“Cosa fate voi occidentali per aiutarci veramente?” - di Milad Jubran Basir

Cosa pensano i palestinesi del pronunciamento della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja.

Entrare in contatto con la popolazione civile palestinese a Gaza o in Cisgiordania non è facile: non c’è solo un problema di funzionamento delle linee telefoniche ma anche l’aspetto umano, la paura, la diffidenza e il timore che parlando accadrà qualcosa. Dopo tanti tentativi sono riuscito entrare in contatto con un amico sfollato assieme alla sua famiglia, che preferisce non riportare il suo nome. In una conversazione precedente mi aveva informato che la sua casa è stata rasa al suolo e in questa situazione lui, come tantissimi altri, non riesce ad avere notizie di quanto accade nel mondo. Lui chiede di sapere più approfonditamente cosa ha deciso la Corte Internazionale di Giustizia, forse questo potrebbe essere un filo che restituisce un poco di speranza, in un momento in cui solo la sopravvivenza è lo scopo di tutti i giorni.

Ad un collega che esercita in Cisgiordania rivolgo la stessa domanda, e ricevo la conferma che per lui rappresenta il ripristino della onorabilità del diritto internazionale. Ha accolto con favore questa sentenza anche se non ha contemplato la decisione precauzionale per il cessate il fuoco, e la convocazione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu per prendere tutte le decisioni necessarie ad applicarla. “La responsabilità di questa mancanza è degli Usa - racconta - che impediscono qualsiasi risoluzione del Consiglio di Sicurezza in merito al cessate il fuoco e la protezione del nostro popolo a Gaza, in Cisgiordania e anche a Gerusalemme”.

Poi continua: “Vorrei rinnovare il mio ringraziamento al governo del Sudafrica. Una cosa molto importante che la sentenza contiene è che non esiste nessuno Stato al di sopra del diritto per cui, con tutto quello che possono fare gli Usa di tutela, protezione e copertura di Israele, tutto questo non durerà all’infinito, e sarà condannato. In più questa importante sentenza prepara il terreno per una fase nuova in cui il diritto internazionale sarà praticato e sarà vincolante per tutti gli Stati compreso Israele. Infine, nessuno era abituato a vedere Israele sul banco degli imputati”.

Un uomo politico dichiara di accogliere con favore la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, ringrazia il Sudafrica per il sostegno alla causa palestinese, e dichiara piena disponibilità a collaborare con il governo amico del Sudafrica per rispondere al rapporto che presenterà Israele alla Corte tra un mese, come è stato ordinato. Infine rivolge un invito ai Paesi arabi e islamici di lavorare assieme per fare pressione sugli Usa e Israele per il cessato il fuoco.

Un collega molto giovane di Gaza, che per puro caso è uscito da quell’inferno i primi giorni di ottobre ed oggi si trova in un paese arabo, mi dice che tutta la sua famiglia è a Gaza e non sa più nulla di loro. L’ordine di facilitare l’ingresso degli alimenti e dei medicinali è importantissimo, perché almeno così la gente non muore di fame. “In quanto giovane palestinese dico che la sentenza della Corte non ci ha reso giustizia e non ha adottato dei criteri giusti in merito alla nostra causa. Non vorrei pensare ad un accordo, o a un complotto regionale o internazionale, per liquidare la nostra giusta causa. La gente non crede più a certe cose, la sentenza a livello politico è molto importante, ma non ha ordinato di fermare il massacro”.

Ecco il parere di una signora molto attiva socialmente in Cisgiordania, inizialmente piena di sofferenza, dolore, ma anche rabbia: “Che importanza ha una sentenza che non mette fine a questa sofferenza?”. Poi con un lungo respiro aggiunge: “La dichiarazione di non archiviare la causa è una vittoria, la Corte ha visto e notato che di fatto c’è un genocidio in atto contro il popolo palestinese. La Corte sarà a Gaza, spero che i suoi rappresentanti possano vedere con i loro occhi come stanno massacrando il nostro popolo. La nostra aspettativa però resta l’ordine di cessate il fuoco immediato, ma noi resistiamo e i prossimi giorni ci porteranno delle buone notizie”.

Infine una dottoressa in Cisgiordania taglia corto in modo deciso, trasparente e determinato: “La gente non solo muore sotto i bombardamenti, ma anche letteralmente di fame. Nessuno sa quanti sono veramente i morti in questa assurda guerra, ma il mondo intero sa che la stragrande maggioranza sono bambini e donne. Accade tutto sotto gli occhi di tutti e nessuno fa nulla. Di fronte a questo genocidio che ci importa di questa o quella sentenza? Il mondo occidentale ci ha predicato per anni i diritti umani, la legalità, la comunità internazionale: ma sono vuoti slogan che per noi non esistono. Occorre finirla con questa ipocrisia, se Israele può fare tutto questo è perché il mondo occidentale non solo l’ha permesso, ma ha anche partecipato e quindi è complice”.

Altre persone hanno preferito non rispondere perché non davano importanza alle “chiacchiere”, di fronte alle scene raccapriccianti dei massacri di bambini. E tutti - quelli che hanno accettato di rispondere come quelli che hanno rifiutato - mi hanno posto una sola domanda: “Cosa fate voi occidentali per aiutarci veramente?”.

 

 
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