Rigenerazione urbana: dare gambe alla contrattazione sociale territoriale - di Salvatore Costa

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A Corviale un importante convegno dello Spi nazionale.

“Ricucire, ricostruire, rigenerare: verso la città delle relazioni”. Questo il titolo di un evento nazionale promosso dallo Spi Cgil e da Nuove Ri-Generazioni, che si è svolto il 29 novembre scorso a Roma nel quartiere Corviale. Nel seminario sono stati portate ad esempio tre esperienze come la Cers (Comunità energetica rinnovabile e solidale) di San Giovanni a Teduccio, Napoli, la Cooperativa di Comunità di Camini (Calabria) ed il Pui (Piano Urban o Integrato) di Corviale a Roma.

Le esperienze dimostrano che, se si vuole combattere la grave crisi climatica, economica e sociale, come ha detto nella introduzione dei lavori Rossella Muroni, “la rigenerazione urbana è una delle strategie più concrete ed efficaci che possiamo mettere in campo. Per fare della rigenerazione dei luoghi un’occasione di creazione di benessere per le persone, bisogna adottare processi partecipativi e saper ascoltare i bisogni, dando spazio anche alle soluzioni che già oggi abitano i territori. E bisogna individuare progetti ed esperienze che sappiano trasformare in meglio i nostri centri urbani, creare nuove connessioni tra territorio e cittadini”.

I problemi delle periferie, soprattutto dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, non si risolvono solo con gli interventi che mirano alla riqualificazione edilizia e urbanistica, sebbene questi siano importantissimi perché comunque migliorano le condizioni materiali di vita degli abitanti. Ci vuole però ben altro. Ci vogliono servizi, attrezzature, attività culturali, sostegno reale alle scuole, accompagnamento delle numerose famiglie in difficoltà, sostegno agli anziani e a chi ha difficoltà di accesso ai servizi sociosanitari, ecc. Ci vuole tutto quello che rende “accessibile” il diritto alla città e all’abitare, con le sue opportunità, superando le enormi disuguaglianze che esistono.

Soprattutto, in un complessivo approccio integrato, bisogna sostenere il lavoro e l’occupazione, con particolare attenzione alle economie locali. È questo il terreno più importante di impegno. In questi quartieri quello che chiedono sempre gli abitanti e le realtà sociali sono “casa e lavoro”.

In secondo luogo, bisogna riconoscere la presenza di realtà attive sui territori come Corviale, impegnate in una grande battaglia da molti anni e dove è stata costituita da circa un anno una Cooperativa di Comunità.

Bisogna imparare a lavorare dentro i territori, con politiche strutturali di lungo periodo, con un approccio integrato, accompagnando i processi e soprattutto sostenendo le realtà impegnate nei territori, che rappresentano i veri anticorpi sociali per affrontare i grandi problemi e le grandi disuguaglianze esistenti. Questo il filo dei ragionamenti sviluppati nei lavori del seminario, con interventi dell’architetta Laura Peretti, vincitrice del bando europeo con il suo progetto “Rigenerare Corviale”, di Carlo Cellamare, professore di Urbanistica all’Università La Sapienza di Roma, e di Marco Pollastri, direttore del Centro Antartide - Università di Bologna.

Questa linea di pensiero sembra essere presente negli obiettivi del Piano Urbano Integrato di Corviale e nei ragionamenti e nelle proposte che sono maturati all’interno del Tavolo di Co-programmazione costituito dal Comune di Roma.

In questo Tavolo abbiamo portato il nostro contributo sui temi del sociale e del sociosanitario, maturato grazie alla esperienza dello sportello sociale che abbiamo aperto all’inizio di quest’anno, ed accolto con interesse dai partecipanti. Tuttavia non tutti i problemi possono trovare risposta ai tavoli di co-programmazione e, personalmente, ho sempre espresso la convinzione circa la necessità di un tavolo di confronto tra il sindacato e le istituzioni locali parallelo a quello del Pui. Ma a tale riguardo non vedo ancora niente che risponda alla fase che il territorio attraversa, e l’inerzia dello Spi comprensoriale-regionale stride fortemente con quanto si è affermato in questo seminario nazionale.

Se otto anni fa, come altre compagne e altri compagni, mi sono convinto a impegnarmi nello Spi, è stato perché si diceva che dovevamo essere sindacato nel territorio non più solo con i servizi, ma soprattutto per fare contrattazione sociale e territoriale in rete con le associazioni attive del territorio. Ancora, dopo otto anni, si continua a dire così, ma senza fare passi concreti e, sostanzialmente, restiamo ancora un sindacato che sembra accontentarsi di “protocolli d’intesa” che non risolvono niente.

Fa bene il nostro segretario nazionale Ivan Pedretti a sollecitarci, come ha fatto ancora una volta il 29 novembre in conclusione del seminario, ad essere “agitatori sociali”, ad attivarci insieme alle associazioni territoriali per il bene comune, e noi in questo senso ci muoviamo. Ma questa sollecitazione, nelle leghe, rischia di suonare come un beffardo “armiamoci e partite”.

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