Un nuovo anno di impegno e di lotta - di Giacinto Botti

Il 2024 si conferma, purtroppo, difficile per le nostre vite e le condizioni sociali di milioni di cittadini, lavoratrici e lavoratori.

Il mondo frammentato, globalizzato e interdipendente, di fronte a cambiamenti epocali deve essere governato dalla politica “alta”, da istituzioni internazionali e multilaterali democratiche, o prevarrà ancora la logica della forza delle armi, della prepotenza egemonica degli imperi.

Prima di tutto la Pace, il contrasto e il ripudio, come da Costituzione, alle guerre in atto. Guerre di potere geopolitico, di controllo delle materie prime e delle vie commerciali, che alimentano morti, odio, nazionalismi, sofferenze e distruzioni ovunque.

Fermare con l’azione diplomatica, e non con le armi, la guerra “dimenticata” nel cuore dell’Europa, in un’Ucraina devastata e con migliaia di morti, fermare l’aumento delle spese militari e l’invio di armi da parte dell’Italia. Fermare il massacro di un popolo e la distruzione di Gaza e della Cisgiordania, la crudele rappresaglia dello Stato di Israele, di un governo fondamentalista, che accomuna il popolo palestinese ai fondamentalisti di Hamas e alle loro atrocità contro donne e civili.

La guerra di Israele è un crimine contro l’umanità, con il sostegno degli Usa e la complicità dell’Unione europea. Sul massacro e la deportazione di un popolo c’è una vergognosa rimozione. Un silenzio che abbiamo percepito anche nel discorso di fine anno del Presidente della Repubblica.

È urgente affrontare le sfide del domani: governare i grandi processi in atto, la rivoluzione digitale, la crisi climatica, gli andamenti demografici, i flussi migratori, le diseguaglianze, le povertà diffuse, la disoccupazione e la precarietà di vita e di lavoro. C’è bisogno di un programma concreto, spendibile tra le persone, la classe che si deve tornare a rappresentare da parte della sinistra, con il coraggio della radicalità e la coerenza dell’azione. E l’umiltà nel riconoscere gli errori di privatizzazioni e politiche liberiste e di austerity con al centro il profitto e il mercato.

Bisogna difendere e applicare la nostra Costituzione antifascista, nei suoi valori e principi di solidarietà e giustizia sociale, eguaglianza di sesso e di ceto, per rafforzare la democrazia rappresentativa, coniugando sempre diritti sociali e civili.

La questione istituzionale è questione sociale. Il presidenzialismo e il premierato, l’autonomia differenziata, il bavaglio agli organi di controllo, alla libera stampa, la repressione del dissenso ci riguardano come militanti della Cgil e come cittadini.

La democrazia, il lavoro, l’ambiente, i diritti, la salute, la scuola devono tornare al centro del confronto politico. Nel mondo del lavoro aumentano disagio, insicurezza, precarietà. E una devastante sfiducia circola nel paese, si diffonde tra i giovani, i ceti popolari, i “perdenti” senza voce e rappresentanza. L’astensione al voto è la protesta silenziosa che rinsecchisce la democrazia e lascia spazio all’idea dell’uomo forte, alla dittatura della maggioranza senza popolo. Senza partecipazione e voglia di cambiamento non c’è speranza per il futuro di un paese invecchiato, con poche nascite, che si avvita su se stesso.

 

La Cgil sarà anche nel 2024 luogo in cui riconoscersi, strumento di lotta e partecipazione, organizzazione di massa delle lavoratrici, dei lavoratori e dei pensionati, plurale e democratica, per far vivere la speranza e l’azione consapevole per una società alternativa e più giusta. Per noi e per le future generazioni.

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