Cessate il fuoco in Palestina e in Ucraina! Il 24 febbraio mobilitazione nelle città italiane - di Sergio Bassoli

L’appello delle coalizioni Europe for Peace ed AssisiPaceGiusta, rivolto agli Stati ed ai governi, è chiaro: fermate la follia criminale delle guerre, cessate il fuoco a Gaza e in Ucraina. L’appuntamento è il prossimo sabato 24 febbraio, per una giornata nazionale di mobilitazione nelle città italiane. La data non è casuale, ma scelta per indicare che a due anni dall’invasione dell’Ucraina nulla è cambiato: serve il cessate il fuoco e mettere in campo l’azione diplomatica. Come pure a Gaza, dove si sta compiendo un crimine di guerra inaudito, inaccettabile, sotto gli occhi di una comunità internazionale che non riesce ad andare oltre a deboli e timide prese di posizione, mentre si sta consumando il più grave crimine di guerra di questo inizio di secolo.

Il contesto che abbiamo di fronte è questo: estensione dei teatri di guerra, corsa al riarmo, rischio di incidenti nucleari. Ma l’unico capo di Stato che ha il coraggio di dirlo e denunciarlo chiaramente è il Papa.

Invece, di fronte a questa spirale crescente di guerre, violenza e terrore, il governo italiano pensa ad aumentare le spese militari, smantella la legge 185 che regola il commercio delle armi a favore di imprese e banche, evoca scenari di guerra che necessitano la mobilitazione dei riservisti, ed è pronto a mobilitarsi per la prossima avventura militare, senza alcun mandato Onu e senza il passaggio in Parlamento, nel Mar Rosso.

Eppure le conseguenze e i costi di questa escalation militare e del protrarsi delle guerre colpiscono tutte le nazioni e le popolazioni del pianeta, con i tagli alla spesa sociale, l’aumento delle spese militari, la riduzione delle libertà e della democrazia, la crescita di nazionalismi, il freno alla transizione ecologica, e con le alleanze militari per blocchi di interessi nazionali. Ma tutto ciò non è ancora sufficiente per fermare questa follia criminale che ci sta portando dentro la guerra globale, con almeno otto nazioni che posseggono un proprio arsenale nucleare.

Non sono i due anni di guerra dentro l’Europa, in Ucraina, gli oltre 100 giorni di massacri nella Striscia di Gaza e l’estendersi del conflitto in tutto il Medio Oriente, che si sommano alle altre guerre dimenticate, a farci capire che questa strada, oltre ad essere illegale, è distruttiva per il pianeta e per l’umanità e che occorre fermarsi, scendere da questa macchina impazzita e cambiare radicalmente e urgentemente la politica e le relazioni tra Stati, prima che sia troppo tardi.

Possibile che non vi sia uno scatto, un’assunzione di responsabilità da parte del nostro Parlamento per schierarsi contro le guerre e chiedere all’unisono il cessate il fuoco tanto in Ucraina come a Gaza? Possibile che non sia ancora maturata la consapevolezza che schierarsi per il cessate il fuoco, per fermare la mattanza di civili e di distruzione, non significa voltare le spalle alle vittime ed ai governi amici, non significa la resa alla prepotenza e alla violenza, ma al contrario è il loro rifiuto, è la condanna della conquista di ciò che è stato conquistato od occupato violando il diritto internazionale. Significa restituire il primato alla soluzione diplomatica retta dalle Convenzioni e dalle norme internazionali, a cui tutti gli Stati riconosciuti e membri delle Nazioni Unite sono obbligati a sottostare. Questo vale per la Russia come per Israele, come per ogni organizzazione non statuale che compie atti criminali.

Ma senza una presa di posizione netta e chiara da parte degli Stati a schierarsi e ad agire con gli strumenti del diritto e della giustizia internazionale, guerre, violenze e terrore si alimenteranno sempre più, trovando giustificazione nell’assenza e nei silenzi dell’azione diplomatica.

Come non vedere in entrambi i casi che ci tormentano le coscienze, l'Ucraina e la Palestina, le cause all’origine dei quei conflitti nel mancato rispetto del diritto internazionale e della ricerca di quella che si chiama “sicurezza comune”?

Oggi l’urgenza è quella di fermare le guerre in corso e investire tutte le risorse politiche e diplomatiche per ottenere il cessate il fuoco, tanto a Gaza come in Ucraina, sostenere e promuovere in tutte le sedi istituzionali, europee ed internazionali, le iniziative di negoziato e la promozione di conferenze di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite. Subito, ora!

Solo così si può dare il segnale che si è cambiata la direzione di marcia verso la costruzione di una politica di pace, oltre l’emergenza, per un cambio radicale della nostra idea di società e di convivenza. Siamo di fronte ad un bivio e dobbiamo scegliere tra un’Europa pronta alla guerra o un’Europa costruttrice di pace e di sicurezza comune. L’Italia deve dirlo ora da che parte sta.

Lo abbiamo detto ad Assisi, lo ripeteremo nelle piazze di tutta Italia il 24 febbraio: fermate il massacro che si sta compiendo a Gaza, impegnatevi per il cessate il fuoco e per la soluzione politica in Ucraina. Basta guerre, investiamo, insieme, per la cooperazione e la sicurezza comune, costruiamo una politica di pace.

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