Povertà? Una questione di famiglia - di Ivan Lembo

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Presentato il rapporto Caritas sulla povertà intergenerazionale in Lombardia.

Quante probabilità esistono per i minori cresciuti in un contesto di povertà di accedere, una volta adulti, a una vita agiata? Al contrario, quanto è forte il rischio di rimanere intrappolati in percorsi di fragilità e deprivazione e quindi in storie di povertà? A queste domande ha provato a rispondere il rapporto “Pavimenti appiccicosi. La povertà intergenerazionale in Lombardia”, promosso e curato dalla delegazione lombarda della Caritas e presentato a Milano, nella sede di Caritas Ambrosiana, lo scorso 20 ottobre.

Il rapporto è la prima declinazione regionale della ricerca nazionale “L’anello debole”, pubblicata l’anno scorso da Caritas Italiana, e si basa sull’analisi di dati ed esperienze riguardanti 1.700 beneficiari (italiani, non senza fissa dimora) dei centri di ascolto Caritas delle dieci diocesi lombarde.

Obiettivo dell’indagine, come anticipato, è stato quello di favorire il confronto tra la condizione degli assistiti e quella delle loro famiglie di origine, così da misurare il grado di mobilità intergenerazionale delle persone in stato di povertà, attraverso tre dimensioni specifiche: istruzione, condizione occupazionale, condizione economica.

I risultati dell’indagine lasciano pochi dubbi rispetto all’esistenza di una condizione di trasmissione intergenerazionale delle fragilità, che richiama quella che ormai da qualche anno la letteratura sociologica definisce “sticky grounds”, “pavimenti appiccicosi”.

Per quanto riguarda l’istruzione, i genitori degli assistiti Caritas in Lombardia si collocano su livelli formativi molto bassi: tra le madri prevale la licenza elementare, tra i padri la licenza media inferiore. Significativa anche la presenza di persone senza titolo di studio e l’incidenza di chi risulta analfabeta. Di contro la percentuale di laureati e diplomati è molto bassa. Nel passaggio tra generazioni non si registra una grande mobilità ascendente, e addirittura si segnala una mobilità discendente rispetto alla laurea.

Riguardo al lavoro, i beneficiari Caritas in Lombardia si collocano per lo più nel gruppo delle occupazioni non qualificate. Dal confronto con le occupazioni dei genitori, emerge che in Lombardia poco meno della metà degli assistiti ha sperimentato una mobilità ascendente rispetto ai padri, circa un quinto è rimasto allo stesso livello, e ben più di un terzo ha peggiorato la propria posizione. A livello nazionale, la mobilità discendente prevale su quella ascendente.

Per quanto concerne la condizione economica, ben due terzi dei beneficiari degli interventi Caritas ritengono di essersi impoveriti rispetto alla famiglia di origine, poco più di un quinto di vivere in continuità con lo standard dei propri genitori, e solo poco più del 15% di aver migliorato la propria condizione economica.

Elementi molto interessanti del rapporto Caritas emergono anche dalla dimensione qualitativa dell’indagine, basata su interviste ai beneficiari e focus group con operatori e volontari Caritas. In primo luogo, l’analisi qualitativa mette in risalto la stretta correlazione tra povertà e bassa scolarità, che risulta aver condizionato pesantemente i percorsi di vita degli intervistati, sia perché ne ha limitato l’accesso al mondo del lavoro, sia perché ha impedito loro di dotarsi di strumenti per orientarsi nella complessità contemporanea.

Altri temi che emergono sono la rilevanza della questione abitativa e il doversi fare carico, per oltre metà delle persone intervistate, di un parente o di una persona cara malata, elemento che peggiora ulteriormente le condizioni di vita e mette in evidenza l’assenza o la debolezza delle reti familiari ed extrafamiliari. Da ultimo, tra le cause che alimentano la trasmissione della povertà vi sono la sfiducia nel futuro e la convinzione che un miglioramento delle proprie condizioni di vita non sia possibile.

In conclusione, secondo il rapporto, nelle storie di deprivazione intercettate dal circuito Caritas lombardo i casi di povertà ereditaria pesano quasi per il 60%. Sei persone su dieci vivono in una condizione di precarietà economica in continuità con la propria famiglia di origine, mentre i poveri di nuova generazione sono poco più del 40%. Entrambi i dati sono allarmanti: sia la trasmissione ereditaria della povertà, sia la presenza di un crescente numero di persone che vedono peggiorare la propria condizione di vita rispetto ai genitori. Questo anche alla luce dei dati, pubblicati da Istat il 25 ottobre, che mettono in evidenza un’ulteriore crescita della povertà.

 

Siamo di fronte ad una situazione davvero preoccupante, ad un problema strutturale che nemmeno una regione avanzata come la Lombardia riesce ad attenuare, e che richiede risposte e interventi urgenti e immediati in termini di politiche redistributive e di inclusione, e di contrasto alle disuguaglianze.

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