigenza dell’Akel, il tradizionale partito comunista dell’isola.

Formalmente Tsipras non ha preso posizione nelle elezioni interne, ma secondo alcuni osservatori avrebbe visto con favore il successo di Kasselakis contro Efi Achtsioglou, la brillante ex ministra del lavoro, che avrebbe mantenuto Syriza su un corso certamente più a sinistra. L’esito della votazione è stato determinato non solo da una spinta di una parte della base del partito a cercare la soluzione ritenuta più facile per “tornare a vincere”, ma anche dalle modalità aperte che consentivano di votare anche a chi si iscriveva al partito sul momento, pagando due euro. Una scelta compiuta da 40mila persone.

Una scelta che ha esposto il partito a movimenti di opinione superficiali, e alla maggiore capacità di utilizzo dei vari media da parte del candidato vincente. Ora le prospettive diventano particolarmente difficili. Gli appelli all’unità sono contraddetti dal desiderio di una parte dell’apparato politico di Syriza vicino a Kasselakis di liquidare senza troppe cautele le posizioni della consistente minoranza che si è raccolta attorno alla Achtsioglou.

La modalità perseguita nell’elezione del presidente ha fortemente accentuato una personalizzazione e una spettacolarizzazione del confronto politico che si erano già evidenziate con la leadership di Tsipras. Ma mentre quest’ultimo veniva da una precoce militanza giovanile (nelle file del Partito Comunista Greco, Kke) e dal contatto con i movimenti di lotta, Kasselakis si è dedicato alle sue attività imprenditoriali, ad eccezione di una fugace attività di volontario in una campagna presidenziale di Joe Biden.

Nessuno oggi è in grado di escludere una scissione. Figure significative che si sono avvicinate al partito negli anni passati danno segni evidenti di allontanamento. Una parte importante del gruppo dirigente e della base vedono l’elezione dello sconosciuto Kasselakis come un vero e proprio scippo del partito costruito con tanta fatica negli anni passati.

Ora si attende la convocazione degli organismi e a novembre, forse, una Assemblea generale che avrà il valore di un congresso. Per molti oppositori del nuovo leader sarà questa la prova definitiva per capire se esistono ancora le condizioni affinché Syriza resti la principale formazione della sinistra greca, con un radicamento nei ceti popolari e una visione critica del neoliberismo e del capitalismo in quanto tale.

L’esito della vicenda di Syriza, sulla quale oggi è difficile fare previsioni, avrà necessariamente un impatto anche sulle strutture collettive della sinistra radicale, quali il gruppo dell’europarlamento “The Left” e sul Partito della Sinistra Europea, in una fase che si presenta già particolarmente complicata.

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