Il ruolo delle leghe, la sanità, il post alluvione: le sfide dello Spi Emilia Romagna - di Ada Assirelli

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A Cervia il 17, 18 e 19 ottobre scorsi si è svolta l’annuale Assemblea delle Leghe Spi Cgil dell’Emilia Romagna. Dopo l’introduzione di Raffaele Atti, segretario generale regionale, i lavori delle tre giornate sono stati suddividi in tre sessioni: “Rinnovarsi partecipando”, “Dopo l’alluvione: la sicurezza idrogeologica nuova sfida per la Regione resistente” e “Indirizzi per la contrattazione: il ruolo delle leghe”.

La prima sessione, aperta dalla relazione di Francesco Cecere e conclusa dall’intervento di Enzo Santolini, ha posto maggiormente attenzione al ruolo delle leghe nel nostro territorio e all’importanza di essere sempre più vicini alle donne e uomini che rappresentiamo, cercando di dare sempre le prime risposte alle domande quotidiane che esprimono bisogni concreti. Importante è iniziare a porre attenzione anche a quella marea di bisogni spesso inespressi da parte della popolazione anziana.

In un periodo nel quale spesso mancano luoghi di aggregazione ma sopratutto di confronto sulle questioni politiche e sociali che più interessano gli anziani, la diffusione capillare delle leghe Spi nel territorio è determinante per mantenere vivo e sempre pronto a rinnovarsi il rapporto di fiducia con le nostre iscritte e i nostri iscritti. Ma in una crisi generalizzata dei cosiddetti “corpi intermedi” e di rappresentanza politica, diventa necessario anche per noi pensare a percorsi di rinnovamento che devono passare attraverso un rapporto sempre più stretto con le categorie degli “attivi”, cercando di intercettare le lavoratrici e i lavoratori prossimi al pensionamento per coinvolgerli nelle attività delle nostre leghe. Ho sempre pensato che questa sia la forza dello Spi: iscritti e attivisti provengono da esperienze lavorative spesso assai diverse, dall’insegnante al muratore, dalla bracciante al dirigente amministrativo, una varietà di esperienze che determinano una ricchezza inestimabile.

La terza sessione, aperta dalla relazione di Daniela Bartolotti e chiusa da Marina Balestrieri della segreteria regionale confederale, ha cercato di focalizzare l’interesse sulla contrattazione socio-sanitaria nel territorio, la contrattazione per eccellenza più vicina alle anziane e agli anziani e che ovviamente può modificarne in meglio o in peggio la quotidianità.

Ma la sessione che maggiormente ha suscitato nella platea emozioni e coinvolgimento è stata la seconda, aperta da un filmato girato in maggio nei giorni tremendi dell’alluvione e dello smottamento delle colline avvenuti nella mia Romagna. Dopo una puntuale e ben dettagliata relazione dell’ingegner Andrea Colombo, dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, che ha spiegato l’assetto idrologico del nostro paese, vi sono stati gli interventi di chi ha vissuto quella notte tragica fra il 16 e il 17 maggio.

Angosciante il racconto di una compagna che costretta in casa, al piano rialzato, impossibilitata a muoversi per l’acqua che aveva invaso la strada e il pian terreno dell’abitazione, per tutta la notte ha ascoltato le richieste di aiuto che provenivano dalle abitazioni vicine, alle quali non poteva dare risposta. Il senso di impotenza di fronte alle richieste di aiuto la segnerà indelebilmente per tutta la vita. Così come l’angoscia che la capolega di Castel Bolognese ha vissuto nell’aver perso la sua seconda casa, la sede della Cgil, una delle quattro sedi alluvionate nella provincia di Ravenna che con il suo duro lavoro, aiutata dalle compagne e dai compagni della Cgil provinciale, è riuscita a riportare alla normalità dopo una settimana.

A cinque mesi dall’alluvione resta il dramma delle persone che hanno perso tutto, compreso gli abiti che indossavano perché immersi in quell’acqua che risaliva anche dalle fognature. Ad oggi gli unici contributi ricevuti sono quelli erogati dalla Regione e dalla Protezione civile regionale. È solo di pochi giorni fa l’ordinanza firmata dal commissario straordinario, generale Figliuolo, per i rimborsi alle imprese che dovranno presentare la richiesta solo dopo il 15 novembre. Per i cittadini ancora non si sa nulla se non che sarà necessario presentare una perizia tecnica che accerti l’entità dei danni e che questi sono dovuti all’alluvione. Ma ancora non ci sono moduli e non si sa nulla.

Le altre sedi della Cgil alluvionate sono Sant’Agata sul Santerno, completamente distrutta, Solarolo e Faenza, che ha perso tutto il piano terra dove c’erano gli uffici dei servizi e dello Spi, e l’interrato con l’archivio e la sala informatica e riunioni. La forza dell’acqua ha divelto perfino gli infissi e le inferriate delle finestre. Grande la solidarietà ricevuta dalle leghe e dalle Camere del Lavoro regionali e nazionali.

 

Le tre giornate di lavoro si sono concluse con una intervista collettiva al segretario generale dello Spi, Ivan Pedretti, che ha risposto con la passione e la chiarezza che lo contraddistinguono.

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